Urso, che ha vissuto tutte le fasi della destra post fascista ed è molto attento alla storia nera d’Italia, è noto per essere stato l’ex presidente del Copasir, con qualche imbarazzo vista la sua associazione finanziata da privati e, soprattutto, per le quote della società che in passato ha operato in Iran e ha avuto rapporti con un gruppo indagato per traffico di armi
Adolfo Urso, il senatore rieletto di Fratelli d’Italia, è diventato ministro dello Sviluppo economico del governo Meloni che diventerà “delle Imprese e del made in Italy”. Parte del giro siciliano del partito di Giorgia Meloni, la sua carriera politica in realtà lo ha portato a Roma da tempo.
L’apice lo ha raggiunto con la presidenza del Copasir, il comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti, un risultato che adesso si avvia a superare. Anche se con qualche imbarazzo, viste le sue associazioni cospicuamente finanziate da privati e, soprattutto, per la società che adesso detiene il figlio, che in passato ha operato in Iran e ha avuto rapporti con un gruppo indagato per traffico di armi.
La storia
Urso ha vissuto tutte le fasi della destra post fascista. Cresciuto ad Acireale, Catania, si è laureato in sociologia all'Università "La Sapienza" di Roma e da lì non si è più mosso. Nella capitale ha scritto sul giornale “Secolo d'Italia”. Dal 1994, dirige la rivista Charta Minuta, che poi diventerà il bimestrale della fondazione da lui promossa, Farefuturo.
La sua esperienza politica comincia agli inizi degli anni ottanta, nella Direzione nazionale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (Msi) guidata da Gianfranco Fini. Alla fine degli anni '80 diventerà uno dei leader della componente interna del Msi, "Proposta Italia".
Tra i promotori di Alleanza Nazionale, il partito nato da Msi, ne è stato coordinatore nazionale dal novembre 1993 fino alla fusione con il Pdl nel 2010. Da allora aderirà prima a Futuro e libertà per l’Italia e poi a FareItalia, componente parlamentare che Urso deciderà di far confluire nel partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, nel 2015. Operazione giunta a compimento dopo il lavorio culminato nella conferenza del dicembre di quell’anno «Una Destra per la Terza Repubblica. Radici storiche, valori fondanti e scelte politiche per una nuova proposta». Per non rischiare di «finire a casa, tutti, a riflettere sul tempo perduto sciaguratamente», disse Francesco Storace.
Le fondazioni
La dote di Urso non è solo politica. Una delle maggiori fondazioni che supportano Fratelli d’Italia è Farefuturo, creatura del senatore e da lui supportata in ogni iniziativa con presenza fisica e web.
Come raccontato da Domani, il dirigente e parlamentare di Fratelli d’Italia è l’uomo che ha più lavorato per intensificare le relazioni con i repubblicani americani e la fondazione è stata uno strumento di questi rapporti. Sulla rivista Charta Minuta infatti scrive spesso James Carafano, analista della Heritage Foundation, che dal 1973 è uno dei think tank conservatori più influenti al mondo. Carafano è stato indicato dalla stampa internazionale tra gli esperti scelti da Donald Trump per comporre il team di transizione dopo la sua elezione.
Tra le partnership segnalate dalla fondazione Farefuturo poi c’è anche quella con Iri, International Republican Institute, l’organizzazione espressione del partito repubblicano e presieduta per 25 anni da John McCain, l’ex candidato alla Casa Bianca morto nel 2018. Celebre il suo recente viaggio negli Stati uniti, presentato come politico di Meloni ma anche da presidente del Copasir. Una scelta che gli è costata delle critiche, visto che l’organo di vigilanza dovrebbe essere super partes.
La curva dei finanziamenti di Farefuturo è cresciuta in coincidenza della nomina di Urso al Copasir. Dal 3 agosto 2020 a oggi ha incassato 97.300 euro, dichiarati secondo le norme che regolano le erogazioni ai partiti e alle fondazioni nei cui board sono presenti degli eletti. Il 90 per cento di questa somma è arrivata da maggio 2021, cioè da quando hanno iniziato a circolare le indiscrezioni sulla possibile elezione del parlamentare a presidente del Comitato.
L’Iran
Tuttavia il maggiore problema per il comitato, non è stata la fondazione, o i suoi viaggi, ma la Italy World Service srl, una società di consulenza in cui Urso ha avuto ruoli operativi e la rappresentanza legale, prima di cedere parte delle quote al figlio nel luglio 2017, ha raccontato Repubblica. La Iws «opera nel settore della consulenza e assistenza a professionisti e imprese», in particolare «nella internazionalizzazione delle loro attività». Dai bilanci risultò che dopo il 2018, quando venne chiusa la sede di Teheran, i ricavi calarono drasticamente nonostante il senatore sminuisse l’importanza dei legami con il paese in difficili rapporti con l’alleanza euroatlantica.
A fine 2021 l’Espresso ha raccontato un altro caso legato alla Iws: un contratto di collaborazione con una società finita sotto inchiesta per traffico di materiale «dual use», dal doppio uso civile e militare – esportabile solo con specifiche autorizzazioni ministeriali –, verso l’Iran e la Libia. Un rapporto non penalmente rilevante ma ma di cui è stata messa in discussione l’opportunità.
Adesso si aggiunge il fatto che questi materiali possono essere esportati nello specifico solo con il consenso del ministero dello Sviluppo economico, lo stesso che ora andrebbe a occupare.
La strage di Bologna
Come altri componenti di Fratelli d’Italia, Urso registra un marcato rapporto con la storia nera recente, nello specifico con la strage di Bologna del 2 agosto 1980. Mollicone, in questi giorni indicato tra i papabili per il ministero dei Beni culturali, nella scorsa legislatura ha fondato l’intergruppo parlamentare, con il nome “2 agosto. La verità oltre il segreto”. La strage ha provocato 85 morti e oltre 200 feriti, per la quale sono stati condannati da tempo in via definitiva Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini (ergastolo i primi due, trent’anni il terzo, minorenne all’epoca dell’attentato) e, più recentemente e per ora solo in primo grado, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini. Tutti neofascisti.
Urso ha deciso di presentare con altri colleghi parlamentari un disegno di legge per istituire una commissione di inchiesta che punta il dito sulle presunte ingerenze estere relative alla strage.
Dalla fondazione dell’intergruppo inoltre, Urso continua a prendere parte agli eventi che organizza. L’ultimo il 14 aprile di quest’anno: la presentazione dell’autobiografia di Gianadelio Maletti, ex generale piduista ed ex direttore dell’Ufficio D del Sid degradato a soldato semplice dopo le condanne definitive per favoreggiamento nell’ambito della strage di piazza Fontana e per la divulgazione di documenti segreti.
Urso risulta poi socio di E’uropa, osservatorio sulle politiche europee non più esistente. Insieme a lui Gabriele De Francisci, un militante “nero” nei Nuclei armati rivoluzionari che Di Fioravanti è stato «testimone delle nozze con Mambro», si legge in alcuni atti giudiziari. De Francisci, ha scritto Giovanni Tizian, è citato ampiamente in una relazione del 1989 sull’omicidio di Piersanti Mattarella come soldato neofascista legatissimo ai capi dei nuclei armati.
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