- Il 28 e 29 maggio ci sarà il secondo turno in sette capoluoghi e il centrodestra è in vantaggio.
- Nella coalizione FdI rimane primo partito quasi ovunque, calo di FI in molte città ed è allarme Lega in Lombardia.
- La sintesi del voto amministrativo, tuttavia, è che «l’effetto Meloni», come è stato ribattezzato dal Pd, non ci sia stato ma che, nella provincia dei mille campanili, abbiano prevalso le dinamiche locali.
Finito il weekend elettorale delle amministrative, tra Giorgia Meloni e il commento del giorno dopo ci sono già 3300 kilometri. La premier, infatti, è volata a Reykjavik, in Islanda, per il vertice del Consiglio d'Europa e la sua attenzione è tutta proiettata sugli scenari europei e internazionali.
Mentre a Roma si dibatte di «effetto Meloni» contro «effetto Schlein», la leader del centrodestra si limita a uno stringato comunicato a metà tra l’istituzionale e il politico. Da un lato fa gli auguri «a tutti i sindaci eletti nel primo turno», dall’altro offre una stringata analisi politica: «Il centrodestra conferma la sua forza di coalizione di governo, il valore della stabilità e della chiarezza di fronte agli italiani». Niente di più e niente di meno, anche se in privato Fratelli d’Italia è già proiettata verso i ballottaggi del 28 e 29 maggio. Del resto queste erano amministrative secondarie e, come ripetono tutti i commentatori di governo, non hanno alcun legame con l’attuale situazione politica viste le dinamiche specifiche che governano gli esiti elettorali nei comuni medio-piccoli.
I risultati
L’esito è quello di nessuno sfondamento, nè dal centrodestra nè dal centrosinistra. La coalizione di maggioranza ha vinto al primo turno quattro capoluoghi di provincia: Imperia con il sempreverde ex ministro e sindaco uscente Claudio Scajola; Treviso con l’uscente Mario Conte, Sondrio con Marco Scaramellini e Latina, al terzo voto nell’ultimo anno, con la vittoria a percentuale bulgara del 70 per cento di Matilde Eleonora Celentano. Il centrosinistra invece ha tenuto Brescia con Laura Castelletti e anche Teramo, con Gianguido D’Alberto.
Altri sette capoluoghi, invece, andranno al ballottaggio e il più attenzionato sarà quello di Ancona, città rossa per antonomasia che il Pd temeva persa al primo turno ma dove lo sfondamento della falange meloniana non è avvenuto, fermandosi al 45 per cento e quattro punti avanti al centrosinistra.
Anche il Veneto ha offerto una sorpresa amara per il centrodestra, con la città al ballottaggio e davanti il candidato di centrosinistra. Aperti, invece, tutti i secondi turni nelle città toscane di Massa, Pisa e Siena ma con un pronostico di favore per il centrodestra. A Pisa è arrivato a un soffio dalla vittoria e ha chiesto il riconteggio, a Massa invece FdI ha corso con un candidato autonomo rispetto a Lega e Forza Italia e ora quel 20 per cento ottenuto dal candidato solitario di Meloni riconfluirà sul sindaco uscente leghista.
A Terni, invece, andrà in scena un ballottaggio senza il Pd, tra il candidato ufficiale del centrodestra e un civico della stessa area, il patron della Ternana Stefano Bandecchi. A Brindisi, infine il centrodestra si presenterà al secondo turno dopo aver chiuso il primo con 12 punti di vantaggio sul candidato del Pd e del Movimento 5 Stelle.
La competizione interna
Pur rimanendo una coalizione solida, cementata in questa fase anche dall’esperienza di governo, nel centrodestra è sempre forte la competizione interna tra i partiti. Questo voto locale ha confermato il trend, con Fratelli d’Italia che si è attestato come primo partito e una media nei 13 capoluoghi del 14,6 per cento, fatta eccezione per Massa e Treviso, città storicamente leghista, e Brindisi dove il primo partito è Forza Italia. Segnale preoccupante per la Lega, soprattutto nelle città del nord. Nei comuni lombardi di Brescia e Sondrio e anche in Veneto a Vicenza, infatti, il partito di Matteo Salvini è stato superato da quello di Meloni. L’emergenza per la Lega riguarda soprattutto la Lombardia, dove già alle regionali è stata superata di 10 punti da FdI, e a queste amministrative aveva messo in campo entrambi i candidati sindaci, sia a Brescia che a Sondrio.
L’unico vero sussulto interno riguarda Forza Italia. Il partito è ancora in apprensione per il suo leader Silvio Berlusconi, ricoverato da più di un mese al San Raffaele e la sua ricomparsa via video in campagna elettorale non ha fatto la consueta magia elettorale. Gli azzurri hanno potuto festeggiare solo il successo a Brindisi, mentre sono scesi addirittura sotto il 5 per cento a Brescia, Sondrio, Pisa, Vicenza, Massa e Ancona. Tuttavia, come consuetudine per il coordinatore e vicepremier Antonio Tajani, la soddisfazione è per «i buoni risultati del centrodestra unito».
La sintesi del voto amministrativo, tuttavia, è che «l’effetto Meloni», come è stato ribattezzato dal Pd, non ci sia stato ma che, nella provincia dei mille campanili, abbiano prevalso le dinamiche locali. La premier infatti si è spesa in questa campagna elettorale con due passaggi nelle città più significative. Ha partecipato a un comizio ad Ancona, dove il centrodestra sperava di sfondare già al primo turno per allineare il capoluogo al vertice della Regione ma l’impresa non è riuscita, e ha chiuso parlando dal palco di Brescia, dove il centrosinistra è riuscita comunque a mantenere la città.
La linea, comunque, è quella di aspettare i ballottaggi prima di fare bilanci e la speranza per il partito della premier riguarda soprattutto Ancona e le città toscane: sottrarre altri ex avamposti rossi al centrosinistra sarebbe più che sufficiente per considerare questa tornata di amministrative un ottimo successo.
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