Il leader dei Verdi: «Spettacolo penoso, se le primarie non piacciono al presidente M5s, è chiaro che le inchieste non c’entrano. Pensando alle europee consegnano i comuni alla destra. A Bari Laforgia ci ripensi. Ma Emiliano si interroghi»
Angelo Bonelli (portavoce dei Verdi, ndr), il centrosinistra sta esplodendo?
Il centrosinistra non può esplodere perché fino ad oggi non esiste. Il punto è che continuando così consegneremo il paese per i prossimi anni alla destra, peraltro abbiamo davanti a noi una riforma presidenziale. Continuiamo così, facciamoci del male: erano le parole di Nanni Moretti nel film Bianca. Oggi sono tristemente attuali. Di fronte ad una destra che demolisce le politiche sul clima, che favorisce banche e lobby energiche, non tassa gli extraprofitti e aumenta così la povertà sociale, lo spettacolo a cui gli italiani stanno assistendo è penoso.
Ha ragione Giuseppe Conte a brandire la questione morale contro il Pd?
La questione morale riguarda tutto il sistema politico, ma non condivido quello che sta facendo Conte: se accetti di fare le primarie non puoi cambiare idea e poi proporre poi al Pd di sostenere uno dei candidati delle primarie perché il Pd è più attrezzato a vincerle. Allora avrebbe dovuto dichiarare l’indisponibilità a farle sin dall’inizio. Così si distrugge e basta. E anche questa modalità riguarda la morale in politica. Leggo che Michele Laforgia (il candidato M5s e Si a Bari, ndr) dopo la disponibilità di Vito Leccese (il candidato di Pd e Verdi, ndr) a fare un passo indietro per trovare un terzo nome, ritiene di andare avanti con la sua candidatura: è un comportamento per nulla responsabile. Lo invito a riflettere sulle conseguenze di questo suo irrigidimento sul futuro di Bari.
Lo strappo barese è uno strappo nazionale?
Sono molto preoccupato. Vedo in Conte una logica che punta alla massimizzazione elettorale in vista delle europee, per giocare la leadership per la guida dell’alleanza. Ma non capisce che così sta terremotando i territori. Aumenterà l’astensionismo e disorienterà molti cittadini. È intollerabile che non si riesca a capire che la situazione è grave e che serve trovare insieme un minimo comun denominatore per essere uniti. Quello che è successo a Bari è grave anche per questo.
Pd e M5s hanno una relazione tossica?
Ad essere tossica è la gara a chi prende più voti alle europee, senza curarsi del fatto che noi nel frattempo abbiamo migliaia di comuni che vanno al voto. Ed è nei comuni che si incide nella vita quotidiana dei cittadini. Noi di Alleanza verdi sinistra vogliamo svolgere il ruolo di cerniera. Ma in questa fase è davvero complicato.
Voi cerniera? Ma a Bari i Verdi sostengono Leccese, Sinistra italiana Laforgia.
Conosco Leccese da una vita, è stato dieci anni parlamentare dei Verdi, è una persona specchiata, la personalità migliore per continuare la buona amministrazione di questi anni. Nicola Fratoianni pensa altrettanto di Laforgia. Abbiamo deciso che, visto che c’erano le primarie, la scelta l’avrebbero fatta democraticamente gli elettori. Certo lo strappo di Conte cambia tutto. Adesso sia io che Nicola riteniamo che i candidati debbono fare un passo indietro e scegliere un nome terzo e unitario. È l’unica strada possibile.
Ma per ora Laforgia dice no. Quindi lei e Fratoianni a Bari sarete divisi e avversari?
Non ne sono sicuro. Sono sicuro che Si non potrà non considerare che l’irrigidimento è solo da una parte. L’unità deve essere perseguita in maniera coerente.
Ma Conte è un alleato affidabile?
M5s è una realtà politica significativa che va aiutata a stare dentro a un’alleanza. Ha governato con Salvini, poi sono passati a sinistra, ma ancora oggi hanno difficoltà a trovare un posizionamento nel “campo giusto”, come lo chiama Conte. Ma non vedo alternative all’alleanza.
Conte a Bari ha deciso da solo?
