La premier registra un’intervista con Paolo Del Debbio, conduttore di Diritti e Rovescio di Rete4. Ma non riceve domande su Donzelli e Delmastro, esattamente come il giorno prima, sulla stessa rete. «Se achiunque fa lo sciopero della fame tolgo dal 41bis, quanti mafiosi farebbero sciopero della fame?». Se la prende contro il nostro giornale: «C’è chi ha titolato che voglio far morire Cospito in carcere. Dopo le minacce dell’anarchico Valitutti, mi ha compito il loro silenzio».
«Chi è Alfredo Cospito? È un anarchico in carcere perché condannato per strage e perché fra le altre cose ha sparato alle gambe di un dirigente di Ansaldo». Giorgia Meloni torna a parlare di Alfredo Cospito nelle televisioni dell’alleato Silvio Berlusconi. La prima volta è stato mercoledì, con una telefonata in diretta nella trasmissione di Barbara Palombelli, su Retequattro. Stasera va in onda sulla stessa rete, durante la trasmissione Diritti e Rovescio di Paolo Del Debbio.
Il giornalista registra un’intervista a palazzo Chigi, la prima concessa nel suo “ufficio”, durante la quale la premier fa anche da Cicerone per le eleganti stanze, rinfrescate da poco. Come durante la trasmissione di mercoledì, Meloni non riceve domande sui «dati non divulgabili e non cedibili a terzi», come ieri ha stabilito il Dap, dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, rivelati da Giovanni Donzelli in aula alla camera mercoledì, e ricevuti dal sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove.
«Alfredo Cospito finisce al 41bis perché durante la sua detenzione inviava messaggi agli anarchici fuori dicendo “continuate la lotta, organizzatevi”», dice la premier. «Il 41 bis è un istituto preciso che viene preso in considerazione in base alla gravità del reato ma anche in base alla capacità di comunicare all’esterno, se c’è una pericolosità in quella comunicazione. Per questo Cospito finisce al 41bis. E comincia a fare lo sciopero della fame, non solo perché rifiuta il carcere duro ma perché rifiuta l'istituto del carcere».
«Cospito è gia stato graziato»
«La cosa interessante, che mi pare non si sia notata, è che Alfredo Cospito nel 1991 era già in carcere. Decise di fare lo sciopero della fame e venne graziato. Quindi lo stato lo ha graziato, lui è uscito ed è andato a sparare a della gente. Giusto per capire che non stiamo parlando esattamente di una vittima. È possibile che oggi Alfredo Cospito ritenga che tornare a fare lo sciopero della fame anche in questo caso potrebbe», dice la premier.
«A corredo di questa situazione gli anarchici di vario genere in tutta Europa cominciano a minacciare lo stato italiano, avviare una battaglia contro lo Stato in forza della quale sono saltare in aria auto di nostri diplomatici, cioè di persone che lavorano per lo Stato italiano. Ora la domanda semplice che faccio: nel momento in cui lo stato viene minacciato da gente che dice “se non togliete il 41bis a Cospito noi vi facciamo saltare in aria”, lo Stato deve indietreggiare? Se io stabilissi il principio che chiunque sta al 41bis e fa lo sciopero della fame, lo tolgo dal 41bis, domani quanti mafiosi avremmo che fanno lo sciopero della fame? E se tirassimo fuori i mafiosi dal 41bis perché ci altrimenti ci fanno saltare le macchine, quante macchine salterebbero?».
«Io credo che come lo stato non tratta con la mafia, lo Stato non tratta neanche con il terrorismo».
L’accusa ai giornali
«In realtà ho letto ricostruzioni, titoli di giornali in forza dei quali pare che dipenda da me la decisione, cosa che non è», continua Meloni. «Ho visto titoli di quotidiani che dicevano "la Meloni vuole far morire Cospito"», qui l’allusione è proprio a Domani, che però non usa articoli davanti ai cognomi, il titolo preciso era "Meloni è pronta a lasciar morire in carcere l’anarchico Cospito".
«Ora noi abbiamo trasferito Cospito in una struttura nella quale possiamo meglio monitorale la sua salute, perché su questo bisogna essere molto attenti e precisi. Dopo questi titoli leggo la dichiarazione di un noto anarchico, Pasquale Valitutti, che dice "se Alfredo muore noi faremo giustizia colpiremo con le armi rivoluzionare chi indicheremo con responsabile diretto o indiretto della sua morte". Mi aspettavo che dopo questo gli stessi quotidiani prendessero le distanze. Mi ha molto compito il loro silenzio».
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