Andrea De Pasquale, da direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, nel novembre del 2020 ha deciso di acquisire l’archivio appartenuto a Pino Rauti, legato alla storia della destra eversiva italiana, e lo ha definito statista.
Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la decisione del ministro della Cultura Dario Franceschini di nominare Andrea De Pasquale alla direzione dell’Archivio Centrale dello Stato.
De Pasquale, da direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, nel novembre del 2020 ha deciso di acquisire l’archivio appartenuto a Pino Rauti, figura di riferimento della destra postfascista, esponente della Repubblica di Salò e poi ispiratore del centro studi Ordine nuovo, incubatore della destra eversiva degli anni Settanta e Ottanta.
Al momento dell’acquisizione delle sue carte, la Biblioteca nazionale lo presenta come «statista» e «pensatore». Un gruppo di storici e intellettuali lancia un appello per fermare questa nomina. La petizione è anche su Change.org.
In quanto docenti universitari e componenti della comunità intellettuale nei suoi più diversi ambiti esprimiamo sconcerto e indignazione per la nomina alla guida dell’Archivio Centrale dello Stato di un funzionario che non ha né le competenze specifiche richieste da un simile altissimo incarico né ha dimostrato, nel suo trascorso mandato di direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, di possedere i necessari requisiti di indipendenza, autorevolezza e sensibilità civile.
L’Archivio Centrale dello Stato è un luogo cruciale per la conservazione e per la costruzione della storia italiana. Ed è l’istituzione a cui lo Stato affida il compito di garantire che la memoria prodotta dalle proprie istituzioni e dai propri organi rappresentativi venga conservata, trasmessa e resa disponibile.
E’ quindi uno dei più alti presidi di democrazia, di diritti e di trasparenza. Le scelte in merito alla documentazione da preservare, alla sua accessibilità, alle modalità della sua gestione e comunicazione costituiscono infatti un fondamento essenziale della vita democratica del Paese. Tutto ciò esige che alla sua guida sia posta una figura di altissima e specifica competenza archivistica e di altrettanto provata esperienza e sensibilità storico-istituzionale, il cui pregresso operato sia assolutamente privo di ombre.
Altri criteri di scelta non possono essere adottati: sarebbe un segnale deleterio anche nei confronti dei giovani, e una preoccupante conferma della incapacità della politica di gestire con consapevole serietà le istituzioni culturali, senza fini strumentali.
La possibilità di fare la storia del tempo che stiamo vivendo sarà garantita in futuro dalla consultazione dei documenti relativi alla politica e alla cronaca del presente; oggi, la possibilità di avvicinarsi alla verità storica anche sulla stagione delle stragi che hanno tragicamente segnato l’Italia del secondo Novecento dipende dalla corretta conservazione e fruibilità della documentazione desecretata, e non solo di quella.
Nessun uso distorto e propagandistico delle fonti e delle Istituzioni culturali può essere tollerato, nessuna iniziativa che presti il fianco a revisionismi più o meno latenti, o che sia mossa da ricerca di visibilità più che di verità.
Ci uniamo fermamente alle vive proteste manifestate dall’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna e da altre associazioni, dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali e da tanti cittadini per la flagrante inopportunità di tale nomina, adottata senza il dovuto rispetto per i principi di competenza e la dovuta attenzione al delicatissimo ruolo dell’Archivio Centrale di Stato per la ricerca storica di oggi e di domani.
Sottoscriviamo pertanto e ribadiamo la richiesta di dimissioni del Direttore testé nominato.
Barbara Agosti
Piero Bevilacqua
Francesco Caglioti
Stefano Carrai
Andre De Marchi
Nadia Fusini
Carlo Ginzburg
Silvia Ginzburg
Luca Guadagnino
Piero Innocenti
Walter Lapini
Franco Marcoaldi
Beppe Matulli
Tomaso Montanari
Alessandro Morandotti
Adriano Prosperi
Anna Maria Rao
Roberto Saviano
Donato Tamblè
Diana Toccafondi
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