Nel testo definitivo che approveranno i partiti di maggioranza è rientrata la richiesta del Movimento 5 stelle. Lo scostamento diventa dunque una possibilità da valutare «qualora si verifichi un peggioramento dello scenario economico». Eliminato anche il riferimento alla prosecuzione dell’iter della delega fiscale, come richiesto dal Carroccio
Nella versione definitiva della risoluzione di maggioranza sul Documento di economia e finanza è prevista la possibilità di fare nuovamente ricorso allo scostamento di bilancio. Nel testo si raccomanda al governo di «monitorare l’andamento della situazione macroeconomica al fine di valutare, qualora si verifichi un peggioramento dello scenario economico, l’applicazione di quanto previsto dalla legge 24 dicembre 2012 n.243, al fine di prevedere interventi di sostegno», simili a quelli decisi in pandemia.
Le proposte del Movimento
La correzione del testo in questo senso era stato previsto da una modifica proposta da Movimento 5 stelle e Leu alla prima bozza discussa dalla maggioranza ieri sera, ma la richiesta di uno scostamento di bilancio per finanziare ulteriori pacchetti di sostegni a famiglie e imprese.
Nel testo definitivo sono andate in porto anche altre modifiche proposte soprattutto da M5s e Lega. Tante facevano riferimento a misure già respinte dal presidente del Consiglio Mario Draghi. L’idea di inserire storici cavalli di battaglia tra le proposte nella consapevolezza che non avrebbero raccolto il consenso dei partner di governo anticipa la campagna elettorale che preparerà il voto del 2023.
Il Movimento ha ottenuto ad esempio la proroga del superbonus per le villette unifamiliari e l’indicazione di valutare la possibilità di prevedere il frazionamento del credito d’imposta, altra questione su cui i Cinque stelle spingono da tempo.
Non è rientrata invece la valutazione del meccanismo del cashback, misura di bandiera del Movimento, da inserire nella lista degli strumenti a disposizione della politica di sostegno al reddito.
I successi della Lega
Da parte sua, la Lega ha ottenuto il taglio del riferimento alla prosecuzione della trattazione della legge delega fiscale, previsto dal testo originario. La misura nelle scorse settimane ha provocato uno stallo interno alla maggioranza sulla riforma del catasto. In commissione Finanze alla Camera si era rischiato lo scontro fisico. Dopo una seduta turbolenta, il presidente Luigi Marattin aveva fermato i lavori e rinviato la discussione al governo.
Lo scontro si era risolto con un confronto tra Antonio Tajani, leader di Forza Italia, Matteo Salvini, segretario della Lega, e il presidente del Consiglio. In quell’occasione si era deciso di continuare a cercare una soluzione tecnica e di reicontrarsi dopo Pasqua, ma per il momento non è ancora stato trovato il punto di caduta. La sintesi, inoltre, dovrà anche essere sottoposta a Pd e M5s.
Via anche l’impegno di ridurre progressivamente i sussidi ambientalmente dannosi, che secondo la prima bozza di risoluzione avrebbe garantito maggior entrate da utilizzare per ridurre gli oneri a carico dei settori produttivi.
Non ha trovato invece spazio nel testo di maggioranza la richiesta della Lega di inserire nel ventaglio di misure con cui intervenire sul sistema previdenziale Quota 100, il programma di pensionamento anticipato introdotto dalla Lega durante il Conte I. Cancellato dalla risoluzione che sarà approvata anche il riferimento alla peste suina africana, per cui aveva chiesto disponibilità a ulteriori spese.
Salvini anticipa però la volontà della Lega di continuare a lavorare «per alzare il tetto della flat tax da 65mila a 100mila euro» con lo scopo dichiarato di andare incontro agli autonomi. «Speriamo che nessun partito si opponga» dice ancora il leader della Lega, che da sempre tiene la tassa piatta tra le sue priorità e ne aveva fatto una battaglia personale già durante il governo gialloverde.
All’epoca, Salvini la voleva introdurre fino a un reddito familiare di 50mila euro. «Se sei sotto una certa soglia paghi il 15 per cento di tasse, uguale per tutti» diceva nel 2019. Alla fine era stato trovato un compromesso per importi inferiori a un limite più basso e condizionati da una serie di coefficienti, mentre la norma a cui fa riferimento oggi Salvini è quella che riguarda le partite Iva.
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