Il segretario Matteo Salvini cerca di serrare le fila del suo partito dopo le critiche per la sua gestione dell’elezione del presidente della Repubblica, arrivate dalla coalizione ma anche dall’interno del suo stesso partito.
Conclusa l’elezione al Quirinale e la conferma del bis di Sergio Mattarella, nella Lega è arrivato il momento dell’analisi di quanto accaduto e soprattutto della rottura dell’alleanza di centrodestra.
La Lega rinnova la fiducia al suo segretario, Matteo Salvini, e gli dà mandato di riformare «un’alleanza alternativa alla sinistra». Così si è concluso il consiglio federale, che si è svolto nella sede del partito: all’ordine del giorno c’era l’analisi post Quirinale, dove Salvini ha fallito il tentativo di regia, ma soprattutto della rottura dell’alleanza di centrodestra.
A via Bellerio si sono dati appuntamento i vicesegretari, i segretari e commissari regionali, i capigruppo di Camera e Senato e, su invito, i governatori. Alcuni dirigenti, come il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il governatore veneto Luca Zaia, hanno invece in collegamento da remoto. Che non si trattasse di una resa dei conti ma un tentativo di riorganizzare la Lega dopo una settimana esplosiva è stato chiaro fin dalle prime dichiarazioni di Salvini, prima dell’inizio dell’assemblea. «La Lega è compatta» e «il centrodestra si può riunire: io lavoro per unire, raccogliere e andare oltre», sono state le parole del segretario. Sul Quirinale, invece, ha rivendicato la primogenitura nella convergenza sul nome di Mattarella: «Sono contento di essere colui che ha messo fine alle ipocrisie dicendo “piuttosto che andare avanti con i no reciproci chiediamo un sacrificio a Mattarella”». Una versione edulcorata e diversa da quella del centrosinistra, eppure l’intenzione è quella di lasciarsi alle spalle il pasticcio del voto sul capo dello Stato.
I problemi più impellenti, infatti, vengono sia dal fronte del governo che soprattutto da quello dell’alleanza di centrodestra, ormai in pezzi. Per questo, una volta incassata la piena fiducia dei suoi – nonostante anche la Lega non sia estranea a voci che chiedono un congresso – Salvini ha lasciato fisicamente l’assemblea, per collegarsi da remoto.
L’alleanza
«L'elezione del presidente della Repubblica non ha visto il centrodestra prevalere perchè è mancato un pezzo del centrodestra», ha dovuto ammettere Salvini. Il riferimento è a Coraggio Italia di Giovanni Toti, con cui la Lega governa in Liguria, ma anche alle assenze sul fronte di Forza Italia. Inoltre, lo strappo con Fratelli d’Italia è evidente dalle dichiarazioni della leader Giorgia Meloni, che ha definito «folle» il comportamento di Salvini appare sempre più distante da una ricomposizione del fronte di centrodestra e in competizione con la linea leghista. Nemmeno a lei, però, Salvini chiude la porta: «Io non dico di no mai a nessuno. lavoro per unire, non per dividere», ha commentato. Eppure, proprio nei giorni scorsi la proposta leghista era stata quella di creare un «partito repubblicano» che lasciasse indietro le ideologie e che sembrava tagliata proprio per escludere FdI. Tuttavia, la proposta ha lasciato fredda anche Forza Italia, ormai diffidente rispetto alla capacità strategica di Salvini, divisa al suo interno e ancora in ansia per la salute del leader Silvio Berlusconi, che proprio ieri ha incontrato il segretario leghista.
Una ricomposizione organica del fronte è decisamente lontana ed è difficile intuire in che traiettoria si stia muovendo la Lega. Del resto, la dicotomia che ha condizionato l’elezione al Colle rimane attuale: da una parte Salvini tenta di contenere la crescita nei sondaggi di Meloni mantenendola dentro la coalizione; dall’altra sa che non può allontanarsi dalla maggioranza del governo Draghi di cui Meloni non fa parte.
In queste incertezze nazionali si insinuano poi le singole vicende locali: i tavoli per individuare i candidati comuni per le prossime amministrative si sono bloccati, con il rischio di arrivare in affanno come successo nella tornata del 2021. Sui territori, però, i toni si sono già abbassati: «Non metto in discussione sindaci e governatori», ha detto Salvini, precisando che l’attuale situazione non condizionerà la tenuta delle giunte.
Il governo
Sullo sfondo, infine, rimane il tema del governo Draghi. Al consiglio federale non si è parlato delle possibili dimissioni del ministro Giorgetti, apparentemente rientrate, ma Salvini ha chiesto un incontro con il presidente del Consiglio e rilanciato gli obiettivi dei prossimi mesi: no a nuove tasse sulla casa e alla riforma del catasto; basta nuove restrizioni per il Covid; decreto urgente per aiutare le famiglie e le imprese a pagare le bollette; impegno concreto per la difesa dei confini e la lotta all’immigrazione clandestina. L’agenda, però, difficilmente potrà venire dettata dalla Lega, soprattutto dopo la prova di debolezza dei partiti durante il voto per il Colle.
Le certezze ora sono poche: la Lega non ha intenzione di uscire dal governo e vuole rimanere il partito egemone nel centrodestra, anche se non è chiaro - nemmeno dopo il consiglio federale – con quale formazione e quali alleati.
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