- La presidente del Pd: «ll finanziamento delle missioni militari arriva in aula. Sì agli ospedali, ma evitiamo di sostenere di chi non rispetta i diritti umani, collaborazione economica solo se si fermano le torture»
- Il Pd si è impegnato all’unanimità per «il superamento del ruolo della Guardia costiera libica secondo le indicazioni dell’Onu e del Consiglio d’Europa», e a un’evacuazione urgente dei campi libici.
- I dem devono pretendere che il rispetto dei diritti umani «diventi una condizione di questa collaborazione economica».
«Sta per arrivare in aula il provvedimento sul rifinanziamento delle missioni, fra cui quella in Libia. Il Pd deve fare quello che ha deciso sin dallo scorso anno». Valentina Cuppi, giovane sindaca di Marzabotto (Bologna), parla di una vicenda che un po’ la riguarda, anche personalmente: un impegno che il suo partito ha preso nella stessa assemblea nazionale che l’ha eletta sua presidente il 25 febbraio 2020, alla vigilia della prima ondata di Covid. Con un voto all’unanimità è stato approvato un ordine del giorno in cui il Pd si impegnava a ottenere «una revisione radicale del Memorandum Italia-Libia per garantire il rispetto dei diritti umani», a prevedere «il superamento del ruolo della Guardia costiera libica secondo le indicazioni dell’Onu e del Consiglio d’Europa», e a un’evacuazione urgente dei campi libici.
Le modifiche al Memorandum sono scomparse dai radar?
L’impegno era di farle entro la fine del 2020. C’è stata la pandemia, certo. Ma ora, nel momento in cui si andrà a votare in aula, è importante fare in modo che non ci sia un rifinanziamento della missione che prevede il coinvolgimento della Guarda costiera libica.
Quegli accordi risalgono al governo Gentiloni, Pd. E al ministro degli interni Minniti, Pd, che oggi si occupa di difesa per l’azienda Leonardo. L’Italia ha regalato a quella cosiddetta Guardia costiera alcune motovedette. Soldi diretti non dovrebbero essercene.
Di fatto la collaborazione c’è. Invece va chiuso ogni rapporto. Il nostro aiuto non può andare nella direzione di quello che provoca morte e sofferenza. Bisogna potenziare altre missioni: lo sminamento dei quartieri di Tripoli, il potenziamento delle strutture come l’ospedale di Misurata. È urgente: Medici senza frontiere sta lasciando Tripoli perché non riesce a contenere la violenza.
Già con Conte nel luglio 2020 il Pd non votò il provvedimento sulla Libia. Replicherete?
Vedremo cosa arriverà in aula.
Draghi elogia la Guardia costiera libica. Non sembra sulla strada che lei indica.
Draghi ha detto che si muoverà perché l’Europa si faccia carico dell’accoglienza e della gestione dei flussi migratori. È importante che questi temi siano posti a livello europeo, perché se diciamo «svuotiamo i centri» poi bisogna coordinare l’accoglienza delle persone con i canali umanitari.
La maggioranza su questi temi ha posizioni opposte.
So che è un tema divisivo ma stiamo parlando di diritti umani, torture e stupri. Non si può più lasciare che vengano mantenuti gli accordi attuali. Dobbiamo insistere sul fatto che anche le missioni che vengono fatte a livello europeo si facciano carico della gestione dei salvataggi in mare. Prima di salvare i confini vanno salvate le persone: è inaccettabile che chi scappa venga catturato e riportato in posti in cui le violazioni dei diritti sono ormai evidenti a tutte le istituzioni.
Propone di non votare il rifinanziamento alle missioni e di lasciare che il provvedimento passi grazie a Salvini e alle destre?
Ci eravamo impegnati modificare il Memorandum. Non chiediamo di lasciare la Libia. Chiediamo che le vite umane non stiano in mano alla cosiddetta Guardia costiera libica.
Sta invitando Letta a prendere le distanze dal governo?
Il Pd deve fare quello che si è impegnato di fare. Letta per primo ha detto che la missione Irini (l’operazione militare dell’Ue, ndr) deve poter gestire i salvataggi in mare.
Vuole trasformare Salvini nell’alleato più affidabile di Draghi?
Draghi si è impegnato ad affrontare il tema a livello europeo. E non mi pare che le soluzioni che ha in testa siano quelle che propone Salvini.
E se ci fossero conseguenze nella maggioranza di governo?
Difficilmente potremo avere la stessa visione di chi non vuole salvare la gente in mare e chiede la chiusura dei porti.
È un’altra delle battaglie «valoriali», come lo ius soli e il ddl Zan, che il Pd proporne senza però riuscire a portare a casa risultati?
Non mi piace l’uso del termine valoriale come se si trattasse di concetti astratti. Qui si tratta della vita delle persone. Non possiamo avallare il fatto che ci siano luoghi dove vengono cancellati i diritti umani. Stesso per la Zan. E per lo ius soli: faccio l’insegnante, so che significa spiegare a bambini che siedono fianco a fianco che uno è cittadino italiano, l’altro forse lo diventerà o forse no. Noi manteniamo la nostra identità, il rispetti dei diritti umani e la lotta perché siamo affermati ogni giorno.
Ma il programma di Draghi non è il programma del Pd.
Questo è un governo in cui stiamo in via eccezionale. «Con la Lega non lo faremo mai più» ha detto Letta. Nella maggioranza vi sono visioni diverse, persino opposte. Ma noi non possiamo arretrare di un passo. Sul ddl Zan come sulla Libia.
Sono le vostre «bandierine»?
Le nostre bandiere. Si capisce che non piacciano alla destra.
Il governo ha riavviato la collaborazione economica con la Libia. Sui migranti si farà come in Turchia: la Libia sarà aiutata a tenerseli, chiudendo gli occhi sui diritti umani.
Il Pd in questo governo c’è, e spingerà perché il rispetto dei diritti umani diventi una condizione di questa collaborazione economica.
Lei fa parte dell’area del Pd che maltollera il governo Draghi?
Draghi ha la nostra stima, ma nessuno nel Pd è contento di stare al governo con Salvini.
Lei è diventata presidente Pd con Zingaretti. Ora c’è Letta. Entrambi i segretari non hanno simpatia per le correnti. E lei invece entra in una corrente, «Prossima».
Prossima non è una corrente. Anzi per me la dinamica delle correnti non deve esistere, esistono invece aree culturali e sono una ricchezza. Noi siamo una rete che coinvolge interni al Pd ma anche esterni.
Esterni come lei fino a poco prima di diventare presidente?
Esattamente. Era l’ambizione di Zingaretti con Piazza grande è lo stesso verso per cui spingono le Agorà lanciate da Letta.
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