L’armatore, ai domiciliari, lo definisce «l’unico con le palle». Il re del porto ha anche finanziato direttamente il Carroccio. Pure nell’indagine sul suocero del leader tifavano per «Matteo»
Le sagre, le foto con il tortino al cioccolato e, da ultimo, i manifesti elettorali con la promessa di difendere casa e automobili degli italiani, il leader della Lega, Matteo Salvini, fa di tutto per mostrarsi popolare e allergico al potere, ma c’è chi rema contro la sua immagine da politico della porta accanto.
Nelle ultime inchieste della magistratura, che scoperchiano intrighi e affari all’ombra dei palazzi, è sempre il politico più gettonato dalle “cricche”. Partiamo dall’ultima indagine che ha messo a nudo il sistema che ruotava attorno al governatore e amico, Giovanni Toti. Cosa è emerso dall’inchiesta?
Soldi in cambio di concessioni, affari privati in cambio di finanziamenti ai partiti (registrati), decisioni sul futuro della regione prese in barca con l’imprenditore amico, conflitti d’interessi che i giudici valuteranno se configurabili come reati, ma che restano fatti in grado di raccontare opacità e commistione tra poteri. Tra i poteri c’è quello imprenditoriale.
Aldo Spinelli è il re del porto, gli indagati lo chiamano Aldo, stile sfrontato e diretto, per lui i soldi sono il miglior modo per farsi capire, «gira sempre con banconote da cento in tasca, i soldi sono il suo personale “buongiorno”», dice chi lo ha conosciuto. Nell’indagine è finito ai domiciliari per corruzione, nell’interrogatorio di garanzia ha risposto alle domande della giudice, «ho detto tutto, tutto», ha commentato. Dalle carte emergono il suo stile e la sua condotta.
Salvini ha le palle
Spinelli non sopporta lacci e lacciuoli, sogna di allargare il porto e gli affari, punta ovunque il suo radar di speculazioni e investimenti. Per farlo usa il denaro, «colui che tutto muove», parafrasando Dante. Parla con Signorini dell’idea di farsi autorizzare la costruzione di un nuovo terminal e vuole raggiungere l’obiettivo con reiterati finanziamenti alla Lega, partito del ministro Giancarlo Giorgetti (estraneo all’indagine).
«Abbiam già fatto un bonifico anche a loro eh...alla Lega (...) va bene ma poi gliene facciamo un altro stai tranquillo». Finanziamenti leciti, ma, per gli inquirenti, «Spinelli dimostrava di concepire il finanziamento non come atto di liberalità ma come leva economica per ottenere dei provvedimenti favorevoli».
Salvini, totalmente estraneo all’inchiesta, ha tuonato contro i magistrati respingendo la richiesta di dimissioni di Toti. Nelle carte spunta il suo nome. L’imprenditore parla con Signorini, il numero uno del porto arrestato nell’indagine, discutono di allargare il business di famiglia all’Ilva, ma le strade sono sempre più strette.
Spinelli bolla così il ministro Giorgetti: «Ieri glielo abbiamo detto...è venuto qua! ...non è buono», prima di elogiare il leader leghista: «Non c’ha le palle di ...ma sai Paolo l’unico che ha le palle è Salvini, però in questo momento è in fase calante eh...io non so la Lega che percentuale di voti prende...per me ne prende pochissima...».
Parola di Spinelli che, durante la formazione del governo, come già rivelato da Domani, tifava per lui: «Ma l’importante è Salvini alle infrastrutture».
Verdini Salvini
In quell’ottobre 2022 l’imprenditore non era il solo a parlare con entusiasmo del leader leghista. Se a Genova applaudivano l’ipotesi, anche a Roma si occupavano della casella Infrastrutture nel governo a guida Giorgia Meloni. Altra città, altra clientela, stessa passione: Salvini. Nell’indagine sugli appalti pilotati in Anas ci sono anche i parenti acquisiti del ministro, il suocero e il genero, Denis e Tommaso Verdini, quello che Salvini ha definito «ragazzo in gambissima».
Il ragazzo in gambissima ha chiesto di patteggiare nell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta, mentre l’indagine a carico di Denis Verdini, ora in carcere, è ancora in corso. Cosa dicevano al telefono gli indagati che, ogni tanto, si vedevano in una sede utilizzata anche dai leghisti per incontri informali? «Matteo...c’ha dato carta bianca [...] e noi siamo state persone perbene. L’abbiamo incontrato, gli abbiamo detto “Matteo, per non mettere il casino, mo, per adesso, i nostri clienti che si occupano di infrastrutture li lasciamo”. E lui c’ha solo ringraziato», diceva Fabio Pileri, socio di Verdini junior nella Inver.
La Inver era la srl utilizzata dagli indagati per accaparrarsi consulenze dagli imprenditori interessati ad avere corsie preferenziali negli appalti grazie alla conoscenza e compiacenza di alcuni dirigenti dell’Anas. Salvini, totalmente estraneo all’indagine anche in questo caso, veniva nominato dagli indagati che individuavano nel leghista e sottosegretario, Federico Freni (anche lui non indagato), un interlocutore privilegiato. Millanterie, furbizie, parole in libertà?
Di certo c’è che, nonostante i tentativi di mostrarsi popolare, Salvini è sempre più nel cuore delle cricche.
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