- Con la morte di Silvio Berlusconi la maggioranza, al Senato, può contare su un senatore in meno. Anche se il leader di FI era tra i più assenteisti.
- Il ministro per i Rapporti con il parlamento ha inviato una lettera in cui chiede a ministri e sottosegretari di essere più presenti in aula. Troppi i provvedimenti da approvare entro l’estate.
- Il rischio di vendette trasversali, ma anche di andare sotto per i numeri risicati della maggioranza è altissimo. Palazzo Chigi non vuole sorprese, soprattutto ora.
Forse potremmo chiamarlo “effetto Berlusconi”. Non solo perché con la morte del leader di Forza Italia il governo si è ritrovato con un senatore in meno su cui contare (anche se non certo tra i più presenti). La sua scomparsa, al di là delle dichiarazioni di Antonio Tajani che descrive un partito compatto deciso a non disperdere l’eredità del proprio leader, ha sicuramente aperto alla possibilità di fughe e vendette.
Ma anche a una competizione tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini su chi riuscirà a conquistare il cuore degli elettori (e dei parlamentari) che in questi anni non hanno mai abbandonato l’ex premier. E siccome il luogo perfetto per compiere qualsiasi congiura politica è il parlamento (ricordate i 101 di Romano prodi?), il governo ha deciso di correre subito ai ripari.
Le figuracce degli ultimi mesi, su tutte quella che ha costretto a una correzione e a una rapida riapprovazione del Def, hanno lasciato il segno. Il ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Cirianni ricorda ancora la strigliata ricevuta da Giorgia Meloni.
Così, attraverso il suo capo di gabinetto Massimiliano Lucà, ha anticipato a tutti i ministri l’invio di «una lettera relativa, da un lato, alla necessità di garantire da parte dei rappresentanti del governo un’assidua e costante presenza nelle commissioni e nelle aule parlamentari e, dall’altro, alle modalità e ai tempi di presentazione delle proposte emendative governative».
Il caso Senato
A palazzo Madama la maggioranza può contare su 116 senatori. Nove di questi sono ministri. Se si tolgono il presidente Ignazio La Russa (o i vicepresidenti Gian Marco Centinaio della Lega e Maurizio Gasparri di FI che, qualora si trovino a presiedere l’aula, non possono evidentemente votare) e il seggio lasciato vacante da Berlusconi (si tornerà a votare per le elezioni suppletive entro il 29 ottobre) il risultato finale è di 105 su 206 aventi diritto. Sottraendo i dieci senatori che sono anche sottosegretari si scende a 95. La percentuale che possano verificarci incidenti di percorso è altissima.
Al momento, come riporta Repubblica che ha dato per prima la notizia della “stretta” annunciata dal governo, ci sono da convertire alla Camera il decreto Enti pubblici (scade il 9 luglio) e Maltempo (primo agosto), mentre deve essere calendarizzato il decreto Salva-infrazioni. A questi si aggiungerà il decreto approvato nel consiglio dei ministri di ieri su Pubblica amministrazione, sport e per l’organizzazione del Giubileo del 2025. Troppe cose da fare in poco tempo, reso ancora più ridotto dalla settimana di stop per la morte del Cavaliere e dalla pausa estiva di agosto che incombe.
Tutto sotto controllo
Vietato quindi assentarsi. Ma c’è di più. Lucà aggiunge che «l’indicazione del ministro è quella di fornire al gabinetto e al Dipartimento per i rapporti con il parlamento un prospetto settimanale il più completo possibile circa la presenza dei rappresentanti del governo nelle commissioni e nelle aule parlamentari in relazione alla discussione dei provvedimenti, degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo di rispettiva competenza.
Tale prospetto settimanale è da ritenersi vincolante e suscettibile di variazioni solo in casi di assoluta necessità. Sarà inviato al presidente del Consiglio, su sua richiesta, un rapporto mensile in materia».
E per evitare sorprese sarà riorganizzata anche la modalità di presentazione degli emendamenti governativi individuando «di volta in volta un termine ultimo per la presentazione» degli stessi «compatibile con l’ordinato svolgimento dei lavori parlamentari».
«Resta inteso che l’autorizzazione alla presentazione di emendamenti del governo da parte del ministro – conclude Lucà – è subordinata, oltre che al rispetto dei termini di cui sopra, alle valutazioni politiche e procedurali di competenza, anche sotto il profilo dell’ammissibilità. Per le medesime finalità, come comunicato dal presidente del Consiglio in sede di Consiglio dei ministri, le proposte emendative veicolate tramite i gruppi parlamentari e i relatori devono essere comunque trasmesse al Ministro».
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