Rischiano Veneto ed Emilia-Romagna. Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha convocato per lunedì mattina una riunione con Regioni, Associazione nazionale comuni italiani e Unione province d’Italia, parteciperà anche il ministro Speranza. Nodo ristori, i governatori delle zone arancioni hanno scritto al governo. Gualtieri ha annunciato un nuovo decreto da 24 miliardi
Il nuovo Dpcm anti Covid-19 di gennaio è in elaborazione: il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha convocato per lunedì mattina alle 10:30 una riunione con Regioni, Associazione nazionale comuni italiani e Unione province d’Italia. L’ipotesi è abbassare ancora l’indice del contagio Rt per determinare la zona rossa, che scatterebbe in via automatica qualora l'incidenza settimanale dei casi sia superiore a 250 ogni 100mila abitanti. Con i dati attuali rischiano Veneto ed Emilia-Romagna. All'incontro in video conferenza parteciperà anche il ministro della Salute, Roberto Speranza.
La nuova zona rossa
La nuova zona rossa è stata proposta dall’Istituto superiore di sanità, e condivisa dal comitato tecnico scientifico. L'incidenza è un parametro fondamentale secondo gli esperti, e la soglia ottimale è 50 casi ogni 100mila abitanti. l'unica che garantisce il tracciamento dei contagi. Con i dati attuali, il Veneto sarebbe già rosso, visto che ha un’incidenza di 453,31 casi, mentre l'Emilia Romagna, con 242,44 casi, rimarrebbe di poco fuori. Ma si tratta di dati relativi alla settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio che, secondo le stime degli esperti, andranno in peggioramento nel prossimo monitoraggio.
Nuovo decreto ristori
I governatori sono preoccupati: l'automatismo, è il ragionamento, potrebbe finire per penalizzare le regioni più virtuose, quelle che fanno il maggior numero di tamponi. Si arriverà ad un compromesso, ma la volontà del governo è di stringere ulteriormente le maglie. I presidenti delle cinque Regioni che da lunedì entreranno nella zona di rischio arancione - Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Calabria, Sicilia - già ieri hanno inviato una lettera al Governo chiedendo di fornire «doverose e puntuali rassicurazioni circa un'immediata messa in campo di ristori e la loro quantificazione». Questo per evitare, scrivono Luca Zaia, Stefano Bonaccini, Attilio Fontana, Nino Spirlì e Nello Musumeci – «ulteriori penalizzazioni alle categorie colpite e per scongiurare il rischio che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni».
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte in un post su Fabebook pubblicato sabato pomeriggio ha scritto che il governo è pronto a varare un nuovo decreto ristori, anche se dopo il passaggio del Recovery plan in consiglio dei ministri. Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, rispondendo al Corriere della Sera ha detto nello specifico che dopo il Recovery plan il governo prevede «lo scostamento di bilancio e il nuovo decreto sui ristori». Interventi «indispensabili e urgenti, soprattutto alla luce della necessità di proseguire con le misure restrittive di contenimento della pandemia. Non vanno messi a rischio». Per quando riguarda lo scostamento di bilancio, «stiamo valutando un intervento da un punto e mezzo di prodotto interno lordo», cioè 24 miliardi, «di cui circa un miliardo e mezzo per l'acquisto, la distribuzione e la somministrazione dei vaccini». Sulla sanità «nel provvedimento in arrivo sono previsti nel complesso più di tre miliardi supplementari. Poi ovviamente rifinanzieremo il sostegno ai Comuni e la copertura della Cassa integrazione. Non solo i ristori».
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