- Uno dei nomi più evocati nelle ultime ore sia per palazzo Chigi che per il Quirinale è quello di Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti.
- Il curriculum dell’ex segretario generale vicinissima a Di Maio è prova sufficiente della sua competenza sopra la media, ma Belloni è stata brava a coltivare i propri rapporti con tutto l’establishment italiano.
- Il fatto di non essere legata a nessun partito potrebbe rappresentare un limite per la sua elezione: tutto l’arco parlamentare la stima, ma si discute dell’opportunità di mandarla a palazzo Chigi e di come possa accoglierla il paese da presidente della Repubblica.
Uno dei nomi più evocati negli ultimi giorni è quello di Elisabetta Belloni. La direttrice generale del Dis, il dipartimento dei servizi segreti, è stata chiamata in causa come riserva della repubblica anche in passato, quando si cercava per esempio un profilo autorevole alla guida di un governo tecnico.
Per curriculum e relazioni, Belloni non è seconda a nessuno: laureata con lode in Scienze politiche alla Luiss, ha iniziato la carriera diplomatica nel 1985, presso la direzione generale affari politici. Seguono alcuni soggiorni a Vienna in diverse vesti, l’ultimo, dal 1993 al 1996, come primo segretario alla rappresentanza diplomatica presso le organizzazioni internazionali. Poi, fino al 1999, si è spostata all’ambasciata di Bratislava.
Nel 1999 è rientrata a Roma presso l’ufficio Russia della direzione affari politici. Di qui, di incarico in incarico, è passata dalla direzione per i paesi dell’Europa e dall’Ufficio per i paesi dell’Europa centrorientale.
Il vero passo avanti arriva con l’incarico di caposegreteria del sottosegretario e coordinatore di Forza Italia Roberto Antonione nel Berlusconi III: da lì nel 2004 è stata scelta come capo dell’unità di crisi dall’allora ministro degli Esteri (e oggi “quirinabile”) Franco Frattini.
Nella Farnesina sono pochi i gli ambasciatori che hanno fatto carriera rimanendo a Roma: oltre a lei viene spesso citato Giampiero Massolo, a sua volta ex segretario generale della Farnesina e capo del Dis.
Dopo gli incarichi a Vienna e Bratislava Belloni non ha avuto più ruoli fissi all’estero. Dal 2008 al 2012 è stata direttore generale per la cooperazione allo sviluppo, poi fino al 2015 direttore generale per le risorse e l’innovazione.
Nel 2014 è stata promossa ambasciatore di grado senza aver mai retto un’ambasciata: nel 2015 viene nominata capo di gabinetto di Paolo Gentiloni. Dal 2016 è segretario generale della Farnesina.
I rapporti personali
Oltre a quello che dice il suo curriculum, parla l’ottima rete di conoscenze della diplomatica che ha preso il posto di Gennaro Vecchione a capo dei servizi segreti. Primo fra tutti, il rapporto privilegiato che coltiva con Mario Draghi: entrambi hanno frequentato il liceo Massimo, la famosa scuola paritaria dei Gesuiti che ha visto crescere anche altri volti della politica italiana, come l’ex ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Dall’epoca hanno contatti continui e non è un caso che Draghi abbia scelto lei per il Dis.
Ma Belloni ha evitato di concentrarsi esclusivamente sulla diplomazia e ha ottimi rapporti anche con il resto delle istituzioni, prime fra tutte le forze armate: ne frequenta i dirigenti fin dai tempi dell’unità di crisi, e i legami si sono rafforzati nel tempo.
A parole, tutto l’arco parlamentare la stima. Un’altra qualità di Belloni è infatti la capacità di restare neutrale rispetto a politica e schieramenti diplomatici: oltre ad aver sempre rivendicato la propria indipendenza politica, l’ambasciatrice è anche riuscita a stare ai margini degli scontri fra correnti interne alla Farnesina.
Le prospettive
In anni recenti Belloni ha anche creato un ottimo rapporto con Luigi Di Maio: lei e Sequi sono stati i principali punti di riferimento della crescita professionale dell’ex capo politico Cinque stelle in ambito diplomatico. Anche per questo i giudizi dei grandi elettori del Movimento su di lei sono positivi, anche se il ministro degli Esteri per il Quirinale spinge ancora per una soluzione più politica.
Certo, bisognerà vedere se e in che ruolo la figura di Belloni entrerà nel gioco del Quirinale. Attualmente, una delle ipotesi più discusse è che possa prendere il posto di Draghi a palazzo Chigi in caso di elezione del capo del governo al Colle: una scelta che implicherebbe un problema di opportunità di far ricoprire al direttore dei servizi segreti un ruolo esecutivo.
Nel caso in cui invece il nome di Belloni dovesse tornare nelle trattative dei partiti per il Quirinale, il pregio di essere formalmente libera dalle affiliazioni politiche è in questo momento anche il suo grande limite. Gli altri nomi che circolano in queste ore, anche i più improbabili, sono per tutti gli schieramenti carichi di significato, mentre Belloni è apprezzata dagli addetti ai lavori, e pressoché sconosciuta per gli elettori.
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