A proposito della norma del ddl sicurezza che inasprisce le pene e introduce procedure accelerate per cacciare gli abusivi, l’esponente di Fratelli d’Italia al ministero della Giustizia torna a esprimersi con violenza, evocando i «calci nel culo». Le polemiche «sull’intima gioia» non sono bastate. L’Associazione nazionale magistrati: «Linguaggio fuori dalle regole basilari del diritto»
«Prendere per la pelle del culo chi occupa la casa degli anziani. Dargli un calcio nel sedere». L’uso di metafore violente contraddistingue ancora una volta il linguaggio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che già alcune settimane fa aveva detto di provare «intima gioia» al pensiero di «non lasciare respirare» i detenuti dietro i vetri oscurati del nuovo mezzo della polizia penitenziaria. Di fronte a un concetto tanto violento, le opposizioni avevano chiesto le sue dimissioni e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva dovuto chiarire il senso delle sue parole: Delmastro si riferiva al «non far respirare la mafia».
Nessuna violenza, è in malafede chi ha scorto nella frase del sottosegratario l’idea di una giustizia vendicativa, per cui è giusto punire e procurare sofferenza a chi commette reati. Ma quale affronto ai diritti umani.
Eppure Delmastro, parlando in questo caso di Ddl sicurezza, non prova neanche a cercare un altro registro linguistico quando parla di chi occupa abusivamente le case. Stavolta al posto degli agenti penitenziari c’è il popolo di Atreju ad ascoltarlo al dibattito intitolato “Tra abusi e soprusi: un modello per combattere i ‘ladri di case’”.
Un modello che il sottosegretario spiega così: «Noi vogliamo tutelare il legittimo proprietario di una casa. Oggi un anziano va fare una lunga degenza in ospedale ma non si preoccupa della malattia ma se quella casa, frutto dei risparmi di una vita, sarà ancora sua. Torna a casa ma la chiave di ingresso non gira più, chiama le forze dell'ordine che gli dicono di fare lo sfratto e di aspettare 6 o 7 anni: l'alternativa è finire sotto un ponte. Noi vogliamo prendere per la pelle del culo chi occupa la casa degli anziani, dargli un calcio nel sedere e ridare il possesso della casa all'anziano».
Il riferimento è alla norma del Ddl sicurezza che interviene sul reato di occupazione abusiva di immobile. Sicuramente un problema da non sottovalutare, anche alla luce di recenti casi di cronaca. Con il nuovo testo, le pene arriveranno a sette anni e si potrà procedere d’ufficio se l’immobile occupato è pubblico; o se il proprietario è un anziano o ha problemi di salute. Esattamente il caso citato da Delmastro. «È liberticida? Temo di no, ma se fosse liberticida quel ddl sono fiero di essere liberticida».
Inoltre viene introdotta una procedura di urgenza per la liberazione della casa occupata, velocizzando i tempi di intervento di forze dell’ordine e altre autorità competenti. Quindi il sottosegretario voleva dire “procedura d’urgenza” e ha detto “prendere per la pelle del culo”. Il solito problema con le metafore.
Reazioni
Tra le frasi a effetto di Delmastro su questo argomento c’è «la sinistra è passata dallo ius soli allo ius Salis», una battuta sull’eurodeputata Ilaria Salis, in passato attivista per il diritto per la casa e condannata per occupazione abusiva.
Molto a tono la replica di Avs, che candidò Salis per fornirgli l’immunità e liberarla dalle carceri ungheresi. Il vicepresidente alla Camera, Marco Grimaldi dice che «in un Paese normale un sottosogretario come Delmastro starebbe preparando gli scatoloni. Oggi ha detto testualmente “prenderemo per la pelle del culo chi occupa, la sinistra difende lo ius Salis, io fiero di essere liberticida”. Che il deputato meloniano fosse “liberticida” ne avevamo già avuto qualche avvisaglia mentre sapevamo della sua amicizia con Casapound, i “fasci del terzo millennio” che da 21 anni occupano abusivamente un intero palazzo nel centro di Roma. Adesso abbiamo capito: per Delmastro esistono le occupazioni “cattive” e quelle “buone” dei suoi amichetti Si chiama ius fasci». E se per la senatrice Enza Rando (Pd) quello di Delmastro è «un linguaggio volgare e inaccettabile da parte chi rappresenta la nostra Repubblica», per il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia «è un linguaggio che si pone al di fuori delle regole basilari del diritto. Il diritto non è violenza e rispetta i diritti di tutti».
© Riproduzione riservata