Il presidente del Movimento aveva voluto imporre il suo nome alla presidenza, Ettore Licheri: l’esito del voto non gli è stato favorevole e il Movimento ha perso la presidenza di commissione. L’ex premier ha convocato un consiglio nazionale straordinario, ma dovrà spiegare la quarta sconfitta di fila della sua linea. Per Conte «c’è una nuova maggioranza che va da FdI a Iv
Stamattina il Movimento 5 stelle ha perso la presidenza della commissione Esteri, sfilata ai Cinque stelle da Stefania Craxi di Forza Italia. Il presidente del Movimento Giuseppe Conte aveva schierato come suo candidato Ettore Licheri, ex capogruppo al Senato.
La vicenda
Il nome era stato imposto direttamente da Conte attraverso Paola Taverna, membro vecchio e nuovo della commissione, e Mariolina Castellone, capogruppo dei Cinque stelle. L’ex premier aveva anche cercato di blindarlo inserendolo nella nuova composizione della delegazione in commissione quasi solo contiani. La candidata naturale sarebbe stata invece Simona Nocerino, senatrice grillina membro della commissione già da tempo e un profilo su cui i membri dell’ente sarebbero potuti convergere facilmente.
Conte ha invece forzato la mano contando sui voti leghisti: se i parlamentari del Carroccio avessero però votato Licheri, Matteo Salvini avrebbe rischiato di sostenere Conte, suo competitor sulla linea pacifista. Inoltre avrebbe rotto l’alleanza di centrodestra, mossa improbabile, tanto che in tarda mattinata la Lega ha diffuso una nota in cui si sottolinea come l’elezione di Craxi «dimostra nei fatti la compattezza del centrodestra. Uniti si vince».
I precedenti
Oggi il presidente del Movimento porta a casa la sua quarta sconfitta parlamentare. I detrattori mettono in fila tutti i passi falsi dell’ex premier, quattro a oggi.
Il primo è stato l’elezione a capogruppo a palazzo Madama di Mariolina Castellone. Anche in quel caso il candidato era Licheri. A novembre ha vinto però Castellone, candidata dalla frangia dimaiana e più lontana dal cerchio magico. Dopo alcuni voti sul filo della parità, i due candidati avevano «trovato un accordo» e Licheri aveva ceduto il passo, assistendo alla proclamazione della nuova capogruppo da parte di Conte.
Stesso discorso alla Camera: anche in quell’occasione, Conte aveva dovuto mandar giù la conferma del capogruppo uscente Davide Crippa a dicembre. Crippa, che da tempo è in rapporti tutt’altro che buoni con Conte, era stato appoggiato anche da Beppe Grillo e Luigi Di Maio. In quell’occasione a lasciare il passo era stato Angelo Tofalo, in corsa per Conte. Anche in quel caso il presidente si era congratulato spiegando che «l’affluenza e l’esito finale testimoniano la compattezza dell’intero gruppo».
La terza occasione in cui l’ex premier ha fatto male i suoi conti è stata l’elezione del presidente della Repubblica. Conte non aveva interesse a mandare Draghi al Colle e aveva elaborato nel corso dei giorni la candidatura di Elisabetta Belloni, capa dei servizi segreti, insieme al leader della Lega, anch’essa andata a monte. Alla fine, anche la convergenza sul nome di Sergio Mattarella è stata gestita più dai sherpa dimaiani che dalla presidenza.
I commenti
Oggi arriva la quarta sconfitta, che Conte attribuisce a «una nuova maggioranza da FdI a Iv» dopo averne discusso col Consiglio nazionale del Movimento. Conte ne ha anche per il centrodestra: «C'è stata linearità anche nel comportamento di Pd e Leu. Sul resto no, altri non mantengono i patti».
L’ex premier sembra voler sfruttare il caso per far pressione sul presidente del Consiglio: «Ieri avevamo avvertito il presidente del Consiglio e il governo, perché ieri si è capito che si stava lavorando in modo surrettizio a violare patti regole e accordi. Quindi è stato avvertito il presidente del Consiglio e spetta innanzitutto a lui prendere atto della responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza».
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