Il governatore uscente mantiene la guida della regione con oltre il 50 per cento dei consensi. Ma al voto va meno di un elettore su due. Picerno (Pd): «Abbiamo fatto errori»
Il voto in Basilicata non ha riservato sorprese: Vito Bardi, ex generale ed esponente di Forza Italia, è stato confermato alla guida della regione per altri cinque anni. Bassissima l’affluenza alle urne, al 49,8 per cento e con meno di un elettore su due che è andato a votare.
La vittoria di Bardi ha confermato il buon trend di Forza Italia – utile anche in vista delle elezioni europee – ma anche la bontà della scelta della coalizione di centrodestra di ripristinare quasi in automatico la candidatura dei presidenti di regione uscenti dopo il primo mandato.
Lo scrutinio si è protratto in serata, ma il risultato si è mostrato subito solido in favore dell’azzurro, che era sostenuto anche dalla lista di Azione. Quando ancora non si sono finiti di contare i voti, Bardi è avanti con un solido 57 per cento contro il 42 dello sfidante Piero Marrese. Appaiati i partiti di centrodestra, con Fratelli d’Italia davanti, seguita da Forza Italia, Azione di Carlo Calenda e la Lega. Sfida invece per il primo partito in regione tra FdI e Pd.
Il centrodestra
In realtà, la partita lucana ha avuto molto meno riverbero nazionale rispetto ad Abruzzo e Sardegna: sia per le piccole dimensioni della regione che per l’esito dato sostanzialmente per scontato. Complice della netta vittoria del centrodestra è stata anche l’indecisione del Pd e del Movimento 5 Stelle sul nome del candidato, con la candidatura dell’oculista Domenico Lacerenza durata meno di quarantotto ore e poi ritirata per poi arrivare a Piero Marrese. A pesare sulla coalizione di centrosinistra, infatti, sono stati i tentennamenti e le minacce di rottura tra i dem e i Cinque stelle, che non hanno reso per nulla semplice l’inseguimento al governatore uscente. «Dobbiamo riconoscere di essere arrivati al voto dopo aver commesso errori, che hanno condizionato il risultato», ha detto l’europarlamentare dem Pina Picierno, ricandidata in circoscrizione Sud alle prossime europee, «nel cosiddetto campo largo e nel rapporto con il M5S è necessario stabilire alcune regole che devono valere sempre, perchè altrimenti si rischia confusione».
La piazza lucana, invece, è buon palcoscenico per il segretario di FI, Antonio Tajani, che nel fine settimana ha annunciato la sua candidatura alle europee di giugno. Tajani correrà in tutte le circoscrizioni tranne le isole, dove invece capolista sarà l’ex magistrata Caterina Chinnici (ex eurodeputata dem transitata con gli azzurri). «E’ svanita ogni ipotesi di scioglimento, non solo nei sondaggi, ma anche nei risultati», ha detto Tajani, parlando di un partito che «gode di buona salute» e punta al «10 per cento alle elezioni europee».
Sul fronte della Lega, invece, l’attesa è per la prima presentazione del libro di Matteo Salvini, prevista per il 25 aprile a Milano: data e luogo non casuali, con l’obiettivo di catalizzare il più possibile l’attenzione. Salvini, infatti, ha promesso che quel giorno ci saranno novità. Dentro la Lega si aspetta di capire se davvero sia maturata la candidatura del generale Roberto Vannacci, osteggiata da territori e da una parte della dirigenza quando voluta dal segretario. Fonti interne al centrodestra parlano di una frenata delle quotazioni del militare scrittore, anche se c’è ancora qualche giorno di tempo per ragionarci. Le liste, infatti, devono essere presentate entro il 1 maggio. Quasi certa, infine, è anche la candidatura della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che però scioglierà la riserva il 28 aprile a Pescara.
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