Le sue conoscenze e le relazioni all’interno dei partiti e del parlamento gli consentirebbero di riuscire a mantenere un equilibrio politico tra le parti. Ora Pier Ferdinando ci spera
Negli ultimi giorni il nome di Pier Ferdinando Casini non è stato quello più evocato nei dibattiti televisivi e nei retroscena politici. Non è rientrato neanche nella rosa di candidati presentati dal centrodestra guidato da Matteo Salvini che ha proposto Marcello Pera, Carlo Nordio e Letizia Moratti.
E la cosa non stupisce visto che anche Antonio Tajani, riprendendo le parole del leader della Lega, ieri ha spiegato che «Casini non è certamente un uomo del centrodestra».
Ma anche dalle parti del Pd, il partito che lo ha fatto eleggere in parlamento alle ultime elezioni, non sembra più così gradito come un tempo. Risulta, però, uno dei candidati che più piacciono al leader di Italia viva Matteo Renzi.
Nel segreto dell’urna Casini ha preso, nella seconda votazione, due preferenze. La metà di quelle del premier Draghi, le stesse di Giuliano Amato, un altro dei candidati lanciati per la poltrona del Quirinale. Di solito è un buon segno, perché significa che i partiti non vogliono “bruciarlo”. Chissà se alla fine sarà lui a essere il prossimo successore di Sergio Mattarella.
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La carriera politica
Sono 38 anni che Pier Ferdinando Casini è parlamentare. La prima elezione risale al 1983 quando raccolse 34mila preferenze e fu eletto tra i ranghi della Democrazia Cristiana.
Nel 2001 si è avvicinato a Silvio Berlusconi, ed è stato eletto presidente della Camera dei deputati, carica istituzionale che ricoprirà fino al 2006. Ma il matrimonio politico tra Casini e il Cavaliere non ha avuto vita facile, fino ad arrivare infatti alla rottura alla vigilia delle elezioni del 2008.
Dopo una vita nel centrodestra, da leader dell’Udc, alle ultime elezioni politiche del 2018 è stato eletto nelle liste del Partito democratico che lo ha candidato a Bologna.
A 66 anni può diventare un presidente della Repubblica giovane, con grandi conoscenze e relazioni all’interno dei partiti e del parlamento che gli consentono di riuscire a mantenere un equilibrio politico tra le parti.
Viene criticata la sua poca esperienza internazionale: nella sua lunga carriera politica iniziata nel 1983 l’unico incarico in questo senso è stato il ruolo di presidente della Commissione esteri al Senato fino al 2017.
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