- Domani alla camera inizia la discussione sulla legge istitutiva per la commissione. Lunedì il voto, poi toccherà al senato.
- Fdi deve indicare il presidente, un nome che deve avere due caratteristiche: niente indagini in corso, per evitare un nuovo caso Valentino. E molto equilibrio: per compensare le scivolate del ministro Guardasigilli sul tema delle intercettazioni e dei magistrati indaganti.
- La deputata ha queste caratteristiche. E anche la benedizione dei garantisti di Forza Italia. I giallorossi si preparano a fare fuochi artificiali: è la vicesindaca di Palermo, la giunta sostenuta da Dell’Utri e Cuffaro.
Per la presidenza della prossima commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie il problema, spiegano i più sinceri di Fratelli d’Italia, è trovare un nome a prova di bomba, leggasi a prova di indagini in corso, «per evitare un nuovo caso Valentino», il riferimento è a Giuseppe, il papabile membro del Csm “caduto” con un mare di polemiche perché non aveva comunicato di essere sotto indagine a Reggio Calabria in un’inchiesta di ‘ndrangheta.
L’indicazione spetta al partito di maggioranza della maggioranza di governo. Dove la prudenza è d’obbligo. E dove i più svegli segnalano che c’è anche un problema politico: il prossimo presidente dell’antimafia dovrà in qualche maniera bilanciare, senza darlo troppo a vedere, le scivolate del ministro di Giustizia Carlo Nordio sui magistrati antimafia, quelle che hanno fatto saltare sui banchi una parte dell’opposizione ma anche una buona parte di Fdi, a partire dal suo sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove che ha passato la scorsa settimana in tv a spiegare l’autentica interpretazione delle (confuse) dichiarazioni del Guardasigilli. Quindi da quella parte in molti rispondono che il nome «ancora non si sa», «non ci abbiamo pensato», «è troppo presto».
Ma non è del tutto vero. Non c’è ancora nessuna ufficialità, ma la candidatissima alla presidenza è Maria Carolina Varchi. Palermitana, deputata, classe 1983, avvocata, è anche vicesindaca di Roberto Lagalla. E questo non mancherà di scatenare le obiezioni giallorosse causa sostegno a quell’amministrazione di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro.
Avrà invece la benedizione di Forza Italia. Da dove viene spiegato che «Carolina è una moderata, non è una scatenata giustizialista, è una sempre presente alle celebrazioni in onore di Paolo Borsellino, insomma non è una “antinordista”», nel senso di una che non apprezza la linea del ministro Nordio. Dunque va bene anche ai «nordisti» berlusconiani.
I tempi della nascita della commissione ancora non sono chiari ma non potranno essere troppo ritardati, anche perché da tempo Pd e Cinque stelle chiedono di procedere in fretta. Domani alla camera inizierà la discussione generale sulla legge che serve per istituirla. Pd e Cinque stelle hanno unificato le loro proposte, una a prima firma dell’ex ministro del Sud Peppe Provenzano, l’altra dell’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e dell’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato. Si vota lunedì prossimo, e per quel giorno si prevedono fuochi artificiali.
Dopo l’era del pentastellato Morra, duramente contestato dalle destre, è facile profezia che anche in questa legislatura la commissione sarà un epicentro dello scontro fra maggioranza e opposizione, dato il clima incandescente innescato dal ministro Nordio. Ma anche dati i nomi dei probabili componenti: Provenzano, De Raho. Probabile anche l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. E lo stesso Scarpinato, il senatore che ha dato il benvenuto alla premier Meloni nel giorno della fiducia al suo governo con un atto di sfiducia sulla «fermezza» nella lotta contro la mafia da destra: «La mia perplessità si regge sul fatto che la vostra maggioranza si regge anche su una forza politica il cui leader...», riferimento chiaro ma fuori tempo massimo, e il presidente La Russa gli ha tolto la parola.
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