Goffredo Bettini, la polemica fra Renzi e Conte in piena campagna elettorale ligure mette a rischio la corsa di Orlando?

La mia opinione è che serve un soggetto democratico e liberale che allarghi i consensi del centrosinistra. Per costruirlo, iniziare da Renzi, è un errore politico. Posso fare una proposta? Smettiamola di parlarne. È ridicolo dargli un’importanza che non ha. Ed è autolesionista concentrarsi su una questione marginale, che si è dimostrata così divisiva. Ben altre prove ci sono di fronte. La guerra alle porte di casa. L’Europa scomparsa. Meloni che vuole spacchettare l’Italia. La sanità pubblica a pezzi. Le fasce della popolazione povera senza reddito di cittadinanza e con meno servizi e stato sociale. I lavoratori sfruttati e senza un salario minimo. La produzione industriale che arranca. Le tasse che aumentano, insieme all’evasione. Un clima illiberale che tacita il dissenso. Basta per capire che è l’ora di smetterla con il politicismo astratto e un confronto fra stati maggiori, pompato solo da una dimensione mediatica e virtuale?

Che però mette a rischio il centrosinistra in Liguria?

Orlando non subirà alcun danno. Sono fiducioso perché, al di là delle sigle che lo sostengono, ha svolto una campagna elettorale aperta, inclusiva, concreta. Ha saputo parlare a tutti i liguri della loro vita e del loro futuro. Perché è un uomo di sinistra che sa governare, ascoltare e ragionare, valorizzando le energie disponibili. Ama la sua terra, con il suo popolo tradizionale e le sue punte più innovative che guardano al mondo. Certo, dall’altra parte c’è un sistema di “convenienze”, chiamiamole così, esteso, capillare e ben presente anche dopo la fuoriuscita di Toti. Un blocco di destra che soffoca la società. La partita si gioca sulla capacità degli elettori di vedere bene questo “cappio” che si è stretto sulle loro vite.

Fa bene Conte a mettere veti sulla presenza di Iv nelle alleanze?

Conte sta combattendo contro una linea antiunitaria cui dà voce Grillo; nostalgica del passato, quando M5s si definiva «né di destra, né di sinistra». Ha bisogno di una certa libertà, di uno spazio politico, per riproporre valori fondativi del movimento. Non va pressato. Né richiamato all’ordine, tanto più nel momento in cui ribadisce di stare nel campo progressista, di sostenere alle regionali tutti i candidati che non ha contribuito a determinare, di combattere con la sinistra contro l’autonomia differenziata e il premierato, a favore del salario minimo, del reddito di cittadinanza e della chiusura della forbice sociale che umilia la maggioranza degli italiani. Andiamo avanti, esaltando le convergenze. Ricordando che nel centrodestra è in corso una sorta di guerra civile.

C’è un “disegno” fra Renzi e Schlein, come sostiene Renzi, o il centrosinistra per chiarirsi dovrebbe riunire un tavolo?

I tavoli, se proprio li dobbiamo fare, serviranno all’ultimo. Ora non è il momento. Allarghiamo le “maglie”. Ognuno si rivolga all’elettorato che può smuovere. Agiamo insieme in mezzo al popolo. Manteniamo una prospettiva unitaria. Rispettiamoci e parliamoci. Questa è la strada: inchiavardarci oggi in formule stringenti ci paralizzerebbe in schermaglie burocratiche e astratte. È nel gorgo degli avvenimenti che si determinerà il quadro finale. Finale e obbligato, perché solo insieme si vince.

C’è, al fondo della polemica fra M5s e Iv, il tema della premiership del centrosinistra?

Parlare di ciò in questo momento è immaturo e velleitario. L’ha chiarito Schlein. Il Pd non ha concordato disegni o siglato patti segreti. Sa che le dico? In mezzo alla tempesta nella quale ci troviamo, perdere energie mentali per almanaccare ognuno sul proprio futuro personale lo considero immorale.

Schlein preferisce non intervenire. Così rischia di non esercitare la leadership nell’alleanza?

Schlein fa benissimo a non alimentare polemiche. Si concentra sulle condizioni del Paese. Questo è il suo dovere. Le polemiche cadranno da sole se sapremo incidere sul corso degli avvenimenti.

C’è un tema sul “centro”: se Calenda e Renzi sono incompatibili, chi può unire quest’area?

C’è una quantità di grandi personalità giovani e meno giovani pronte a entrare in azione. Ci sono “padri nobili” disponibili a aiutare un processo ampio. Non demordo, per esempio, sulla disponibilità di Francesco Rutelli. Non comincerei dalle nomenclature, ma dalla passione, le idee, l’orgoglio di una tradizione liberale e democratica che nel passato è stata interpretata mirabilmente da un uomo come Ugo La Malfa. C’è un pezzo d’Italia democratica e moderata che non ha voglia di stare con gli ex fascisti. La lasciamo disperdere in tanti rivoli o proviamo a unirla attorno a un progetto di riscatto repubblicano?

Beppe Sala, che si offre per il ruolo, tanto per cominciare chiede la presidenza dell’Anci per il Nord, contro il sindaco di Napoli.

Stimo Sala e sono sorpreso dalle sue affermazioni. Proprio di fronte all’autonomia differenziata occorre includere il Mezzogiorno. Le figure apicali delle altre associazioni degli enti locali sono tutte del Nord. E poi c’è una questione di merito. Manfredi è una eccellenza. Per equilibrio, civiltà dei comportamenti, capacità di dialogo, abilità amministrativa e livello culturale. Dio sa quanto ha bisogno il Paese di gente come lui.

È fantapolitica un’intesa con Forza Italia?

Sì. Non facciamo come al solito che, di fronte alle prime difficoltà, buttiamo la palla in tribuna e rompiamo le righe. FI sta a destra e, nonostante tutto, intende rimanerci. Noi siamo dall’altra parte.

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