Il festival non è ancora finito, ma già si discute sul futuro della conduzione. Ci sono tre strade: usato sicuro, il “governo tecnico” e i giovani. Con un occhio alle quote rosa
Un Sanremo senza Amadeus sembra follia, ma, almeno per il momento, il conduttore non sembra intenzionato a far seguire una sesta edizione alle cinque che ha già guidato. Farlo significherebbe scavalcare per altro Pippo Baudo e Mike Bongiorno nel numero di festival consecutivi condotti dalla stessa persona (e fare un passo in più nella scalata alla vetta di Baudo, che ha guidato più edizioni in assoluto, con tredici Sanremo all’attivo).
Al di là delle statistiche, il festival non è ancora finito ma il futuro è già un elefante nella stanza, anzi, si aggira in platea come il lamantino-alieno che balla tra le sedute dell’Ariston durante il pezzo di Ghali.
All’Hotel Globo, dépendance sanremese del settimo piano di viale Mazzini, giurano che il tema non è nemmeno stato sfiorato ancora, e che anzi sarebbe inelegante parlarne a festival ancora in corso. Ed effettivamente, tra la finale di questo festival e il prossimo c’è la questione non secondaria del rinnovo del consiglio d’amministrazione della Rai e la conseguente scelta dell’amministratore delegato.
L’impronta di Roberto Sergio su questo festival è stata ben evidente – anche se lui stesso non cercherà i riflettori prima della conferenza stampa di chiusura –, mentre quale possa essere l’idea di festival di Giampaolo Rossi, direttore generale e futuro ad secondo i piani di Giorgia Meloni, è un grosso punto interrogativo.
Anche se poi nessuno si sente di escludere totalmente che, alla fine, Amadeus non decida di fare un altro giro sulla giostra ligure. Una soluzione che piacerebbe moltissimo a Sergio, qualora alla fine del derby con Rossi dovesse rimanere in sella al cavallo di viale Mazzini.
Fiorello è un suo amico personale e che lui e Amadeus, al di là delle gaffe che sono ogni anno la cifra del festival, portino a casa ogni anno da cinque anni ascolti stellari è fuori discussione. Insomma, nonostante la defezione dell’agente Lucio Presta, che ha rotto con Amadeus, squadra che vince non si cambia.
Le altre possibilità
Ma con la trattativa ancora lontana, sono tanti i nomi che circolano. Nei corridoi del servizio pubblico rimbalza la convinzione che il prossimo festival possa essere condotto da una donna: oltre al fatto che l’ultima conduzione femminile risale al 2010, in capo alla professionista in questione cadrebbe anche l’onere di tenere testa allo share da capogiro portato a casa da Amadeus quest’anno.
Missione tutt’altro che semplice, quindi perché non affidarla a una donna (le aziende in crisi vengono spesso affidate a leader donne per salvarle, mettendo loro in mano una situazione difficile da gestire e con alte probabilità di fallimento, lo certifica anche una ricerca pubblicata sulla Harvard Business Review).
Se invece dovesse davvero consumarsi l’addio di Amadeus, gli addetti ai lavori vedono tre strade per il futuro di Sanremo: l’usato sicuro, il “governo tecnico” e la carta giovani. L’usato sicuro è la disciplina preferita di Sergio: l’ha dimostrato nei primi palinsesti che ha firmato e nel suo primo anno da ad, in cui ha coltivato i rapporti con i big della Rai, corteggiato grandi fuoriusciti e difeso i suoi pupilli dagli attacchi.
E così per un eventuale “dopo-Amadeus” si fanno anche due nomi a cui Sergio sta professionalmente facendo il filo da mesi: Massimo Giletti – che dalla prima fila dell’Ariston ha promosso il suo programma per la celebrazione dei settant’anni della televisione – e Paolo Bonolis. Il conduttore di Mediaset ha già all’attivo diverse conduzioni del festival e l’ad gli ha anche proposto di portare in Rai il suo programma del cuore, Il senso della vita.
Non è un segreto che anche Mara Venier sia molto apprezzata da Sergio – che l’ha difesa a spada tratta quando il direttore del day time Angelo Mellone voleva assegnare il suo spazio a Giletti – ma c’è chi dubita del fatto che possa garantire la continuità dello stile innovativo che ha reso il festival di Amadeus un buon successo anche tra i giovani.
Tra i grandi nomi della Rai dall’affidabilità comprovata vengono segnalati anche quello di Simona Ventura, protagonista di una gag con Amadeus dalla sua seduta in prima fila all’Ariston durante la prima serata e già al timone dell’edizione del 2004, e Antonella Clerici, che ha firmato il festival nel 2010.
C’è anche chi chiama in causa Alessia Marcuzzi, ma il suo Boomerissima, chiuso in anticipo, e il fatto che faccia parte della scuderia di Beppe Caschetto non la mettono nelle condizioni migliori per aspirare alla conduzione in questo periodo. Ambienti vicini a Rossi, invece, segnalano talento e posizionamento politico ottimale di Lorella Cuccarini, che quest’anno è stata la coconduttrice della serata cover.
Per quanto riguarda il “governo tecnico”, cioè una conduzione affidata a un cantante o un attore, sulla falsa riga dei due festival di Claudio Baglioni, le opzioni di area per i vertici di destra sono poche. Circola il nome di Enrico Ruggeri, gradito alla Lega e con una certa esperienza di conduzione alle spalle, ma c’è anche chi cita Gianni Morandi (che però nonostante l’ottima forma ormai veleggia verso gli ottant’anni), inattaccabile da ogni parte politica.
Poi c’è Laura Pausini, che dalla sua avrebbe anche la quota rosa e ha dimostrato di avere buone qualità di conduzione durante la sua prova all’Eurovision Song Contest a Torino. E, tra l’altro, si è rifiutata di cantare Bella ciao in radio, di questi tempi un asset importante.
Giovani e impossibili
Nella categoria giovani promesse (e in quanto tali, secondo molti, troppo poco esperte) rientrano invece Alessandro Cattelan, Stefano De Martino, Marco Liorni e Marco Mengoni, che è piaciuto parecchio al fianco di Amadeus martedì sera.
Su Cattelan pesa la sfortunata esperienza in prima serata, mentre per De Martino e Liorni – soprannominato da Dagospia “Presta boy” e quindi forte della rete di contatti del potente agente calabrese – viene pronosticato un futuro luminoso, ma ancora lontano.
Sullo sfondo rimangono i nomi belli e impossibili che gravitano intorno a Mediaset. Maria De Filippi ha già cocondotto un festival e una gran parte dei cantanti in gara sono creature del suo vivaio di Amici.
Sembra però difficile che gli astri si possano allineare come nel 2017, considerati anche i rapporti altalenanti dei Berlusconi con Fratelli d’Italia, a cui Rossi risponde. De Filippi poi è l’unica controprogrammazione di Mediaset nella settimana sanremese: sfidarla potrebbe fare gola a Barbara D’Urso, che l’anno scorso è stata brutalmente scaricata dai Berlusconi.
Sergio ha giurato che non la vorrebbe in azienda, ma se non fosse lui al timone dell’azienda si aprirebbero altre opzioni. A differenza di De Filippi, però, D’Urso avrebbe bisogno di un direttore artistico: anche se l'ambizione dichiarata dei vertici è di tenere direzione e conduzione riunite nella stessa figura, anche alcuni festival di successo hanno fatto eccezione alla regola.
Due su tutti, proprio quelli di Clerici e Morandi (2010/11): allora, la direzione artistica era stata di Gianmarco Mazzi. Agente esperto e, nel governo Meloni, anche sottosegretario alla Cultura.
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