- La campagna elettorale è sparita dai media nazionali, i leader di governo hanno mantenuto un aspetto più sobrio e operativo, dicono.
- Fra il girone di andata e quello di ritorno del voto, c’è il disastro in Romagna. E se i vertici della maggioranza, che sono anche vertici del governo – Meloni, Salvini e Antonio Tajani – si erano impegnati in formazione compatta nelle sfide di Ancona e Brescia, stavolta il loro ruolo istituzionale li ha costretti a tenere un profilo più consono alle responsabilità di un paese preoccupato per gli sfollati e alluvionati.
- Ma l’ora della verità si avvicina soprattutto per il centrosinistra, anzi solo per il Pd che guida le coalizioni ai ballottaggi ovunque, tranne a Brindisi.
L’alluvione in Romagna ha cambiato tutto, spiegano con tono serio gli uomini vicini a Giorgia Meloni quando il discorso vira dall’emergenza alluvione ai ballottaggi di domenica e lunedì prossimi.
La campagna elettorale è sparita dai media nazionali, i leader di governo hanno mantenuto un aspetto più sobrio e operativo, dicono. Regola a cui però non si è adeguato Matteo Salvini, che ha continuato a menare contro la sinistra al governo in Emilia-Romagna fino a opporsi alla nomina di commissario alla ricostruzione per Stefano Bonaccini (ieri il leghista ha dovuto smentire, «Non abbiamo veti, pregiudizi e antipatie nei confronti di nessuno»). In ogni caso la destra partiva in vantaggio e in vantaggio resta: nelle 13 grandi città, il primo turno è finito 4 a 2. La maggioranza di governo ha confermato Imperia, Sondrio e Treviso e ha vinto a valanga a Latina. Il centrosinistra ha tenuto a Brescia e Teramo e strappato ballottaggi impossibili, come Pisa, o difficili, come Vicenza, Siena e Ancona. Per il bilancio definitivo si aspetta lunedì.
L’ora della verità
Ma, appunto, fra il girone di andata e quello di ritorno del voto, c’è il disastro in Romagna. E se i vertici della maggioranza, che sono anche vertici del governo – Meloni, Salvini e Antonio Tajani – si erano impegnati in formazione compatta nelle sfide di Ancona e Brescia, stavolta il loro ruolo istituzionale li ha costretti a tenere un profilo più consono alle responsabilità di un paese preoccupato per gli sfollati e alluvionati. Questo è lo “spin” ufficiale. Ma è così? In realtà il trio, nonostante i suddetti gravi impegni di governo, è annunciato domani pomeriggio a Catania per spingere la candidatura di Enrico Trantino. Nelle isole questo weekend si votano altri primi turni (128 in Sicilia fra cui Catania, Trapani, Siracusa e Ragusa e 39 in Sardegna).
Ma l’ora della verità si avvicina soprattutto per il centrosinistra, anzi solo per il Pd che guida le coalizioni ai ballottaggi ovunque, tranne a Brindisi. L’alluvione ha fermato la campagna elettorale della segretaria Elly Schlein che ieri, dopo i giorni di silenzio, ha fatto sapere che oggi pomeriggio sarà in Toscana: a Massa a sostegno di Romolo Enzo Ricci e a Pietrasanta (Lucca) per Lorenzo Borzonasca. Non a Siena e non Pisa, le due città governate dalla destra e passate al ballottaggio. A Siena non va «per non esagerare», viene spiegato. Lì Schlein è stata due volte, a fianco di Anna Ferretti, sostenuta da Pd e sinistra. Ferretti è seconda con il 28,7 per cento contro il 30,5 di Nicoletta Fabio, candidata della destra.
La presenza di Schlein invece non è stata richiesta a Pisa, dove il candidato delle destre Michele Conti (49,96 per cento) ha mancato per quindici voti il risultato al primo turno e va al ballottaggio con Paolo Martinelli (41,12). Competizione proibitiva. Per questo Martinelli, sostenuto anche da M5s e una lista di sinistra, ha cambiato passo: in queste due settimane ha chiesto il voto su di lui. Qui i flussi di voto hanno segnalato quasi il 10 per cento di elettori centristi passati di là; e i giornali locali hanno parlato di «effetto Schlein alla rovescia». Conclusione: niente leader nazionali per l’ultimo appello al voto. Il Pd chiude la sua campagna oggi con il segretario regionale Emiliano Fossi, Simona Bonafé e Andrea Orlando, il candidato domani farà un comizio tutto suo.
Schlein non va neanche a Vicenza, dove pure il candidato in vantaggio è il giovane dem Giacomo Possamai sostenuto anche dal Terzo Polo. Ma questa è storia nota: Possamai dall’inizio ha tenuto i leader nazionali a distanza, perché «il voto è dei vicentini», giurando ai cronisti che non si tratta di un giudizio sull’appeal elettorale di Elly Schlein. Qui, come altrove saranno le urne a decidere se è stata la scelta azzeccata.
Tutto l’opposto di Ancona, dove la partita è nazionale: la destra, con Daniele Silvetti (45 per cento al primo turno) vuole sfrattare l’amministrazione che ha candidato l’ex vicesindaca Ida Simonella (41,3) ed espugnare il capoluogo di regione mai governato dalla destra. Per allinearlo alla «filiera» della regione-laboratorio di FdI. Simonella, sostenuta anche dal Terzo Polo, non ha stretto apparentamenti. Europa verde ha dato indicazioni «per il centrosinistra».
L’area grillina potrebbe confluire: ma non è facile, visto il gelo fra M5s e Terzo polo. Schlein, invitatissima dai suoi, sarà ad Ancona domani pomeriggio. Alla voce gelo, o almeno freddo intenso, c’è anche la difficile rincorsa di Pd e M5s a Brindisi a sostegno del grillino Roberto Fusco, dietro il candidato della destra Giuseppe Marchionna. Ieri Giuseppe Conte era in città, in solitaria. Finisce così, senza cordialità, il ventilato comizio insieme a Schlein. Spiegano al Nazareno che non è mai stato un’ipotesi concreta.
© Riproduzione riservata