L’informativa «urgente» della ministra della Giustizia alla Camera e al Senato a più di tre settimane dalla pubblicazione, da parte di Domani, dei video della mattanza di stato: «Violenza a freddo contro i detenuti. Mancata capacità di condurre un’indagine interna, ma ora indagheremo su tutti gli istituti della rivolta di marzo 2020. Le persone sospese sono 75, la direttrice non è indagata. Dal Pnrr fondi per ampliare strutture e garantire più formazione»
A più di tre settimane dalla pubblicazione, da parte di Domani, dei video della mattanza di stato avvenuta all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, il 6 aprile del 2020, la ministra della Giustizia Marta Cartabia si presenta oggi alla Camera per riferire sui fatti di quel giorno e sul successivo depistaggio da parte degli agenti della polizia penitenziaria.
L’intervento di Cartabia al Senato
Dopo l’informativa alla Camera, intorno alle 11:30 la ministra della Giustizia si è spostata al Senato. Davanti all’aula di Palazzo Madama, Cartabia ha letto nuovamente la sua informativa.
L’intervento di Cartabia alla Camera
«Oggi abbiamo la possibilità di ricostruire l’accaduto e descrivere le linee di intervento del ministero sulle cause profonde che hanno provocato l’uso smisurato e insensato della forza a Santa Maria Capua Vetere. Fatti di questa portata sono spia di qualcosa che non va e bisogna intervenire con azioni ampie e di lungo periodo. L’uso della forza non deve mai essere sopruso. In relazione alla perquisizione straordinaria del 6 aprile scorso, sono invitati a vario titolo appartenenti al corpo della polizia penitenziaria e dell’amministrazione penitenziaria. Le accuse sono gravi. Notizie di stampa già dallo scorso autunno riferivano di violenze in quell’istituto e già allora c’era stata un’interrogazione parlamentare. Ho chiesto all’amministrazione penitenziaria cosa avessero fatto dopo quelle segnalazioni e mi hanno risposto che il Dap aveva chiesto riscontri. Tuttavia, nelle ultime settimane le sollecitazioni del Dap non potevano avere riscontro perché le indagini erano coperte da segreto».
«Non posso dimenticare le immagini di un detenuto costretto a inginocchiarsi per essere colpito, come quelle di un altro in carrozzella preso a manganellate. Tutto sotto l’occhio ben visibile della videocamera. Stando alle immagini, risulta che non fosse una reazione a una delle tante rivolte accadute in quei mesi. Era una violenza a freddo. La perquisizione straordinaria del 6 aprile è stata disposta al di fuori dei casi consentiti dalla legge, senza alcun provvedimento del direttore del carcere – unico titolare di quel potere –, dunque secondo il giudice alla base della perquisizione straordinaria ci sarebbe stato un ordine dato verbalmente, al telefono, dopo le rivolte del giorno prima».
Cartabia ha poi confermato che alcuni membri della polizia penitenziaria e il provveditore regionale della Campania sono stati sospesi dal servizio per otto mesi. Un passaggio anche sulla direttrice del carcere, che non è indagata in quanto non presente il giorno dei pestaggi per motivi di salute. «Il totale del personale sospeso è di 75 persone», ha concluso la ministra prima di ricordare che le indagini preliminari sono ancora in corso.
«Quando siamo andati a Santa Maria, il presidente Draghi ha reagito dicendo che questa è una sconfitta per tutti. Bisognava fare qualcosa e abbiamo istituito una commissione ispettiva interna al Dap, che visiterà tutti gli istituti interessati dalle proteste di marzo 2020, al fine di accertare la legittimità di ogni iniziativa presa. L’amministrazione penitenziaria deve saper indagare al suo interno e i fatti di Santa Maria Capua Vetere denotano che forse, in questo caso, quella capacità di indagine interna è mancata».
Cartabia ha poi parlato della situazione di sovraffollamento del carcere di Santa Maria (900 detenuti per 800 posti), oltre al fatto che nell’istituto manca l’acqua corrente (l’allaccio sarà realizzato prossimamente). Per questo motivo, ha spiegato la ministra, bisogna approfittare dei fondi del Pnrr per interventi di ampliamento di diverse carceri italiani, tra cui quella dei pestaggi. «La costruzione di nuovi padiglioni non significa solo costruzione di nuovi posti letto. Nuovi spazi per il trattamento dei detenuti servono e ci saranno».
Cartabia si è poi soffermata sulla formazione del personale del carcere: «Non bastano le doti personali. Ci vuole professionalità, perché spesso in carcere ci si trova ad affrontare situazioni di crisi, molto diversificate l’una dall’altra. Il governo ha visto, sa e non dimenticherà».
L’informativa in ritardo
Ma perché, se il primo video dei pestaggi è stato pubblicato il 29 giugno e addirittura la prima notizia dei pestaggi – pubblicata da Domani – è del 28 settembre 2020, la ministra si reca solo oggi in Parlamento per dare la sua versione dei fatti? Dal ministero della Giustizia hanno spiegato che non è stata cattiva volontà, ma un problema di agenda: Cartabia ha chiesto al ministro per i Rapporti con il parlamento, il Cinque stelle Federico d’Incà, di fissare una data. Tuttavia, secondo la versione del ministero, a causa impegni della ministra e della stessa aula di Montecitorio, il primo giorno disponibile era quello di oggi.
I fatti di Santa Maria
L’indagine giudiziaria sui fatti avvenuti nell’istituto penitenziario Uccella inizia un anno fa, a giugno 2020, e già dopo tre mesi, a settembre, si sapeva che agli atti dell’inchiesta c’erano anche i video delle telecamere di videosorveglianza, che gli agenti coinvolti nei pestaggi non erano riusciti a far sparire. Nello Trocchia, infatti, ne scrive già il 28 settembre in un articolo pubblicato da questo giornale.
Tra la fine di settembre e ottobre 2020, Trocchia è il primo a mettersi in contatto con alcuni degli ex detenuti vittime di violenza. Gli agenti indagati erano un centinaio con accuse di tortura, violenza privata e abuso di autorità. Le indagini proseguono, ma nessuno si muove: la notizia non fa notizia sugli altri media. Sempre Trocchia denuncia il silenzio istituzionale, è il 1° ottobre 2020: la giustificazione del ministero della Giustizia è che le indagini sono coperte da segreto, nessuno commenta.
Nei giorni della protesta pacifica dei detenuti nel padiglione Nilo, il 5 aprile 2020, si scrive che nessuno degli agenti ha subito aggressioni da parte dei carcerati e che la tensione è stata gestita e tenuta sotto controllo dai poliziotti in turno.
A giugno 2020, quando la procura inizia a indagare sui presunti pestaggi, ipotizzando anche il reato di tortura, la protesta pacifica diventa per la stampa «accesa», si parla di caos e di due agenti feriti. Le notizie sono: Salvini che già allora si schiera apertamente dalla parte degli agenti e Bonafede, allora ministro della Giustizia, che fa un “blitz” al carcere di Santa Maria Capua Vetere per annunciare l’arrivo di nuovi magistrati.
A distanza di mesi, lo scorso 28 giugno, 52 agenti vengono raggiunti da diverse misure cautelari. L’indagine è chiusa. Il giorno dopo, Domani pubblica le immagini dei pestaggi per la prima volta, dopo aver seguito per nove mesi le indagini: nessuno può più voltarsi dall’altra parte, dalla politica alla stampa.
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