Quando un governo è debole i partiti che lo fanno quello che vogliono. E se i partiti fanno quello che vogliono il governo deve cercare di conteneteli. Il governo di Mario Draghi, all'ombra dell'invasione ucraina e della crisi energetica, è nel mezzo di questo cortocircuito. Ne è riprova l'ultima decisione presa in merito alla legge delega di riforma fiscale e del catasto: il governo per due giorni, giovedì e venerdì, avvierà delle consultazioni alla Camera con i singoli partiti di maggioranza, alcuni dei quali, come Lega e Forza Italia, riluttanti sul tema della riforma del catasto contenuta nella delega. Il programma è stato fissato con tanto di orari e data. 

Una decisione che segue gli eventi delle ultime settimane. Sul tema del catasto l'esecutivo ha rischiato di essere battuto due volte durante due votazioni differenti, ma le divisioni si sono consumate anche sulle risorse all'Ilva, l'aumento del tetto del contante e alcune restrizione anti Covid . Lega, M5s, Forza Italia e Iv hanno votato contro la linea governativa a momenti alterni.

Se la fragilità è nascosta

In apparenza, quella del governo può sembrare un'apertura nei confronti delle forze politiche per sedare l'animosità dei partiti che nell'ultimo mese hanno dato prova di essere capaci di dividersi molto spesso. In parte lo è, ma dietro a questa decisione si cela una certa fragilità nell'imporre la linea politica ai gruppi parlamentari. Solitamente durante i lavori delle commissioni, gli organi ristretti che esaminano le singole leggi prima dell'aula, avvengono sempre tra il governo e la maggioranza. Alcune tecniche, altre politiche.

Raramente coinvolti i ministeri interessati, spesso ci sono sottosegretari e capigruppo dei partiti. I primi, infatti, li incontrano spesso durante la stesura del disegno di legge, quindi prima che venga inviato alle Camera. Ma non è nemmeno così frequentato. 

Nelle riunioni parlamentari tra governo e partiti si discute di come cambiare una legge a seconda di quali sono le richieste di deputati e senatori, e, nei provvedimenti più importanti, dei vertiti delle forze politiche. Il momento in cui i confronti sono più assidui è sicuramente l’esame della legge di Bilancio, che avviene tra novembre e dicembre. Gli incontri avvengono a qualsiasi ora, molti dei quali di notte, e servono per trovare compromessi politici a questioni dirimenti.

Le consultazioni sono inusuali

È molto più inusuale, invece, che questi incontri siano annunciati alla stampa, con tanto di data e orario, come avviene solitamente con le consultazioni del presidente della Repubblica o altri rari casi. Che prevedano singoli confronti e non riunioni tutti insieme, che si facciano passare come «una nuova fase di lavoro», così riferiva ieri un funzionario di governo, quando in realtà il confronto fa parte della politica in una democrazia e di una lunghissima prassi parlamentare.

In questo caso, è inusuale che il dibattito venga circostanziato cronologicamente e diviso per ogni partito cosicché ognuno metta sul tavolo le proprie richiesta senza sapere cosa ha da dire l’altro e, soprattutto, che lo si dica informalmente alla stampa per dare risonanza all’evento. I delegati usciranno dai confronti bilaterali e diranno ai giornalisti presenti cosa vogliono in maniera edulcorata, una passerella di richieste che potrebbe non aiutare. 

Materia emotiva

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Ieri il premier Mario Draghi, mentre in aula rispondeva ad alcune interrogazioni parlamentari sull’invasione dell’Ucraina, ha parlato anche del catasto. Mentre elencava alcuni numeri relativi ai gettiti fiscali si è corretto scusandosi con una battuta: «Scusate, ma è diventata una materia così emotiva che mi sbaglio anche io».

Un passaggio che parla soprattutto alla Lega, quella che tra i partiti di maggioranza è stata quella più scapestrata nelle ultime settimana. 

Il premier ha colto l’occasione per ribadire il suo mandato e quello del governo, l’ennesimo messaggio ai partiti che nelle ultime settimane sembrano ascoltarlo sempre meno: «C’è un equivoco di fondo: siccome c’è l’emergenza bisogna fermarsi, non fare, stare fermi, niente riforme, cambiamenti, sempre fermi. Ecco, questo non è il motivo per cui è nato questo governo, non per stare fermo».

L’iter (difficile) della delega

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La delega fiscale è uno scoglio difficile da superare. Sono dieci articoli che intervengono sul sistema fiscale nel complesso, per razionalizzarlo e limitare l’evasione fiscale con la riforma dell’Iva, il graduale superamento dell’Irap, e l’aggiornamento del catasto, atteso da più di trent’anni.

I primi inciampi si sono verificati a ottobre quando la Lega ha lasciato il tavolo del Consiglio dei ministri che l’aveva approvata, lamentando questioni di merito. Una volta che il testo è arrivato in parlamento, il centrodestra si è compattato con la seguente parola d’ordine: cancellare la revisione del catasto, previsto dall’articolo sei della delega. E proprio sul catasto, il governo Draghi, che ha superato la boa del voto del Quirinale, ha rischiato due volte di inciampare.

Il 3 marzo dopo una giornata di spola tra palazzo Chigi e la commissione Finanze dei deputati di Forza Italia, lo stralcio dell’articolo 6 è stato evitato per un solo voto. Era stato chiesto con un emendamenti del centrodestra. Ha salvato il governo Noi con l’Italia di Maurizio Lupi che all’ultimo ha deciso di sostenere il governo. Lega e Forza Italia hanno votato contro la maggioranza. 

È successo di nuovo l’8 marzo. In questo caso Lega, Forza Italia e Coraggio Italia si sono accodati con alcuni deputati ex Cinque stelle, ora all’opposizione. Il governo è stato quindi salvato da una deputata del gruppo Misto.

La Lega è già pronta a dare nuova battaglia finché non avrà garanzie sull'estensione della flat tax, cioè lo sconto accordato agli autonomi che dichiarano redditi signore fino a 65mila euro e che pagano una imposta con una aliquota al 15 per cento. Anche su questo il centrodestra ha presentato un emendamento unitario e così come la richiesta di vincolare i decreti attuativi ai pareri delle commissioni parlamentari.

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