Il fattore fortuna conta, nella vita e nella politica. Elly Schlein lo sa, anche perché è stata allieva di Romano Prodi, e per anni si discusse sul «Fattore C» del professore, che non era il famoso «Fattore K», quello che teneva i comunisti italiani fuori dal governo. In questo caso “C” non stava per «comunismo», stava per “culo” – la formula scherzosa viene attribuita a Franco Marini, abruzzese verace –, e il senso del discorso era l’inaspettata buona sorte di uno che parte con tutte le premesse sfavorevoli, e invece la sfanga. Schlein attraversa un periodo di questo genere, molto fortunato: mentre viene accusata di spostare il partito a sinistra e di fargli perdere consensi al centro, capita l’esplosione del Terzo Polo, e la forza centrifuga improvvisamente cala. Risultato: dal Pd non si muove nessuno perché, ove mai qualcuno fosse stato tentato, ora è crollato il molo di approdo.

Ma le cose stanno così solo all’apparenza. I riformisti del Pd non sono mai stati tentati dal duo Renzi-Calenda, considerato approdo infido anche prima dei litigi finali. Eppure fra i dirigenti c’è un’area che pesa con attenzione i primi passi della segreteria. E tace, per ora.

Al suo posto, ma non in suo nome, la scorsa settimana ha parlato Romano Prodi, su La7: ha invitato la segretaria a recuperare voti a sinistra ma anche – ecco il messaggio – al centro. Anzi «al centro», ha detto «la conquista di voto» è «doverosa», dunque il problema da affrontare «è comporre le diversità. Il compromesso è una parola nobile, e questo chiedo a Schlein, compromesso su tutto. Politica economica, sociale e diritti sono un mazzo di fiori che deve stare insieme».

Il consiglio ha tradotto in positivo un monito invece molto severo che aveva twittato il vecchio popolare Guido Bodrato (classe ‘33, più volte ministro) a commento dei nomi della segreteria: «Schlein ha cancellato i cattolici democratici dal Pd. Non perdete tempo con chi non vi ama. Saranno gli elettori a pensarci! Chi ha passione per l’identità della Terza Forza dedichi il tuo tempo alla guerra culturale già iniziata, per una presenza “democratica”! Il resto verrà».

Cosa verrà? Bodrato parla con intenzione di Terza Forza, non di Terzo Polo. L’ex ministro riannoda il discorso aperto all’assemblea dei 58 dell’associazione Popolari che il 19 dicembre 2022, si è riunita a Roma all’Istituto Sturzo su iniziativa di Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi. Che in quell’occasione ha consegnato ai presenti e scalpitanti un messaggio esplicito: «Se si cambia la natura e si cambia partito, i cattolici democratici ne traggono le conseguenze. Non assumo personalmente alcuna iniziativa, ho una età e ho maturato il diritto al divano; ma ci sarà sicuramente una iniziativa». Tra le iniziative ventilate, peraltro, c’era anche la riapertura del vecchio quotidiano Il Popolo.

Attesa silenziosa

Adesso quest’area è in silenziosa osservazione degli eventi. Vive un senso di estraneità al nuovo corso, ma senza trovare uno sbocco. Castagnetti preferisce non commentare i primi passi di Schlein. Graziano Delrio, il principale terminale dell’area cattolica nel gruppo dirigente dem assicura di non essere preoccupato dal fatto che «il Pd si sposta a sinistra sui migranti e sulla pace», ma «la scommessa deve essere di attrarre la società tutta, non solo la parte più radicale» e «l’innovazione non consiste nello spingere fuori dal partito chi la pensa diversamente da te». Altri invitano alla prudenza: «Stimo Bodrato, il suo allarme è fondato ma l’esito è affrettato», è uno dei ragionamenti che raccogliamo, «perché se la nuova segretaria si batte per il lavoro sicuro e dignitoso, i cattodem possono restare freddi?».

No, certo. Sui temi sociali la segretaria va forte. Sui diritti civili, quelli che per Prodi devono stare «nello stesso mazzo», si è già dimostrata abile a evitare le mine: per esempio la gravidanza per altri, che gruppo di femministe la invita a condannare pubblicamente; lei la derubrica a «un problema che non si pone, è l’agenda che ci vuole imporre la destra».

