- «Bianchi, la candidata presidente M5s, non ha alcuna possibilità. Tecnicamente il voto a lei non serve a nulla, se non ad aiutare la destra. Non le serve neanche per entrare in consiglio regionale».
- «Il termovalorizzatore romano? Oggi i rifiuti finiscono in discarica, o vengono portati giro per l’Italia e per l’Europa per migliaia di chilometri, con danni ambientali e costi economici notevoli. In Lombardia ci sono tredici impianti, e non mi risulta che i Cinque stelle rompano le alleanze».
- «Il pericolo maggiore è nel Lazio mondo tornino i vecchi mondi della destra, quelli delle feste con le teste dei maiali. Ci abbiamo messo dieci anni per far risalire la sanità regionale a livelli adeguati».
Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra più Terzo Polo nel Lazio, sa che in questa regione Conte non punta a vincere ma a riacciuffare il Pd. Per questo negli ultimi giorni ripete i suoi appelli al voto direttamente agli elettori: puntando, spiega, «sulla credibilità e sul lavoro svolto» da assessore alla sanità. «Ho messo la faccia nel momento più buio della storia del paese e di questa regione, il contrasto alla pandemia. E ho dimostrato competenze e capacità».
Il suo appello al “voto utile” irrita Giuseppe Conte. La accusa di usare modi vecchi con i suoi elettori.
Non sono modi vecchi o nuovi, in queste regionali ci si rivolge direttamente agli elettori che hanno tutta la possibilità di valutare: gli elettori non appartengono a Conte o ad altri. La cosa è chiara. Con un voto si possono raggiungere due obiettivi: votando M5S possono dare il consenso alla loro forza politica, e votando me possono bloccare la destra. Mi sembra una scelta di buonsenso. Bianchi non ha alcuna possibilità di competere. Tecnicamente il voto a lei non serve a nulla, se non ad aiutare la destra. Non le serve neanche per entrare in consiglio regionale, la legge premia i primi due candidati presidenti e non il terzo.
Fra Pd e M5s nel Lazio i rapporti sono al minimo storico. La candidata grillina Bianchi dice che si potrà dialogare solo se il Pd farà un passo indietro sul termovalorizzatore romano. È così?
È una sciocchezza e un pretesto. Il termovalorizzatore è un’opera commissariata dallo stato, come il Ponte di Genova, non è una prerogativa del Pd. A Roma bisogna chiudere il ciclo dei rifiuti. Da presidente nominerò una commissione tecnico-scientifica con premi Nobel di alto profilo per valutare le tecnologie e l’impatto dell’impianto. Anche perché quello che avviene ora è la cosa peggiore: i rifiuti finiscono in discarica, oppure vengono portati giro per l’Italia e per l’Europa per migliaia di chilometri, con danni ambientali e costi economici notevoli. Poi non capisco: in Lombardia ci sono tredici impianti, in Emilia-Romagna sette, e non mi risulta che i Cinque stelle rompano alleanze o chiedano di chiuderli.
Bianchi sostiene che il termovalorizzatore fa male, e che lei deve pensare alla salute dei cittadini. Cosa dice ai cittadini di Santa Palomba, dove dovrebbe essere costruito?
Che il comitato tecnico-scientifico garantirà la salute pubblica, e che tutto venga svolto nei migliore dei modi e con le più moderne tecnologie. Ma ripeto che la cosa peggiore è quello che avviene oggi, che l’Europa considera il modo peggiore per governare il ciclo dei rifiuti. I cittadini possono stare tranquilli: ci faremo guidare dalla scienza, come abbiamo fatto con i vaccini. Già i termovalorizzatori esistenti sono monitorati H24 dall’Arpa, che controlla lo stato delle emissioni.
Lei è assessore nel Lazio, in una giunta in cui ci sono ancora due assessore M5s. I rapporti con le colleghe si sono freddati?
Per niente. Difendo il loro operato, che è un lavoro collegiale, sia per quanto riguarda il piano di transizione energetica, un’iniziativa molto importante soprattutto per la riconversione del distretto di Civitavecchia, sia per il lavoro che è stato fatto sul turismo e sul marketing territoriale. I Cinque stelle sbagliano mira, l’avversario è la destra, e Meloni che ha caricato di una valenza politica il voto regionale dicendo che è un test sul suo governo. Dovrebbero impiegare le loro energie contro Rocca anziché contro me. Per questo mi rivolgo all’elettorato che vuole bloccare la destra che ha già creato tanti guai quando ha governato nel Lazio, penso ai 49 ospedali venduti, che abbiamo dovuto riacquisire al patrimonio pubblico, ai nove anni di blocco del turn over, con 12mila operatori che non sono potuti rientrare nel sistema.
