«Se la prossima volta non si ricordano di farmi un colpo di telefono se ne vanno affanculo». Stefano Bandecchi non è contento dell’atteggiamento dei suoi alleati dopo che la sua lista ha contribuito, con quasi duemila voti, alla vittoria in Liguria di Marco Bucci. O meglio, della coalizione di centrodestra, visto che la legge elettorale regionale prevede il voto disgiunto.

I voti assoluti del centrosinistra di Andrea Orlando sono stati infatti 269.295 contro i 271.863 dei partiti di centrodestra: effettivamente, al di là del grande consenso personale raccolto dal sindaco di Genova, a livello partitico Alternativa popolare ha fatto la differenza. E si propone di farla in misura ancora maggiore giocando in casa, alle elezioni in Umbria del prossimo 17 e 18 novembre. In regione, alle ultime europee, Bandecchi ha preso circa 9.000 voti in termini assoluti: per le regionali l’obiettivo è almeno di pareggiare quel risultato, che corrisponderebbe a poco meno del 2 per cento dei consensi.

Obiettivo 3 per cento

Il sindaco di Terni però non esclude di arrivare al 3 per cento, che corrisponderebbe a circa 15mila voti: «Siamo forti a Terni, un po’ meno nella provincia di Perugia, ma da lunedì inizio la mia campagna elettorale lì». Bandecchi non è candidato, a differenza di quanto è successo in Liguria dove correva da capolista: qualcuno mormora che la sovrapposizione con i suoi uomini sul territorio non sia completa, anche se il sindaco ci metterà lo stesso la faccia.

Resta il fatto che, ancora più che a Genova, in Umbria il sindaco potrebbe fare la differenza per il centrodestra: gli ultimi sondaggi riservati che circolano danno la presidente uscente, Donatella Tesei, e la sfidante del campo larghissimo, Stefania Proietti, quasi alla pari. Il vantaggio che viene attribuito volta per volta si misura in appena un paio di punti percentuali, lunghezze che si possono recuperare facilmente in tre settimane di campagna elettorale.

Anche se la coalizione di centrodestra tende a minimizzare il suo contributo, l’inevitabile calo della Lega, che nel 2019 ha preso quasi il 37 per cento, rischia di non essere compensato totalmente da una crescita delle altre due forze di maggioranza. Insomma, di Bandecchi c’è bisogno. «Sta in squadra e rema dalla stessa parte» dicono i partner di coalizione, anche se a malincuore.

Tenere la regione

La coalizione di centrodestra è arrivata al voto fragilissima, provata da cinque anni di una performance non brillante della presidente ricandidata, ma soprattutto da diverse fratture interne. Nella giunta Tesei FdI non è stata presente fin dall’inizio e i tentativi di pareggiare i conti, presentando candidati che poi si sono rivelati perdenti alle elezioni comunali di Terni prima e Perugia poi, hanno inasprito i rapporti già tesi.

La Lega arriva al voto dopo l’intervento del responsabile Riccardo Augusto Marchetti, che da un anno lavora su un partito che, dopo aver espugnato una roccaforte rossa come Terni, è stato sconfitto da un populista ancora più spinto come Bandecchi. Fratelli d’Italia spera di raccogliere i riflessi dell’azione di governo di Giorgia Meloni, mentre Forza Italia ambisce a migliorare la performance del 2019, quando ha preso il 5,5 per cento, con una lista piena di amministratori locali già noti, a partire dall’ex sindaco di Perugia.

Il centrosinistra, invece, dopo il capoluogo ha conquistato altre realtà più piccole come Spoleto, Montefalco e Marsciano. Nonostante i segnali positivi, però, dalla sinistra guardano al voto con preoccupazione: «Dopo Perugia siamo ottimisti, ma non è una vittoria scontata. La destra non ha mai governato in Umbria, perdere Perugia è già stato un brutto colpo, daranno tutto per non perdere anche la regione». E per raggiungere questo obiettivo va bene tutto, anche coinvolgere Bandecchi, che però non si sente sufficientemente apprezzato dai suoi nuovi amici.

Il 14 il sindaco sarà alla chiusura della campagna elettorale, com'è stato all’apertura della corsa a Bastia Umbra e alla chiusura di Genova, ma vorrebbe presto un riconoscimento del suo contributo alla vittoria ligure. «Non ho ricevuto una telefonata né una pacca sulla spalla, non ho visto nessuno che solidarizza con me, sono stato considerato zero», dice. Insomma, fare anche stavolta il lavoro sporco senza nessuna riconoscenza potrebbe avere conseguenze inattese: «Ricordo che sono uno del centro-centro e che devono riflettere con attenzione perché a me essere trattato sempre come un coglione mi fa un po’ incazzare» continua il sindaco. Tradotto: se i dem lo cercassero – per ora la segretaria Schlein lo esclude – non esiterebbe a dire di sì, visti i rapporti con la destra. «Con il Pd starei tranquillamente alleato, nasce da una costola della Democrazia cristiana, credo sia un’alleanza quasi naturale. Anzi, in Europa Partito popolare e Pd governano da alleati». A meno che a palazzo Chigi qualcuno non alzi presto il telefono.

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