La Lega occupa l’Aula e continua ad agitare le sedute di discussione, ma il testo al Senato sta andando verso l’approvazione definitiva. Per le Ong è un primo passo, tornano i permessi per motivi umanitari e il sistema di accoglienza diffuso e vengono abolite le quote di permessi di soggiorno per lavoro
L’iter è stato burrascoso tra striscioni in Aula alla Camera e occupazioni al Senato, la Lega non accetta che il decreto immigrazione e sicurezza del governo Conte 2 stia abolendo i decreti sicurezza di Matteo Salvini. Il testo però è approdato in Aula al Senato, dove verrà discusso e si procederà al voto finale sul testo, su cui il governo ha chiesto la fiducia.
Una delle parole più usate dal dossier del Senato è «ripristina» perché di fatto abolisce le novità introdotte dal leader dei porti chiusi tornando a una situazione più vicina precedente. La maggioranza giallo-rossa ci ha messo oltre un anno per decidere, ma alla fine è intervenuta.
Permessi di soggiorno e di protezione
- Per quanto riguarda i permessi di soggiorno Il provvedimento apporta modifiche alla disciplina vigente in materia di requisiti per il rilascio per esigenze di protezione del cittadino straniero. I decreti Salvini avevano abolito i permessi per motivi umanitari, adesso non sono tornati, ma sono state ampliate le possibilità per richiedere i permessi per protezione speciale. Per quanto riguarda la protezione internazionale degli stranieri, la normativa vigente prescrive il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini il rischio di tortura. Con il decreto, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. In tali casi, si prevede il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale.
- Il provvedimento affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in permessi di lavoro. Alle categorie di permessi convertibili già previste, si aggiungono quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori. La presenza delle “calamità” inoltre apre alla possibilità di un riconoscimento anche per i cosiddetti "migranti climatici”, ovvero la cui vita ha risentito di disastri legati al mutamento climatico. Un punto per cui Lega, Forza Italia e parte del Movimento 5 Stelle hanno richiesto la soppressione trovando però la bocciatura.
- Il provvedimento riforma anche il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione. Salvini aveva tagliato drasticamente i servizi e limitando la platea, smantellando di fatto l’organizzazione precedente. Adesso viene creato il nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione”. Le attività di prima assistenza continueranno a essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari. Successivamente, il Sistema si articolerà in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione.
Le Ong
Il testo interviene sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale, oggetto del decreto sicurezza bis di Salvini. Il testo voluto dall’ex ministro dell’Interno prevedeva una multa per il comandante della nave che non osserva i divieti e le limitazioni imposte in caso di ingresso in acque italiane. A cui si aggiunge l’eventualità di sanzioni penali. Era inoltre possibile che la nave potesse subire la confisca con sequestro cautelare immediato. Per i reati di immigrazione, anche quelli meno gravi, inoltre era previsto il ricorso ricorrere alle procure distrettuali ed è possibile avvalersi di intercettazioni preventive.
Le multe previste dal decreto di Salvini erano inizialmente un minimo di 10mila euro a un massimo di 50mila, con un emendamento erano arrivate da un minimo di 150mila euro a un massimo di un milione di euro.
Al momento dell’approvazione del decreto sicurezza bis, era arrivata la lettera del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Al di là delle valutazioni nel merito delle norme, che non competono al Presidente della Repubblica, non posso fare a meno di segnalare due profili che suscitano rilevanti perplessità» aveva scritto: «la sanzione amministrativa pecuniaria applicabile è stata aumentata di 15 volte nel minimo e di 20 volte nel massimo, determinato in un milione di euro, mentre la sanzione amministrativa della confisca obbligatoria della nave non risulta più subordinata alla reiterazione della condotta» aveva rilevato. Per Mattarella non era «ragionevole» e rasentava l’incostituzionalità: «la Corte Costituzionale, con la recente sentenza n. 112 del 2019, ha ribadito la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti».
Con il nuovo decreto si prevede che per le operazioni di soccorso la disciplina di divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento e allo stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione, si richiama di nuovo la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10mila a 50mila euro. Sono state eliminate le sanzioni amministrative introdotte in precedenza. Per le Ong non è la soluzione ottimale, aveva detto la portavoce di SeaWatch Giorgia Linardi, ma è un passo avanti.
Le quote
Uno dei punti più dibattuti presso le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera – che hanno modificato il testo del governo in vista dell'approvazione nell’Aula della Camera – è stato quello delle quote per i permessi di soggiorno per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per lavoro autonomo. Il testo iniziale prevedeva che in caso di mancata pubblicazione del decreto di programmazione annuale, il presidente del Consiglio dei ministri provvedesse in via transitoria, con proprio decreto, «entro il 30 novembre, nel limite delle quote stabilite nell'ultimo decreto emanato». I parlamentari però hanno approvato una modifica che ha soppresso sia il termine del 30 novembre sia il limite delle quote stabilite nell'antecedente d.p.c.m. emanato.
In altri termini, la "transitoria" determinazione numerica delle quote d'ingresso per lavoro subordinato e lavoro autonomo cessa di essere vincolata da quanto statuito nell'anno precedente e non è condizionata ai limiti numerici prefissati. Per la Lega è stata una decisione «criminale».
Oggi è prevista la “chiama” per il voto di fiducia, l’Aula di Palazzo Madama dovrà correre, il testo infatti è arrivato in Parlamento il 21 ottobre e i tempi per la conversione scadono il 20 dicembre. La capogruppo del gruppo misto al Senato Loredana De Petris di LeU ha detto: «Il decreto sta per scadere e noi lo vogliamo approvare, il governo ha posto la fiducia e ora bisogna procedere in un modo o nell'altro».
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