Parte così il mandato, con un’approvazione alle fonti fossili che gira nelle chat degli ambientalisti e sui social network. Il ministro in una lunga intervista portava avanti le sue perplessità sulle rinnovabili, dal fotovoltaico, all’eolico, e sulle auto elettriche. Alla Leopolda di Renzi ha dato la sua visione sulla sostenibilità: «Nel lungo termine non ci sarà».
«In questo momento il gas è uno dei mali minori» lo diceva in un’intervista all’Eni del 2018 il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, e così è partito il suo mandato, con un’approvazione alle fonti fossili che gira nelle chat degli ambientalisti e su tutti i social network.
Cingolani, fisico, non è particolarmente noto nel settore, e parliamo sia dell’ambiente che dell’energia, la delega di peso che il ministero dell’Ambiente si prepara a ricevere con un decreto legge e una volta che il nome del ministero sarà cambiato (non a caso ha giurato al Quirinale come ministro dell’Ambiente, del territorio e del mare), non avendo mai ricoperto ruoli operativi. Tuttavia in qualità di studioso si è espresso varie volte sul tema, tra le altre anche sul magazine del Cane a sei zampe “World Energy”. «Nel medio e lungo termine – diceva – è la risorsa più sostenibile, ma crea problemi per le infrastrutture e anche le tecnologie di trivellazione sono oggetto di molte discussioni». Se vogliamo «continuare a crescere in un certo modo dobbiamo trovare soluzioni tecnologiche, ma anche sociali che ci consentano di avere più forme di energia integrate».
I dubbi sulle rinnovabili
L’altra cosa che gli ambientalisti non gli hanno perdonato però, è la visione sulle rinnovabili. «Non è vero come dice a Eni che il solare fotovoltaico costa troppo» ha twittato già venerdì sera Giuseppe Onufrio, direttore generale di Greenpeace Italia.
«Le rinnovabili sono le energie meno impattanti ma bisogna fare investimenti e non risolvono tutti i problemi, soprattutto non sono utilizzabili in maniera continua come vogliamo e dove vogliamo».
Il problema riguarda i costi, sia per la generazione che per le batterie: «Il costo energetico di tutte le cose che desideriamo avere è molto elevato. Da un lato pretendiamo molto dalla tecnologia come se fosse tutto gratuito, dall’altro non vogliamo oleodotti, gasdotti, nucleare...» conclude il ministro dell’Ambiente che si accinge a diventare ministro della transizione ecologica. «Il fotovoltaico, mi ricorda molto la fotosintesi anche se il meccanismo è totalmente diverso, se non ci fossero incentivi di Stato, avrebbe scarso successo perché ha un costo per watt ancora troppo elevato. È bello, rinnovabile, ma ancora troppo caro». L’idroelettrico? «Bellissimo, però non basta per tutti»; l’eolico? «Ha limiti di ingombro». Anche le batterie, ricorda il fisico, hanno problemi sulle possibilità di utilizzo: «Un esempio in questo senso è rappresentato dal settore automotive».
Trasporti e nucleare
Anche nel settore dei trasporti, Cingolani, ha ricordato le difficoltà a sostituire la benzina. «Il sogno sarebbe di portare la batteria ad essere un accumulatore molto più efficace, non a livello della benzina, ma almeno 500-1000 W per ogni kg/h. La tecnologia migliora costantemente le batterie: noi assistiamo costantemente ad un aumento della capacità di accumulo e nello stesso tempo cresce l’autonomia delle automobili». Ma, specifica, «siamo lontani dall’autonomia dei veicoli a benzina. Inoltre abbiamo un’altra limitazione importante: serve un’infrastruttura di ricarica, come i benzinai, da trovare ogni 30 km. Ma a differenza dei benzinai dove il pieno si fa in un minuto, la ricarica della batteria può portare via 40 minuti».
Per finire l’energia nucleare. E anche qui, Cingolani ha espresso un’opinione che gli ambientalisti non stanno prendendo bene. Nell’intervista, ha infatti attribuito il problema del nucleare non alla pericolosità della fonte, ma ai veti posti sulla produzione (tra cui, ricordiamo, dei referendum): «Sul nucleare abbiamo visto che ci sono diversi veti di varia natura».
Il docente ha spiegato il suo approccio generale al senatore Matteo Renzi, da frequentatore della Leopolda. Nel 2018 l’ex premier lo ha interrogato sulla sostenibilità: «Il nostro pianeta è progettato per tre miliardi di terrestri, ma noi siamo già a 7 e tendiamo a 10. Siamo l’unica specie che cambia la sfera biologica» ha esordito. La scienza «è chiamata a mettere toppe su danni della scienza precedente». L’ecosostenibilità «nel lungo termine non ci sarà». Lo scienziato «deve analizzare le cose in maniera fredda e onesta» ha concluso. Domenico Gaudioso, ex dipendete dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale passato per vari incarichi dal ministero dello Sviluppo all’Ente nazionale energia e ambiente ha twittato: «Poche idee molto confuse».
Il Coordinamento No Triv è pronto: «Ci attende un duro periodo di lotte».
© Riproduzione riservata