Le sigle di settore, Fineal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, sono in allarme. Il nuovo Codice degli appalti deve essere operativo entro marzo, Salvini ha promesso di intervenire in maniera radicale “dimezzando” il testo della bozza del Consiglio di stato entro metà dicembre
«Egregio presidente, quando si è insediata ha fatto appello a due categorie politiche importanti: "coinvolgimento delle parti sociali" e "senso di responsabilità"», comincia così la lettera dei sindacati del settore edile, Fineal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, alla presidente del consiglio Giorgia Meloni pubblicata a pagamento sul Corriere della Sera. Chiedono di essere coinvolti sul Codice degli appalti, e soprattutto di non mettere in campo ribassi sui lavoratori.
Informalmente, l’esecutivo aveva assicurato alla Commissione europea che il varo sarebbe arrivato entro il 5 dicembre. Ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha allontanato un po’ la scadenza, ma ha detto che è intenzionato a finalizzare il testo intorno alla metà dicembre. Sarà «rinnovato e snello» ha detto in videocollegamento con l'evento “L'Italia delle Regioni” a Palazzo Lombardia a Milano. Nelle scorse settimane aveva detto addirittura di essere pronto a dimezzare la bozza approntata dal Consiglio di stato. «Nel nuovo Codice degli appalti garantiremo percorsi con la massima trasparenza, il coinvolgimento di tutti poi penso che la politica abbia l'onore e l'onere di decidere. Non è possibile che c'è un tribunale amministrativo che blocca opere strategiche per mesi se non per anni», ha aggiunto.
Gli avvocati amministrativisti non hanno gradito e martedì hanno risposto con un comunicato invitando a non fare clamore sui Tar che si sono trovadi a decidere sui progetti da finanziare con il Pnrr: «Sono le regole a dover essere cambiate se non consentono la rapidità procedurale necessaria a conseguire i finanziamenti del Pnrr. E a questo scopo la redazione del nuovo codice dei contratti pubblici - ora in corso - dovrà concludersi quanto prima ed essere precisa nelle scelte» .
Il codice
Anche se il testo del decreto legislativo è in arrivo, i contenuti «non sono stati oggetto di qualsivoglia serio e approfondito coinvolgimento delle parti sociali da parte del suo governo», accusano i sindacati appellandosi a Meloni.
Eppure «sono norme che riguardano milioni di lavoratori e lavoratrici, le loro tutele economiche, i loro diritti, la loro stessa salute e sicurezza».
Le proposte
Se da una parte ricordano che è necessario essere rapidi per il Piano nazionale di Ripresa e resilienza, dall’altra i sindacati aggiungono che «occorre farlo bene, valorizzando lavoro stabile e sicuro e favorendo imprese di qualità».
Chiedono tutela del lavoro, della sicurezza, il contrasto al lavoro nero e al dumping contrattuale, e la generalizzazione della clausola sociale.
«Occorre essere coerenti con la legge delega ed escludere dalla base d'asta soggetta a ribasso i costi relativi alla sicurezza e alla manodopera, cosi come definiti dai contratti collettivi nazionali e territoriali di settore».
La liberalizzazione estrema, scrivono, va evitata: «Siamo contrari all'ipotesi di liberalizzazione del subappalto a cascata, che rappresenterebbe un’ulteriore frammentazione dei cicli produttivi e delle aziende, creando zone d'ombra maggiori e minore sicurezza nei cantieri pubblici. Il nostro obiettivo è qualificare le imprese del settore attraverso un lavoro stabile e sicuro».
Un punto fondamentale sarà la digitalizzazione degli appalti: «Dobbiamo mettere la tecnologia al servizio della trasparenza, della lotta alla criminalità e dobbiamo rafforzare i protocolli di legalità e la partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati».
Le sigle, che nei giorni scorsi a livello generale si sono separate in vista delle mobilitazioni regionali e locali che partiranno il 12 dicembre, si ricompattano suol punto e hanno «idee e proposte e per questo le chiediamo di “essere responsabile” e di convocare presso la presidenza del Consiglio uno specifico tavolo di confronto con le principali parti sociali. Le chiediamo, con grande rispetto istituzionale, di praticare quello che dichiara».
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