Dal primo maggio 2022 al 31 marzo 2023 negli edifici della Pubblica amministrazione la temperatura in inverno non deve essere superiore a 19 gradi centigradi, e in estate a 27 gradi (concessi 2 gradi di tolleranza). Sui lampioni verranno installati dei sensori di movimento
Le parole del presidente del consiglio Mario Draghi sui «condizionatori o la pace» riguardo i consumi del metano russo e l’ipotesi embargo, sono state seguite da due emendamenti che cercano di mettere un primo argine ai consumi, e non solo dei climatizzatori. In queste ore infatti sono state approvate due aggiunte al decreto bollette in discussione alla Camera proposte dal Movimento Cinque stelle e riformulate su proposta del governo.
La prima, di cui si parla già da giovedì, prevede di mettere un limite al riscaldamento e al raffrescamento degli edifici della Pubblica amministrazione.
Dal primo maggio 2022 al 31 marzo 2023 negli edifici della pubblica amministrazione ci sarà un tetto alle temperature. La media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti di ciascuna unità immobiliare per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici pubblici, non deve essere superiore, in inverno, a 19 gradi, né inferiore, in estate, a 27 gradi centigradi.
In entrambi i casi consentiti 2 gradi di tolleranza rispettivamente in più e in meno, quindi di fatto 21 e 25 gradi. Esclusi dai limiti ospedali, case di cura, cliniche ed edifici assimilabili.
I sensori per l’illuminazione
Arriva poi il piano per aumentare l'efficienza energetica dei lampioni con l’utilizzo di sensori. Un emendamento del Movimento Cinque Stelle approvato nella notte prevede che, con un decreto del ministero della Transizione ecologica, di concerto con il ministro delle Infrastrutture e con il ministro dell'Economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata, dovranno essere stabiliti gli standard tecnici e le misure di moderazione dell'utilizzo dei diversi dispositivi di illuminazione pubblica «nel rispetto dei livelli di tutela della sicurezza pubblica e della circolazione negli ambiti stradali».
L'obiettivo della norma è «contenere la spesa per i servizi di illuminazione pubblica degli enti locali e perseguire una strategia di incremento dell'efficienza energetica» basata sia sulla razionalizzazione, quindi sul taglio dei consumi che sull'ammodernamento delle fonti di illuminazione pubblica.
Il decreto ministeriale Mite oltre all’utilizzo di appositi sensori di movimento che permettano durante le ore notturne l'affievolimento dell'intensità luminosa e il ripristino della piena luminosità al rilevamento di pedoni o veicoli, prevede anche altri passaggi sulla messa a terra del piano, ovvero l’individuazione delle modalità di ammodernamento o sostituzione degli impianti o dispositivi di illuminazione esistenti.
Sarà necessario infatti garantire che gli impianti o i dispositivi siano economicamente e tecnologicamente sostenibili, e dunque l’individuazione della rete viaria - le aree, urbane o extraurbane - idonee e non idonee all'applicazione e all'utilizzo delle tecnologie previste.
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