Ma la questione cattolica nel Pd è più profonda di una scelta singola, più o meno contestabile: è il rapporto tra la cultura politica «nativa» del nuovo Pd, e quelle «fondative» del Pd del 2007. Fra cui c’è quella del cattolicesimo democratico che fu di David Sassoli; uomo di dialogo, che però non c’è più. Quella fra cultura «nativa» e culture «fondative» è la distinzione sottile ma chiara che fa, per esempio, Enrico Borghi, uno dei pochi che ha apertamente dato l’allarme per trascuratezza della segreteria verso i cattolici “di dentro”: non quelli che si organizzano fuori dal Pd sui temi della pace, della lotta alla mafia, quelli della pastorale di strada come don Luigi Ciotti, con cui Schlein ha rapporti affettuosissimi.

E i cattolici di dentro sono appunto gli ex popolari, padri fondatori. A loro si rivolge l’unico che ha lasciato subito il partito, Beppe Fioroni, che dal sito della sua “Piattaforma popolare” chiede di «dare voce all’elettorato intermedio, sempre più sofferente dentro lo schema bipolare», «l’elettorato attende il salto di qualità», «senza pretendere in contraccambio una qualsiasi gratificazione che non sia sentirsi a casa propria». La scadenza che indica sono le europee: «Arrivare impreparati sarebbe una sciagurata dimostrazione d’irresponsabilità». Un appello a uscire. Come quello di Bodrato.

Difficile che l’uno e l’altro appello smuovano i precordi degli appellati. Ma la segretaria non deve prendere il tema sottogamba. O peggio lasciare circolare il sarcasmo, come è successo proprio il giorno dell’addio dell’ex ministro. «Per un Fioroni che se ne va che avremo cento nuovi entranti», era stato il commento della sardina bolognese Mattia Santori. A cui aveva replicato Filippo Sensi: «Le argomentazioni di Santori mancano di rispetto al partito e ai valori della comunità che rappresenta». Dopo questo episodio le acque si sono calmate. Solo un secondo addio, quello dell’ex renziano Andrea Marcucci: «Non vedo alternative al Terzo Polo». Ma nel frattempo il Terzo Polo si è avviato all’estinzione.

Una nuova corrente

Nessuno lo seguirà. Schlein ne è consapevole. Resta però, spiegano i riformisti, il rischio di un disimpegno silenzioso. A meno che non nasca una discussione che metta insieme riformisti stretto senso e cattolici democratici. Per adesso siamo alle interlocuzioni informali da parte dei parlamentari di rito Base riformista – cioè rimasti al fianco di Lorenzo Guerini – con quelli altri di altre parrocchie. Come Pina Picierno ad esempio, che dopo la clamorosa esclusione dalla segreteria (su di lei ci sarebbe stato il veto del presidente della Campania Vincenzo De Luca), ha rotto con Stefano Bonaccini – accusato di essere stato troppo consociativo con Schlein – e progetta di costruire un’area di riferimento a partire dal sud che non si riconosce nei cacicci.

Picierno, attenzione, è stata l’ultima segretaria dei giovani della Margherita. L’ala della minoranza che invece resta vicina a Bonaccini – in suo nome sono entrati in segreteria Alessandro Alfieri, Debora Serracchiani, Enza Rando e Davide Baruffi – scommette sul fatto che la segretaria presti orecchio ai consigli di Prodi. Consegnati anche – e non a caso – al quotidiano Avvenire: «I moderati vanno recuperati. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra. Non si tratta di dare vita a un Ulivo 2.0, ma di capire che le due volte che il centrosinistra ha vinto l’ha fatto con una coalizione larga».

I riformisti dunque aspettano un segno. Sempre gradito un gesto concreto di buona volontà nella nomina degli uffici di presidenza delle camere, dopo la delusione per «la forzatura» dei nuovi capigruppo: al posto di Francesco Boccia e Chiara Braga, la minoranza avrebbe voluto almeno un proprio esponente.

I cattolici democratici invece restano raccolti in silenzio. Schlein è consapevole della delicatezza della situazione, a giudicare dalle parole usate sabato scorso per la candidata sindaca di Siena Anna Ferretti, cattolica: «La sua esperienza tiene insieme la cura della comunità con la cura del territorio, su questi versanti ho imparato da te, Anna, e dalla tua cultura di provenienza, quella del mondo cattolico, della Caritas che ha tracciato in questi anni di pandemia il vero identikit delle povertà nuove».

Dopo le primarie Castagnetti ha riconvocato l’assemblea dei popolari e lì ha letto una lunga lettera di Bodrato. Delrio ha fatto un nuovo atto di fede nel Pd. Il documento approvato alla fine invita a tentare «un’opera di chiarimento». Ma ora che il nuovo corso Schlein è partito, il presidente non può riunirla di nuovo senza dare un’indicazione precisa. Non vuole dare quella di Bodrato, «non perdete tempo con chi non vi ama», perché sarebbe quella definitiva.

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