In un’intervista, il ministro della Difesa rivendica la sua presa di posizione sul caso del libro dai contenuti omofobi del generale Vannacci e dice di non sentirsi isolato
«Certo che rifarei quello che ho fatto perché il ministro alla Difesa, di tutti i cittadini italiani e di tutti i militari, doveva agire così. Non ho parlato e non mi sono mosso da esponente politico, ma, trattandosi di una cosa che toccava il mio ministero, da rappresentante delle istituzioni».
Così il ministro della Difesa Guido Crosetto, in un'intervista al Corriere della Sera, ribadisce la sua posizione nei confronti delle affermazioni -contro minoranze, migranti, femministe, ambientalisti, omosessuali - contenute nel libro Il mondo al contrario del generale Roberto Vannacci, che hanno suscitato aspre critiche. Crosetto le ha definite senza mezzi termini "farneticazioni personali" del generale.
Il caso politico
Il ministro spiega di essere intervenuto in realtà per evitare un caso politico: «Sono intervenuto, in realtà, per cercare di spegnerlo sul nascere. Quando mi sono reso conto che stava montando una pesante polemica e che si stava trasformando in un attacco alla Folgore, alle Forze armate e all'Esercito, quindi al cuore della Difesa, sono intervenuto».
E «ho detto solo due cose: che non si dovevano giudicare tutte le Forze armate sulla base del pensiero di una persona e che il caso sarebbe stato affrontato secondo le regole dell'ordinamento militare e non sui social. Non ho preso decisioni sulla base di ciò che penso del libro, ma di ciò che devo per rispetto all'istituzione che servo. Quindi, consultandomi con i vertici militari, ho chiesto si facesse chiarezza interna, anche per capire se quel libro fosse stato autorizzato, e poi ho agito con tre fini: tutelare lo stesso generale, le Forze armate e i valori costituzionali e repubblicani».
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