Il ragionamento che azzarda qualcuno, visto che si tratta di scenari finora mai esplorati, Conte potrebbe trovarsi a dover collaborare con qualcuno di troppo simile a lui, se Decaro finisse per scalare il partito
Così vicini, così lontani. Il caso della possibile infiltrazione mafiosa nel comune di Bari, guidato da Antonio Decaro, ha provocato la risposta del sindaco e di tutto il centrosinistra. La strategia con cui Decaro si è identificato progressivamente con la sua città sembra pagare, talmente tanto che qualcuno si spinge già a vedere un futuro radioso per il primo cittadino ai vertici del Pd. La sua candidatura alle europee, già in ballo da settimane, potrebbe essere ridiscussa, ma la gestione della crisi del capoluogo pugliese sembra aver lanciato le sue ambizioni.
La solidarietà è arrivata compatta da tutto il centrosinistra. Il Pd si è schierato saldamente al fianco del proprio amministratore. E anche i cugini Cinque stelle del campo largo-giusto-equo non hanno esitato a difendere Decaro.
Il sindaco non è coinvolto nel procedimento, ma ad ascoltare il discorso di Giuseppe Conte sembrano lontani anni luce i tempi in cui l’allora capo politico Luigi Di Maio attaccava selvaggiamente Simone Uggetti, ex sindaco Pd di Lodi, accusato e assolto in appello dall’accusa di turbativa d’asta perché il fatto non sussisteva. L’ex ministro degli Esteri è poi tornato sui suoi passi, affidando al Foglio una lettera di scuse.
«La modalità con cui è stato sollecitato il ministro degli Interni, è un chiaro attacco politico» ha detto Conte a proposito del caso. «Quello che possiamo consigliare al ministro dell’Interno è assoluta prudenza, visto che qui c’è una sollecitazione strumentale e un attacco politico in un contesto in cui si sta andando a elezione».
Passato solido
Insomma, difesa a spada tratta di uno dei maggiori fautori del campo giusto in Puglia, assieme al presidente della regione Michele Emiliano. La Puglia è probabilmente uno dei pochi luoghi in cui l’alleanza giallorossa è fiorita. Non è un caso che il capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia, sia uno degli ufficiali di collegamento più importanti nel rapporto con i grillini. Se dunque Decaro dovesse guadagnare credito all’interno del partito, potrebbe contare su rapporti robusti per costruire un’alleanza che negli ultimi mesi ha faticato a decollare (galeotte le ambizioni di Conte di dettare la linea che il Pd, in diversi casi, ha finito per subire).
Decaro, però, è di estrazione diversa da Elly Schlein. Alle ultime primarie ha sostenuto Stefano Bonaccini e ha tra i suoi sostenitori più forti buona parte dei riformisti dem. Paradossalmente questo fatto potrebbe giocare a suo favore anche nel rapporto con Conte. Uno dei grandissimi problemi che ha incontrato la segretaria è l’eccessiva sovrapponibilità della sua linea politica con quella del Movimento.
Certo, umanamente i due leader non hanno nulla in comune, ma l’ex premier su diversi temi ha già potuto superare Schlein a sinistra. Lo stesso non capiterebbe a Decaro, che anzi politicamente potrebbe rappresentare il completamento perfetto del M5s, potendo pescare anche in un’area più moderata.
Non è un caso che solo a inizio mese anche Matteo Renzi gli aveva dato la propria benedizione spiegando che «sarebbe un grande leader del Pd».
Somiglianze
Una combinazione perfetta, parrebbe. Peccato solo per l’aspetto umano. C’è chi osserva che si tratta di due tipi molto simili. Entrambi pugliesi, quasi coetanei, entrambi figure che sanno intuitivamente (nel caso di Decaro) o hanno imparato (per quanto riguarda Conte) a conquistare il pubblico.
Decaro ha dalla sua anche l’esperienza concreta dell’amministrazione di una grande città del sud come Bari, all’elettorato piace anche l’impegno contro i clan pugliesi che gli ha portato addirittura la protezione di una scorta.
E allora, è il ragionamento che azzarda qualcuno, visto che si tratta di scenari finora mai esplorati, Conte potrebbe trovarsi a dover collaborare con qualcuno di troppo simile a lui. Qualcuno già solleva l’ipotesi che il leader del M5s voglia proporsi come candidato premier alle prossime politiche, forte dei consensi che riesce ancora a concentrare su di sé: in questo caso ogni ostacolo, incluso un leader dem che può fargli concorrenza, diventa un problema.
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