Otto mesi dopo l'approvazione alla Camera, il disegno di legge contro l'omotransfobia approda a Palazzo Madama. Si annuncia uno show fra i pro e i contro, ma soprattutto la corrispondenza di amorosi sensi fra Salvini e Renzi, entrambi favorevoli alla ricerca di una mediazione
Otto mesi dopo l'approvazione alla Camera, il ddl Zan approda oggi in Senato. Appuntamento in aula oggi alle 16 e 30. Sia Matteo Renzi – reduce dalla presentazione del suo libro “Controcorrente”, stamattina alla camera – che Matteo Salvini annunciano la loro presenza a Palazzo Madama. Si annuncia uno spettacolo fra i pro ei contro, ma soprattutto la corrispondenza di amorosi sensi fra il leader leghista e quello di Italia viva, entrambi favorevoli alla ricerca di una mediazione. Probabile il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità preannunciate da Fratelli d'Italia. Voto palese, quindi senza alcun pathos (i franchi tiratori sono temuti e annunciati nei voti segreti).Anche dal Pd si guarda con «una certa preoccupazione» apprensione al pallottoliere. Al momento all'appello mancherebbero gli 11 senatori del Movimento 5 stelle. E 11 voti è stata la differenza che ha consentito ai giallorossi di ottenere in maggioranza la calendarizzazione della leggeula.
Respinte le questioni pregiudiziali
Il Senato non ha approvato le due questioni pregiudiziali presentate da Lega e FdI al ddl Zan. La votazione nominale con scrutinino elettronico si è conclusa con 136 contrari, 124 favorevoli e 4 astenuti.
Renzi: «Noi contro pregiudiziale»
«Qui siamo in un punto delicato. Ora siamo a un passo, a un centimetro e io qui ragion di politica. O voi fate di quest'aula un luogo dove gli ultrà si confrontano e non si porta a casa il risultato, perché tutti sappiamo che il passaggio a scrutinio segreto è difficile. O si va a scrutinio segreto ed è un rischio per tutti, o ci si assume la responsabilità politica di trovare un accordo. Non semplicemente nel merito, che è a portata di mano, non prendiamoci in giro, è a un passo. C'è però anche un accordo di metodo: va chiesto a tutte le forze parlamentari non solo di andarsi incontro ma di fare un patto politico perché alla Camera questa legge, se dovesse venire modificata dal Senato, possa essere approvata nel giro di due settimane» .
Questo l’intervento del leader di Italia viva, che continua: «Se vogliamo trovare un punto di sintesi, io vi richiamo e mi richiamo all'alta responsabilità che abbiamo che è quella di venire qui a fare l'interesse dei cittadini e non uno scontro ideologico. Il mio è un appello, ed è semplice: si faccia un accordo sui punti legati agli articoli 1, 4 e 7. E fatto l'accordo si chieda di portare la discussione alla Camera entro 15 giorni».
«Italia viva – ha concluso Renzi – voterà contro la questione pregiudiziale, e con questo potrei cavarmela, ma ci sono momenti nella vita delle istituzioni democratiche in cui dobbiamo ricordarci chi siamo. Noi non siamo influencer che mettono like e nemmeno quelli che pensano che in Italia ci sia il monocameralismo. Finché ci sono due Camere qui dentro si discute, altrimenti si dà ragione all'antipolitica».
Prosegue l’esame in aula
«Non è cambiato nulla rispetto a quelli che erano i tempi richiesti dall'Aula la scorsa settimana. Per cui si va avanti col calendario. Adesso ci sono due pregiudiziali e molto probabilmente, visto che la seduta termina alle 20, non faremo in tempo con le sospensive». Così la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi, al termine della Conferenza dei capigruppo. «La discussione generale - aggiunge Loredana De Petris (Leu) - proseguirà quindi domattina fino a giovedì mattina, e poi riprenderà martedì 20 luglio. Sempre martedì, alle 12, è fissato il termine per gli emendamenti».
