I disservizi della Serie A in streaming su Dazn sono ormai una questione politica che, a quanto risulta a  Domani, è al vaglio dell’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), sollecitata dal governo a indagare anche sotto la pressione del parlamento. Secondo alcuni dei principali esperti di telecomunicazioni in Italia il problema è questo: una rete italiana che proprio non ce la fa, allo stato attuale, a garantire una trasmissione di calcio in streaming (su internet) di qualità adeguata. Senza blackout né cali della risoluzione video. 

«Il calcio è uno sport importante in Italia. E perché il suo arrivo internet può essere un fattore di innovazione delle abitudini degli italiani», spiega Mirella Liuzzi (M5s), sottosegretaria al ministero dello Sviluppo con lo scorso governo e tra i promotori di una risoluzione bipartisan della Camera, a settembre, per impegnare il governo a risolvere il problema.

Governo che per altro, nella figura di Anna Ascani (sottosegretaria al Mise) si è già attivato sulla questione.

La società inglese Dazn, in partnership con Tim, si è aggiudicata i diritti per trasmettere le partite della serie A 2021-2024. Lo fa tramite Internet e sfruttando la connessione dell’utente, mentre in passato Sky lo faceva via parabola satellitare.

Fin dalla prima partita ci sono stati disservizi. Due, gravi, hanno interessato tutti gli utenti. Dazn se n’è attribuita la responsabilità e ha offerto indennizzi. A quanto risulta, ha comunicato all’Agcom che la colpa è stata di due problemi software (nella piattaforma usata), già risolti. Sempre all’Agcom gli operatori hanno riferito di non avere mai registrato congestioni sulla rete.

Questione di rete 

I disservizi però, localizzati in varie parti d’Italia, soprattutto in provincia, sono proseguiti. Gli operatori e Dazn stanno cercando di convincere Agcom che in questi casi la colpa è dell’utente: una connessione lenta o un Wi-Fi intasato.

Ma è responsabilità anche degli operatori se la connessione degli utenti è un punto debole. Connessioni della migliore qualità, di tipo gigabit, coprono solo pochi di loro. Il 10 per cento degli italiani ancora nel 2022, secondo stime di Goldmedia Analyse, rielaborate da Maurizio Dècina, decano delle telecomunicazioni (professore del Politecnico di Milano) e ora consigliere del ministro all’innovazione Vittorio Colao su questi temi. Ci battono Germania, Regno Unito (di gran lunga) e Francia.

Il sospetto che si fa strada fra gli esperti, e sul tavolo di Agcom, è però un altro, più grave: che la rete italiana sia inadeguata non lato utente, ma lato operatore. Ossia nella sua infrastruttura di base, non aggiornata da anni.

Le condizioni della gara 

LaPresse

Per capire la natura del problema sogna tornare a quando Dazn ha fatto l’offerta migliore per aggiudicarsi i diritti. Marzo 2021. Allora le società della Serie A si sono in effetti posti la domanda se Dazn e la rete italiana, fossero in grado di reggere la sfida. E lo hanno chiesto ad alcuni consulenti di spicco, tra cui Francesco Vatalaro, professore all’università Sapienza di Roma.

Vatalaro ha detto che la rete avrebbe retto solo a patto di interventi importanti: una nuova codifica del segnale – che Dazn non ha ancora introdotto – e una distribuzione dei contenuti (il calcio) più vicina a casa dell’utente. Se il contenuto è più vicino all’utente, ci sono meno inefficienze su Internet e la qualità è più garantita.

Dazn è intervenuta con Tim mettendo una trentina di cache (memorie) nelle reti degli operatori, che richiedono un investimento di 200mila euro l’una. Il contenuto così arriva all’utente non dalla rete centrale, ma da più vicino: dalla cache appunto.

Tim ha anche investito in una tecnologia (multicast, costata circa 100 milioni di euro dicono fonti vicine all’operazione) per semplificare i flussi di dati e quindi alleggerire la rete.

Va detto che la stessa Agcom, con un atto pubblico di indirizzo a Dazn e agli operatori ad agosto, aveva chiesto quegli interventi; riservandosi di monitorare la situazione per capire se, tra l’altro, servissero altre cache. È proprio questo il punto. «Servirebbero circa cento cache, una a provincia italiana, per avere una qualità ottimale», dice Vatalaro.

Concordano due altri esperti, uno vicino al governo e l’altro all’operazione Dazn. Scelgono di restare anonimi, troppo grossi gli interessi in gioco: mettere quelle cache richiederebbe non solo soldi ma molti mesi di tempo.

«A quanto apprendo da tecnici che hanno lavorato sul dossier Dazn, il problema principale è che l’attuale rete degli operatori è una vecchia infrastruttura, troppo centralizzata», dice Francesco Sacco, professore all’università Insubria e tra i più noti esperti di banda larga.

«Le cache di Dazn ora sono infatti poste in punti centrali della rete, non quindi vicini davvero agli utenti - continua. Quelle cento cache, che è il minimo necessario per risolvere i problemi, vanno messe in punti di accesso localizzati della rete; ma per farlo gli operatori devono prima investire per rendere idonei quei punti, con una tecnologia detta Edge Cloud». «Purtroppo gli operatori negli ultimi anni hanno investito il minimo indispensabile sulla rete centrale: subiscono una crisi dei profitti, per eccesso di concorrenza», dice Sacco.

Secondo alcune stime, il costo sarebbe circa 300mila euro a punto; ma significherebbe soprattutto riconoscere che per molti mesi ancora i tifosi dovranno subire il rischio di disservizi. Gli esperti mettono in dubbio anche il punto degli operatori secondo cui la rete non ha subito congestioni durante le partite.

Il sistema per misurarle sarebbe di grana troppo larga. Adatto a contenuti meno sensibili rispetto al calcio live. Non sarebbe in grado di scovare congestioni durate pochi minuti in poche zone. Pochi minuti che però fanno la differenza in una partita di calcio.

Verso le sanzioni

Il tema è sul tavolo di Agcom in una riunione prevista a ottobre, con gli operatori e Dazn che, contattata da Domani, ha preferito non commentare. 

Ci sono anche dubbi però che Agcom abbia i poteri per intervenire in merito. Anche questo c’è nella risoluzione approvata dal parlamento: si chiede un decreto per dare ad Agcom i poteri per sanzionare Dazn ed eventualmente imporre sistemi alternativi allo streaming (come il satellite), se i problemi non si risolvono.

Ultimo tassello, con un sistema articolato di caching aumenta il carico sulla rete dell’utente e quindi diventa ancora più necessario completare la copertura in fibra ottica gigabit o almeno 100 Megabit. Secondo gli attuali piani finanziati con fondi pubblici, sono obiettivi raggiungibili (se tutto va bene) nel 2025 e nel 2023, rispettivamente.

I prossimi due anni di calcio in tv si annunciano di sofferenza. Per i tifosi di ogni squadra.

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