Non lo so. Ma è stato lui ad aver convocato una conferenza stampa. Io e Nicola Fratoianni lo abbiamo appreso dalle agenzie. Non è un modo di procedere corretto dopo che si è costruita un’alleanza per le primarie.
Peraltro M5s sostiene la giunta pugliese, dov’era l’assessora indagata.
Intanto noi in quella giunta non ci siamo. E comunque: l’inchiesta non ha toccato il comune di Bari. Certo spero che l’autorità giudiziaria vada fino in fondo, il voto di scambio e il trasformismo sono pratiche drammaticamente diffuse: nel 2012 ho corso per il comune di Taranto, bastava girare nei quartieri, Tamburi, Paolo VI, si intuiva che giravano pacchi alimentari e soldi. Ma le inchieste non bastano. La politica deve espellere questo malcostume, che è connesso con la criminalità organizzata.
Anche lei ce l’ha con il “trasformismo” nella regione Puglia?
È un problema serio. Nella giunta regionale c’è un assessore alla sanità, Rocco Palese, ex Fi, che è stato il candidato presidente del centrodestra. Nella maggioranza di Emiliano sono state accolte liste civiche storicamente di destra che in realtà sono sono blocchi di potere. La domanda è: siamo nati per diventare blocchi di potere a prescindere dai valori, o per costruire un cambiamento? Quando accetti le transumanze da uno schieramento all’altro, il comun denominatore qual è, se non l’interesse? A questo va posta la parola fine. E il primo che si deve interrogare è il presidente Emiliano.
Portare dalla propria parte personalità e voti dalla destra è in sé un crimine?
La transumanza dei potentati locali ha evidentemente altri fini. E se ci si piega a queste logiche, la politica è finita e si ammazza il voto di opinione.
La destra garantista scommette sulle indagini per provare a vincere a Bari e in Puglia?
Vedo un ipergarantista come il viceministro Sisto piegarsi a questa logica. La destra usa persino gli organismi dello Sato per un tornaconto elettorale. La commissione Antimafia viene utilizzata per colpire le opposizioni. Il Viminale accelera i temi della commissione di accesso al comune di Bari. Un anno fa ho scritto a Piantedosi per chiedergli di avviare una commissione di accesso su Acireale: c’era un’informativa della squadra mobile di Catania che indicava l’allora candidato sindaco come legato ad alcuni clan mafiosi. La prefettura mi ha risposto che non c’erano gli estremi. Ma mi ha risposto tre mesi dopo l’elezione. Con Bari Piantedosi invece ha fatto prestissimo, nonostante la procura abbia assicurato che non ci sono infiltrazioni in comune: il ministro ha usato una pericolosa discrezionalità. E quando si subordina la lotta alla mafia a queste logiche, si fa un gran favore alla criminalità organizzata.
E intanto il centrosinistra litiga.
La destra è unita in nome del potere, si tiene Santanchè e Delmastro, nonostante la prima sia indagata per reati gravissimi, e l’altro sia rinviato a giudizio. Da quest’altra parte manca responsabilità ed equilibrio. E non sono convinto che dopo le europee le cose andranno meglio. Manca una proposta politica di cambiamento che parli al cuore dei cittadini in una fase di profonda crisi sociale. Giorgia Meloni sta mettendo in ginocchio la sanità pubblica, in Lombardia si è aperto il primo pronto soccorso privato. Il centrosinistra ha il dovere di trovare un programma comune.
Vi manca un federatore, un capoclasse?
Ma non può calare dall’alto. Dunque prima bisogna trovare un programma. Poi il federatore verrà: da un’indicazione ampia dell’elettorato, possono essere primarie, o può essere una figura del partito che ha più voti. Anche su questo un metodo bisognerà darselo.
I Cinque stelle hanno chiesto di entrare nei Verdi europei. Lei non era favorevole. Dopo le europee ci riproveranno?
Non so, non dipende da me, ma dal gruppo parlamentare. Vedremo dopo le europee. Mi sta chiedendo se ridirò quel no? No, non è detto che lo ridirò. Ma il mio non è un sì a prescindere. Se M5s fosse dentro un’alleanza di centrosinistra per battere la destra, sarei pronto a discuterne.
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