La campagna vaccinale per il Covid-19 partirà «dai più anziani in giù, così distribuiremo le dosi». Lo ha detto il commissario Domenico Arcuri, in un'intervista al Corriere della Sera
- Il commissario straordinario anti-Covid, Domenico Arcuri, in un'intervista al Corriere della Sera ha chiarito che la campagna vaccinale per il Covid-19 partirà «dai più anziani in giù, così distribuiremo le dosi».
- noi siamo pronti», assicura Arcuri. «Non perderemo neanche un minuto e non conserveremo una sola dose nei nostri magazzini. Sarebbe intollerabile. Ci sono gli hub, la dotazione delle celle frigorifere e il sistema di distribuzione è già pronto a partire», ha aggiunto il commissario.
- Passando al tema Ilva, Arcuri osserva: «In fondo tutti insieme un accordo lo abbiamo sottoscritto».
La campagna vaccinale per il Covid-19 partirà «dai più anziani in giù, così distribuiremo le dosi». Lo ha detto il commissario Domenico Arcuri, in un'intervista al Corriere della Sera.
«Con il ministro della Salute e il suo staff, con i miei collaboratori, con migliaia di medici e di infermieri, l'esercito, alcune grandi aziende pubbliche italiane, la comunità scientifica e con il sostegno quotidiano del governo, noi siamo pronti», assicura Arcuri. «Non perderemo neanche un minuto e non conserveremo una sola dose nei nostri magazzini. Sarebbe intollerabile. Ci sono gli hub, la dotazione delle celle frigorifere e il sistema di distribuzione è già pronto a partire», ha aggiunto il commissario.
Passando al tema Ilva, Arcuri, da amministratore delegato della società Invitalia, osserva: «Gli uomini soli al comando non sono più parte del nostro tempo. Del mio, mai stati. E comunque, limitandoci all'Ilva, in fondo tutti insieme un accordo lo abbiamo sottoscritto».
Quanto all'impianto di Taranto dice: «L'Italsider ha scritto pagine importanti dell'industria italiana. E' stata una fase irripetibile, in cui i governi disegnavano interventi diretti nell'economia preoccupandosi dello sviluppo e dell'occupazione. Quella stagione è finita. Oggi è il momento di riaccelerare, siamo in uscita dall'emergenza più grave del dopoguerra» perché «un paese senza industria né innovazione non ha futuro ed è per questo che stavolta sarà diverso. Lo stato assicurerà una rapida transizione della produzione di acciaio verso livelli di sostenibilità ambientale e sociale: un terzo della produzione sarà verde, ci sarà un forno elettrico e due impianti per il preridotto. A partire dal Sud, si può produrre un acciaio verde ed ecosostenibile».
Arcuri sostiene anche che «abbiamo trovato un equilibrio ragionevole tra la decarbonizzazione e la tutela del lavoro. Serve un po' di tempo, ma queste variabili si possono conciliare. Non è vero che l'area a caldo possa assicurare occupazione solo a danno della salute. Con le migliori tecnologie e il ricorso ai forni elettrici si puo' essere competitivi e avere cura della salute dei posti di lavoro. Altrimenti, a cosa servirebbe lo stato?».
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