Dopo diversi mesi dai tre eventi decisivi per il futuro nazionale e globale sulla lotta al cambiamento climatico come la Pre-Cop di Milano, il G20 di Roma e la Cop26 di Glasgow, l’Italia ha finalmente nominato il suo inviato per il clima.
La figura scelta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è Alessandro Modiano, diplomatico di lungo corso in materia di contrasto al cambiamento climatico, anche in ambito G7, G20 e Ocse.
L’annuncio è arrivato dal profilo Facebook del ministro Di Maio che ha scritto: «L’Italia conferma così il suo impegno nella lotta ai cambiamenti climatici e la sua leadership su uno dei temi decisivi per la sopravvivenza del nostro pianeta. La diplomazia climatica è ormai una componente fondamentale della politica estera dell’Italia e dell’Unione europea, e questo è un altro passo avanti per il nostro paese».
Tuttavia, la nomina di Modiano avviene con oltre quattro mesi di ritardo. Ad agosto infatti, Di Maio aveva affermato pubblicamente che l’inviato speciale per il clima sarebbe stato nominato a settembre. «Agiamo subito, in ballo c'è il futuro del Pianeta e dei nostri figli», aveva detto.
Il ruolo
L’inviato speciale per il clima è la persona incaricata di seguire i negoziati e di rappresentare l’Italia a tutti i tavoli internazionali. Una figura di primaria importanza per la transizione ecologica italiana sul piano europeo e mondiale. Uno dei primi eventi già programmati a cui parteciperà Modiano è la Cop27 che si terrà in Egitto in questo 2022.
Il nome di Modiano non era tra quelli che circolavano nei mesi scorsi. Non è stata nominata Monica Frassoni, che aveva comunque ricevuto l’endorsement di vari esponenti politici come Rossella Muroni. Frassoni viene da una lunga storia europeista ed ecologista sviluppata all’interno dei Verdi all’Europarlamento. Ha fondato il think tank European Alliance to Save Energy e ha anche una lunga esperienza nei negoziati sul clima. I ministri Cingolani e Di Maio hanno invece preferito scegliere un candidato diplomatico.
LE SCELTE DEGLI ALTRI
Gli Usa hanno scelto come inviato speciale per il clima John Kerry, una figura di ampio respiro internazionale ex candidato presidente, ex segretario di Stato e protagonista dell’accordo di Parigi. Il Regno Unito, che con l’Italia ha organizzato la Cop, ha da tempo al lavoro un esperto di clima come Nick Bridge, ex ambasciatore britannico all’Ocse, prima diplomatico in Cina, il principale e più difficile interlocutore della decarbonizzazione, come si è visto al G20 ambiente di Napoli.
Nel Regno Unito c’è anche Alok Sharma, presidente della Cop26 con ruolo ministeriale nel governo di Johnson. La Cina ha confermato Xie Zhenhua, abilissimo negoziatore nelle Cop fin da Copenaghen 2009.
In Italia questo tipo di relazioni internazionali sono spesso state delegate alle partecipate statali dell’energia ed è possibile che facciano sentire il proprio peso anche sulla scelta dell’inviato, suggerendo nomi o imponendo veti.
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