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Una manciata di deputati al centro dell’emiciclo, una serie di cartelli con lo slogan “No Green pass” e il presidente di turno della Camera, Fabio Rampelli, costretto a sospendere la seduta in cui l’aula discute l’ultimo decreto Covid che contiene, appunto, il provvedimento sull’obbligo del certificato vaccinale dal 6 agosto.
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A lanciare una sorta di sit-in alla Camera sono stati alcuni deputati di Fratelli d’Italia, contrari al decreto voluto dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e che per questo motivo avevano presentato alcune pregiudiziali di costituzionalità.
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Alla fine, l'aula ha respinto la questione pregiudiziale presentata dal partito di Giorgia Meloni. Ma il vero messaggio che esce da Montecitorio è che le istanze dei “no-pass” trovano così piena legittimazione.
Una manciata di deputati al centro dell’emiciclo, una serie di cartelli con lo slogan “No Green pass” e il presidente di turno della Camera, Fabio Rampelli, costretto a sospendere la seduta in cui l’aula discute l’ultimo decreto Covid che contiene, appunto, il provvedimento sull’obbligo del certificato vaccinale a partire dal 6 agosto. A lanciare una sorta di sit-in alla Camera sono stati alcuni deputati di Fratelli d’Italia, contrari al decreto voluto dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e che per questo motivo avevano presentato alcune pregiudiziali di costituzionalità.
Alla fine, l'aula ha respinto la questione pregiudiziale presentata dal partito di Giorgia Meloni. Dopo qualche momento di tensione di troppo, soprattutto quando alcuni deputati del Pd che hanno attaccato i colleghi urlando «vergogna». E dopo un poco amichevole scambio tra l’ex ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e il deputato di Fdi Salvatore Deidda: «Irresponsabili», gridava lei. «Sei pazza», la risposta.
Tuttavia, il vero messaggio che esce da Montecitorio non è tanto il tentativo, naufragato, di Fratelli d’Italia di fermare il decreto con le pregiudiziali. Ciò che emerge è che le istanze dei “no-pass” che tra sabato 24 e martedì 27 luglio sono scesi in piazza a Roma per protestare contro la nuova misura dell’esecutivo trovano così piena legittimazione.
Non solo estrema destra
Risalgono ad aprile scorso le prime manifestazioni di piazza contro i provvedimenti del governo. A organizzarli sempre il movimento Ioapro, fondato da un gruppo di facoltosi imprenditori titolari di vari ristoranti che in quel periodo chiamavano i loro colleghi ristoratori in piazza dopo aver incitato alle riaperture in violazione alle normativa anti Covid-19. Per le strade delle principali città italiane si erano riversate quindi migliaia di persone, senza mascherine o altri tipi di protezione. C’era persino una sorta di Jake Angeli italiano, lo sciamano vestito con corna e pelliccia che ha preso d’assalto le istituzioni di Capitol Hill negli Stati Uniti a gennaio scorso. Quasi a sottolineare le analogie con il delirante attacco al Congresso americano.
In prima fila anche i fascisti del terzo millennio, i militanti di Casapound, guidati da Luca Marsella. Ma i legami di Ioapro vanno oltre l’estrema destra. Fin dal giorno zero, il movimento ha ricevuto infatti la benedizione di Matteo Salvini e della Lega che non ha fatto mancare pubblicità social alle varie iniziative, mentre durante le manifestazioni di aprile hanno sfilato in strada anche meloniani come Paolo Bianchini, presidente nazionale Mio (Movimento imprese e ospitalità) Italia, aderente a Federturismo Confindustria. Ex capogruppo e consigliere comunale al comune di Viterbo, Bianchini si era dimesso dal suo ruolo, parole sue, «per non sporcare con il mio impegno in prima linea nel movimento né Giorgia, né Fdi».
Anche le recenti manifestazioni contro il Green pass hanno visto la presenza massiccia dei partiti di estrema destra. C’era Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, condannato a 5 anni in primo grado per le aggressioni ai giornalisti e più volte sottoposto a sorveglianza speciale dalla polizia. C’erano poi una serie di organizzazioni legate a doppio filo con la destra (su tutte la World wide demonstration, anche chiamata World wide rally for freedom, il raduno mondiale per la libertà), mentre su Telegram una rodata macchina del negazionismo assoldava partecipanti al grido di «basta dittatura» e, soprattutto, «no al Green pass».
Slogan, questi, che nel pomeriggio di giovedì sono stati messi in bella mostra alla Camera dei deputati. Con un tempismo quanto meno discutibile, visto che solo qualche ora prima – nella notte – una manifestazione dei no-vax è arrivata fino a sotto casa del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, tra l’altro non presente in casa a differenza della famiglia. «Siete degli squadristi, vergogna. La libertà non sapete nemmeno cosa sia. Vaccinarsi è un dovere civico e morale, come ha detto anche il presidente Mattarella. Non sarà difficile individuare i responsabili, perché i social sono pieni di foto e video. Il capo del movimento Ioapro ha pubblicato storie su Instagram, girate davanti il portone di casa mia», ha denunciato il primo cittadino.
Il corteo sotto casa di Ricci è stato organizzato, infatti, da Umberto Carriera, proprietario di sei ristoranti a Pesaro, fondatore di Ioapro e, soprattutto, appoggiato apertamente nei mesi scorsi da Salvini che, sui social, ha dato parecchia manforte al movimento. Le piazze di “no-pass” hanno adesso la loro piena rappresentanza in parlamento.
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