Oggi, dunque, l'Aula vota le pregiudiziali di FdI e Lega, mentre la questione sospensiva sarà esaminata domani mattina. L’esame del ddl Zan invece proseguirà giovedì mattina, visto che domani l'Aula di Palazzo Madama sarà impegnata con le votazioni per l'elezione di due componenti del cda Rai.
Giallorossi contro Casellati
«Quest'aula ha già votato per la calendarizzazione», replica il democratico Franco Mirabelli, interrotto da destra. «Vede perché è impossibile discutere. Basta aver letto i giornali in questi otto mesi per sapere cos'è successo in commission: ci è stato impedito di discutere fino a marzo. Dovevamo votare per iniziare la discussione», «Si sono fatte 170 audizioni. E' evidente che si voleva impedire questo provvedimento. I giochini, le tattiche, le furbizie, vanno chiuse. Si è deciso un percorso in aula, in commissione non ci sono le condizioni neanche per discutere».
«Abbiamo dovuto votare per in aula, lei non deve arrivare fino di tornare indietro», dice fra gli ululati della destra Piero Grasso (Leu). E anche la pentastellata Alessandra Maiorino deve parlare mentre gli avversari rumoreggiano. Favorevoli al ritorno in commissione Fdi, Lega e Forza italia. Favorevoli invece alla «trattativa», anche alla conferenza dei capigruppo, il gruppo delle Autonomie e quello di Italia viva. Alle 17 e 20 Casellati sospende l'aula e convoca la capigruppo.
Casellati ha già deciso
Ma la presidente è irremovibile: «Avevamo già deciso di convocare una capigruppo alle 15 di oggi per capire lo stato dell'arte del ddl Zan, ma poiché alla stessa ora è stata convocata la commissione Giustizia ho detto che la avrei rinviata quindi la polemica è assolutamente pretestuosa perché era già stata annunciata nella chat dei capigruppo la mia volontà».
In aula parla il leghista Ostellari
«Il problema sono i nodi giuridici». Il primo a parlare in aula è il presidente della Comissione Giustizia Andrea Ostellari, della Lega, che fin qui era anche relatore della legge Zan. «Non otto mesi ma tre», spiega, il tempo in cui la legge è rimasta in commissione. Sessanta le audizioni (che al momento non erano finite). Ostellarei riepiloga tutte le obiezioni e le «criticità» al testo da lui raccolte, e anche la «Nota Verbale» del Vaticano. «La disponibilità a dialogare c’è, rappresento fino all’ultimo la volontà politica di dialogo. Secondo me in quindici giorni possiamo arrivare a un testo migliore», dice Ostellari alla presidente Maria Elisabetta Casellati chiedendo il rinvio in commissione della legge. La presidente propone di sospendere la seduta e convoca la capigruppo.
Prima della Prima
Probabilmente dopo il voto sulle pregiudiziali sarà convocata una riunione dei capigruppo, che dovrà decidere i tempi per gli emendamenti. Dalle 15 invece a Palazzo della Minerva è in corso la commissione giustizia convocata dal presidente Andrea Ostellari, senatore della Lega, che ha illustrato la sintesi da lui elaborata che prevede modifiche al testo approvato dalla Camera. Un ultimo tentativo di tenere il provvedimento in commissione.
Le pregiudiziali leghiste
Oltre a Fratelli d'Italia, anche la Lega ha deciso di presentare le pregiudiziali di costituzionalità. E questo forse anche in base al tam tam che si è diffuso mell'ultima ora: ai giallorossi mancano i numeri. Il voto è palese. Ma qualche senatore potrebbe non presentarsi ora, all'apertura della discussione in aula. Il calcolo non è difficile da fare. La scorsa settimana, al voto per la calendarizzazione del provvedimento, ci sono stati 145 sì. I contrari erano stati 134. Il voto di oggi dovrebbe essere simile e rovesciato. Ma certo, dieci assenze farebbero la differenza, se il centrodestra mantenesse la compattezza della scorsa settimana.
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