Perché Majorino in Lombardia ha fatto l’accordo con M5S e lei no?
Lo chieda a Conte. In Lombardia, all’inizio, è successa la stessa cosa che qui nel Lazio. Pier era un candidato che già stava in campo e su cui il Pd si era espresso. Ma li si è trovato l’accordo. Comunque è acqua passata, a me interessa avere un Lazio che faccia da argine sulla scellerata proposta di autonomia differenziata, e con la destra questo non avverrà. Un Lazio che difende i diritti delle donne, con la destra non avverrà. Un Lazio che difende la sanità pubblica e con Rocca non avverrà: ha privatizzato la Croce rossa italiana e fino a qualche settimana fa sedeva da presidente nelle associazioni della sanità privata.
Lei ha denunciato di essere stato oggetto di un tentativo di corruzione da parte di Antonio Angelucci, proprietario di cliniche e deputato di Forza Italia, il processo è in corso. C’è Angelucci dietro Rocca?
Angelucci è un importante sponsor di Rocca, che ha presentato la sua candidatura nella sede di un giornale di proprietà. Ma sono cose note: Rocca fino a qualche settimana fa presiedeva la Fondazione San Raffaele, di proprietà di Angelucci, e la Confapi, l’associazione della sanità privata dove c’è il Gruppo San Raffaele. Rocca è l’alfiere di un mondo antico che tenta di rimettere le mani sulla sanità pubblica. Il mondo di Batman, delle feste in maschera con le teste dei maiali. Conte rifletta, so che l’elettorato a Cinque stelle è giustamente sensibile a questi temi, ed ha denunciato giustamente queste malversazioni. Votando me mette un argine a questo mondo antico che ci riprova.
Per Conte e Bianchi lei non si doveva candidare perché deve restituire 275 mila euro alla Regione, secondo la Corte dei Conti.
Su quella sentenza pende un ricorso in appello. Sono sereno. Nella Fondazione Italia Amazzonia avevo il ruolo di presidente onorario, non c’è nessun addebito di distrazione di fondi né di utilizzo personale, casomai un tema di errate rendicontazioni. Peraltro sono fatti che quando i Cinque stelle sono entrati nella giunta o quando Conte ha proposto al presidente Mattarella di conferirmi l’onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica, nessuno mi ha contestato. Io sono garantista. Ma non si può essere garantisti solo con gli amici.
Il Messaggero dell’imprenditore Caltagirone, simpatizzante del governo Meloni, fa una forsennata campagna contro l’autonomia differenziata. Come se lo spiega?
È un giornale romano, e l’autonomia penalizza Roma. Se la suddivisione delle risorse si fa sulle spese storiche, Roma è stata sempre sottofinanziata.
In tutta la campagna elettorale lei ha contestato i numeri che Rocca dà sulla sanità e sulle liste di attesa. Non sono veri?
Rocca è un bugiardo, non siamo al bar dello sport, i numeri li dà il ministero della Salute, che fa due report importanti sulle regioni italiane. Uno riguarda i Livelli essenziali di assistenza e l’altro il Piano nazionale esiti, ovvero la qualità delle cure, che è importante perché sotto la soglia c’è il commissariamento. Il Lazio è adempiente nella prevenzione, nell’ospedaliero e nel distrettuale. Quando ha governato la destra non è mai avvenuto. Rocca non sa leggere i dati o non li vuole leggere. Segnalo che lo sostiene Francesco Storace, il governatore che ci ha mandato in commissariamento. E che si candida anche il vicepresidente di Storace, Giuseppe Simeone di Forza Italia. Un mondo che ho contrastato e combattuto. Ripeto: il pericolo maggiore è che questo mondo torni. Ci abbiamo messo dieci anni per far risalire la sanità regionale a livelli adeguati.
Lei è il candidato di Renzi e Calenda, che l’hanno imposta al Pd?
Quest’accusa fa ridere. Provengo dal Pci, la mia storia è tutta a sinistra, oggi sono iscritto al Pd.
Chiude la campagna elettorale a Garbatella per dimostrare che non è il candidato della Roma bene di Calenda?
Chiudo a Garbatella, al limite potremmo dire a casa di Meloni. Non chiudo a casa di Rocca, perché come avete scritto voi, Rocca con le case ha fatto un po’ di casini. A Garbatella perché è un quartiere popolare di Roma. Non sono un candidato della Ztl, peraltro vivo a Labaro.
I candidati segretari del Pd però saranno al fianco di Majorino. Non con lei, perché Majorino andrà meglio di lei?
Polemica incomprensibile. Accanto a me ci saranno esponenti di primo piano del Pd, da Zingaretti a Gualtieri. E sarà una chiusura dell’intera coalizione, e tutti i candidati segretari mi hanno mandato videomessaggi.
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