Non può esserci peggior momento storico in cui decidere di gettare milioni di persone, attualmente “protette” dal mercato tutelato, nel mercato libero, in una fase congiunturale drammatica, specialmente per il potere di acquisto delle famiglie, mai così basso
Senza alcun dubbio, per il mondo dell’energia il 2022 è stato un anno sconvolgente.
Imprese e cittadini hanno visto le loro bollette schizzare a livelli inimmaginabili, principalmente a causa dell’impennata dei prezzi di acquisto all’ingrosso del gas, sul principale mercato di riferimento in Europa, il Ttf.
Nell’anno in cui l’Italia, assieme all’Europa, ha deciso di liberarsi dalla dipendenza dal gas di Putin, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, ancora una volta abbiamo assistito alla fragilità di un sistema economico legato mani e piedi a mercati sui quali non è minimamente in grado di incidere: quelli del gas e, più in generale, delle fonti fossili.
Se la transizione energetica verso un modello a trazione rinnovabile (legandoci a sole, vento, acqua, biomassa e geotermia si, che potremmo essere davvero “sovrani”) non si fosse drasticamente interrotta dodici anni fa, dopo un inizio peraltro balbettante, avremmo potuto affrontare la crisi in maniera del tutto diversa.
Ma la lezione che avremmo potuto imparare già con la crisi del petrolio del 1973 non si impara mai; tanto che, più comprensibilmente il governo Draghi a fronte dell’emergenza, ma soprattutto il governo Meloni in una fase che avrebbe potuto essere diversa, ha impostato la sua politica energetica accelerando la ricerca di nuovi fornitori di gas, piuttosto che strutturando una strategia rigorosa e seria per la liberazione definitiva da questo tipo di dipendenza.
Mercati instabili
Le nuove forniture gas arrivano, attualmente, in buona parte via mare e portano con sé il bisogno di infrastrutture dedicate, in grado di gestire il ciclo di liquefazione - trasporto - rigassificazione che ha almeno due ordini di problemi: innanzitutto eleva i costi della materia prima, e, in secondo luogo, viene acquistato su mercati ancora meno stabili, con maggiore volatilità e imprevedibilità dei prezzi di acquisto all’ingrosso. La situazione descritta non potrà altro che riverberare immediatamente sulle bollette di luce e gas dei cittadini che si prevede continuino a oscillare spaventosamente.
Non può esserci peggior momento storico in cui decidere di gettare milioni di persone, attualmente “protette” dal mercato tutelato, nel mercato libero, in una fase congiunturale drammatica, specialmente per il potere di acquisto delle famiglie, mai così basso.
Dopo gli allarmi lanciati dall’agenzia dei regolatori europea ACER sui prezzi dell’energia in Italia più alti che nel resto di Europa, dopo la pubblicazione dei dati Eurostat, che certificano un esborso fuori dalle logiche di rientro della crisi degli altri Paesi, dopo tutti gli indici commerciali che segnalano che i contratti sul libero mercato continuano ad essere in larghissima misura non convenienti rispetto all’attuale mercato tutelato, la necessità di prorogarlo è cruciale.
Come Pd, dal parlamento, dai giornali, da ogni sede possibile lo diciamo da mesi.
E via via il nostro allarme è stato raccolto da tutte le forze parlamentari e segnalato da più parti, compresa la maggioranza con esponenti di primo piano come Fabio Rampelli e Alberto Bagnai.
Ipotesi pasticciate
Nonostante questo, il ministro Pichetto Fratin ha manifestato diversi ripensamenti, formulando ipotesi pasticciate che avrebbero il solo fine di far cadere la scure del caro bollette dopo le elezioni europee, per poi lavarsene le mani nascondendosi dietro l’inserimento della fine della maggior tutela come impegno nel Pnrr dal governo Draghi nel 2021.
Da allora però è cambiato il mondo, con un 2022 totalmente fuori da ogni scala e da ogni previsione.
Il governo ha usato questa scusa, ma non ha mai portato al tavolo con l'Europa questa questione. Eppure hanno cambiato tantissimo nel Pnrr, ma di questo, con tutta evidenza, non si sono occupati. E oggi bloccano la proroga usando il Pnrr come foglia di fico.
L’urgenza è segnalata anche dalle audizioni fatte in decima Commissione alla Camera da Istat e Arera, al termine delle quali il presidente Alberto Gusmeroli ha chiesto di avere informazioni aggiuntive, segno che tanta chiarezza ancora non c'è.
Il ripensamento di Salvini, arrivato dopo la nostra conferenza stampa, sembra aprire uno spiraglio.
Siamo ancora in tempo.
Che il governo ci ripensi e ritiri la tassa Meloni sull’energia. A vantaggio di tutte e tutti.
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