- Se Santanché risultasse indagata, dicono a Domani dal suo gruppo in parlamento, toccherà a Meloni e alla ministra decidere cosa fare. Non vengono escluse nemmeno le dimissioni.
- Meloni intanto chiede di rimandare il voto della ratifica del Mes , chi lo vuole invece «non sta facendo un favore all’Italia. Spero che chi l’ha messo a calendario voglia riconsiderare questa decisione». La Lega non si straccerà le vesti. Alla presidenza a guida Fontana specificano che il presidente farà «da notaio». La capigruppo del 28 sarà dirimente.
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La segretaria del Pd Elly Schlein intanto ha chiesto le dimissioni di Santanché: «Mentre il governo sta andando avanti su un decreto lavoro che aumenta la precarietà, c’è una ministra che non pagava fornitori e lavoratori mentre incassava compensi d’oro». Per Conte la ministra «non può permettersi di non chiarire», solo in subordine, il «passo indietro».
Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni il golpe in Russia è un problema quasi secondario, rispetto a quello che sta succedendo tra palazzo Madama, Montecitorio e palazzo Chigi. Dai litigi in Forza Italia, all’opposizione della Lega sul Mes, fino al caso Daniela Santanchè – la ministra che potrebbe essere indagata come non esserlo – tutto mette in difficoltà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ieri ha detto che ritiene giusto che spieghi. Nel suo gruppo non escludono nemmeno le dimissioni della ministra del Turismo: «Decideranno Meloni e Santanchè», dicono a Domani.
Meloni ha cercato di risolvere tacendo, ma la settimana parlamentare incombe e sul Mes è dovuta uscire allo scoperto sabato. Interpellata dai giornalisti a margine dell’Europa-Forum Wachau ha chiesto ufficialmente di rinviare. A Santanchè ha mandato un messaggio chiaro: «Penso non ci sia alcun problema a riferire in parlamento, è una richiesta legittima», e «sono contenta che il ministro Santanchè abbia dato la sua disponibilità, l'ho vista tranquilla in queste ore».
Dovrà riferire su quanto ricostruito dall’inchiesta di Report lunedì scorso, ovvero se si era assicurata alti guadagni per lei e l’ex compagno, nonostante il licenziamento di dipendenti e due società in crisi, Ki group e Visibilia.
Il Mes
L’Italia è l’unico paese che non ha ancora ratificato il Mes, il fondo salva stati. Le pressioni europee sono altissime, ma dopo la propaganda di Lega e FI contro il meccanismo, dire sì è estremamente difficile per l’immagine.
La Camera lo ha messo nel calendario dell’Aula il 30, ma prima, mercoledì 28, ci sarà una riunione dei capigruppo: «Penso sia un errore portare il Mes in aula adesso, anche per chi è favorevole alla ratifica», ha detto Meloni. La speranza è che si accordino per un rinvio. Sulla carta FdI era convintamente per il no al Mes, ma ora sono al governo. «Chi oggi chiede di prendere questa decisione non sta facendo un favore all’Italia. Spero che chi l’ha messo a calendario voglia riconsiderare questa decisione».
L’Italia, hanno riferito dalla maggioranza, vorrebbe usarlo come leva per la discussione sul Patto di stabilità. Strategie europee a parte, la Lega continua nonostante la lettera del ministro Giancarlo Giorgetti a dire no.
La responsabilità del sì, eventualmente, ricadrà su Meloni. Intanto però arriva una mezza tregua, nessuno si straccerà le vesti per mandarlo in aula. Il presidente della Camera non commenta. Lorenzo Fontana, risponde la presidenza a Domani, «ha un ruolo da notaio e mette nero su bianco le decisioni che vengono prese in capigruppo».
Santanchè
Lunedì scorso per la prima volta, Report ha mandato in onda le testimonianze dei dipendenti e dei fornitori storici delle aziende di Santanchè. Il quadro che ne esce, riporta il sito Rai, è disastroso: bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione e ditte del tanto celebrato Made in Italy messe in difficoltà, o addirittura strozzate, dal mancato saldo delle forniture. Santanchè e il suo socio, l’ex compagno, si assegnavano compensi e benefit sproporzionati.
Dall’inchiesta emergono anche rapporti tra alcune società del gruppo che si è visto assegnare, senza gara, l’appalto per la campagna promozionale del ministero del turismo “Open to Meraviglia” e una delle aziende di Daniela Santanchè, Visibilia.
La procura di Milano indaga, e secondo il Corriere della Sera non sarebbe sorprendente se Santanchè andasse incontro a un «avviso di conclusione delle indagini» per falso in bilancio. Il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, fino a due giorni fa la difendeva, adesso dentro Fratelli d’Italia ribadiscono che nessuno si oppone affinché Santanchè venga ascoltata in Parlamento.
Le opposizioni
La destra vacilla, e l’opposizione si rafforza. Sul Mes, M5s, Pd e Avs hanno raggiunto la non belligeranza tra loro, visto che il Pd è per la ratifica e gli altri due gruppi si sono astenuti. Ma soprattutto tutti sono pronti a interrogare la ministra in aula. «Se verrà formalizzata la richiesta sarò fiera e orgogliosa di farlo», ha detto lei.
La capogruppo del Pd Chiara Braga ha replicato su Twitter: «Non c’è niente da formalizzare ministra Santanchè. Le opposizioni glielo chiedono da giorni e ora anche il Governo di cui fa parte. Venga in aula a spiegare i comportamenti inaccettabili verso i lavoratori delle sue aziende e a rispondere alle domande de Pd». Mercoledì per sicurezza verrà inoltrata la richiesta anche nel corso della capigruppo. La segretaria Elly Schlein ha già chiesto le dimissioni: «Mentre il governo sta andando avanti su un decreto lavoro che aumenta la precarietà, c’è una ministra che non pagava fornitori e lavoratori mentre incassava compensi d’oro.
Il Pd chiede chiarezza, chiede a Meloni di uscire dal silenzio e alla ministra di dimettersi». Per Conte la ministra «non può permettersi di non chiarire», solo in subordine, il «passo indietro».
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