Dietro ai risultati complessivi delle liste alle elezioni europee, si nascondono quelli dei candidati chiave, scelti dai leader per fare il pieno di preferenze ma anche per testarli in vista di altre elezioni. Ogni forza politica ha i suoi nomi chiave su cui è stata costruita la strategia: sulla base del loro risultato, si capirà anche la bontà dei progetti dei leader.

Non solo Meloni

Lo slogan «Vota Giorgia» non maschera nemmeno l’intento: le elezioni europee devono essere la prova del plebiscito della premier. L’asticella di FdI è al 26 per cento, ma l’obiettivo di Meloni è superare il milione di preferenze, in un bagno di consenso che servirebbe a darle la spinta in vista dei mesi lacrime e sangue che aspettano il governo a settembre, con la finanziaria. Dentro FdI, però, ci sono altri nomi da tenere d’occhio. Candidato come indipendente nel collegio Sud c’è Vittorio Sgarbi, che agli amici ha confidato di essere certo dell’elezione, ma il risultato non è mai scontato, soprattutto perché al Sud il numero di preferenze necessarie è sempre stato proporzionalmente maggiore rispetto a quello necessario negli altri collegi. Se ce la facesse, però, sarebbe la ricompensa dopo le sue dimissioni da sottosegretario. Altro nome interessante è quello di Elena Donazzan, consigliera regionale da più di vent’anni in Veneto e candidata nel Nord-Est. La sua candidatura è soprattutto una sfida interna per pesarsi in vista del post Zaia: il favorito per FdI è Luca de Carlo, ma lei è quella con più radicamento territoriale, e presentarsi al tavolo delle trattative con un pacchetto consistente di preferenze personali alle europee farebbe la differenza.

Rebus Vannacci

La Lega si è presentata alle europee con una lista senza big, e il leader Salvini ha puntato su un solo nome di chiaro richiamo: il generale Roberto Vannacci, candidato in tutti i collegi che punta a essere mr. Preferenze, nonostante nessuno dei leghisti abbia voluto fare ticket con lui. Dentro la Lega si parla di 500mila voti, e il segretario ha scommesso che sarà il terzo più votato in assoluto. Se così fosse, l’effetto del generale potrebbe davvero valere 1,5 punti in più. Tutto, però, dipenderà da come andrà il partito. Il collegio da tenere d’occhio è quello del Centro, dove ci sono l’europarlamentare uscente Susanna Ceccardi in cerca di bis (cui Vannacci ha tolto il vertice della lista) e l’euroscettico Claudio Borghi, fresco di attacco al Quirinale. Il risultato chiave, invece, sarà quello del collegio Nord-Est, dove si capirà se il Veneto ha definitivamente tradito Salvini: i maligni parlano di movimenti per spostare altrove i voti di Luca Zaia.

Insidia Moratti

Forza Italia, sempre più sulla cresta dell’onda, punta a superare la Lega e ad arrivare la doppia cifra. Eppure un’insidia si profila all’orizzonte: il segretario Antonio Tajani, candidato in tutti i collegi, rischia di subire la concorrenza interna di Letizia Moratti. Lei per la campagna elettorale nel Nord-Ovest non ha badato a spese, e un suo exploit di consensi la proietterebbe come potenziale volto alternativo del partito. Nel Nord-Est è candidato il grande nemico di Zaia, Flavio Tosi, che ha lanciato una campagna molto ostile nei confronti della Lega, di cui spera di raccogliere i frutti. Nelle Isole, invece, la capolista è l’ex magistrata Caterina Chinnici, che era stata candidata con il Pd. Sul cambio di casacca erano sorte polemiche e ora è arrivata la prova del nove.

Incognita Renzi e Calenda

La lista Stati Uniti d’Europa è stata l’ultima mossa del cavallo di Matteo Renzi. L’accoppiata con + Europa di Emma Bonino dovrebbe garantire il superamento della soglia di sbarramento al 4 per cento, e Renzi ha giurato che, se eletto, andrà in Europa e lascerà il parlamento. Superare la soglia significherebbe eleggere almeno 4 eurodeputati, e le prestazioni in termini di preferenze da tenere d’occhio sono quelle dell’ex presidente dell’Unione camere penali, Giandomenico Caiazza, che guida la lista del Centro, l’inossidabile Emma Bonino e i radicali Rita Bernardini e Marco Taradash.

Azione, invece, schiera a sua volta il frontman Carlo Calenda e punta a rubare voti al Pd con le candidature del re delle preferenze in Basilicata Marcello Pittella e dell’ex candidato in regione Lazio, Alessio D’Amato. Interessanti saranno anche i risultati nel collegio Nord-Ovest di Alessandro Tommasi, fondatore di Will e scommessa del mondo digitale, e del magistrato che ha fatto riaprire il caso di Erba, Cuno Tarfusser.

Non solo effetto Salis

Alla ricerca del superamento del 4 per cento è anche la lista dell’Alleanza verdi e sinistra. Per farcela, la scelta è stata quella di liste estremamente aggressive, con candidati polarizzanti. La grande incognita – quasi in opposizione a Vannacci – è sul risultato di Ilaria Salis, l’italiana agli arresti domiciliari in Ungheria. La speranza è che il suo nome possa trainare la lista oltre lo sbarramento, mobilitando un elettorato di sinistra estrema che altrimenti avrebbe potuto disertare le urne. I nomi scelti per sottrarre voti al Pd, invece, sono quelli dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino e dell’europarlamentare uscente Massimiliano Smeriglio, fresco di addio ai dem. Gli altri nomi di richiamo che dovrebbero fare il pieno di preferenze nei loro territori ma anche mobilitare il voto d’opinione, invece, vengono dalla rete civica, e sono quelli dell’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, e del professore Christian Raimo.

La scommessa di Schlein

Nel Pd, invece, verrà messa alla prova la linea della segretaria Elly Schlein, che internamente non ha raccolto consensi unanimi. Lei punta a essere la seconda più votata dopo Meloni per consolidare la sua leadership come alternativa, ma il faro sarà acceso anche sui candidati scelti esclusivamente da lei: Marco Tarquinio, che ha preso posizioni in contrasto con il partito su Nato e Ucraina; Cecilia Strada e Lucia Annunziata. Un loro buon risultato sarebbe la dimostrazione che la segretaria è ben sintonizzata sull’elettorato di centrosinistra. Nel collegio di Centro, invece, si consumerà una sfida campale tra l’ex segretario Nicola Zingaretti e il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, rispettivamente il vecchio e il nuovo protetto dell’eminenza grigia romana, Goffredo Bettini, che così dimostrerà quanti voti è ancora in grado di orientare. Nel collegio Sud, gli occhi sono puntati sul risultato del sindaco di Bari, Antonio Decaro: un suo exploit lo proietterebbe come nuovo nome alternativo a quello di Schlein.

Conte eminenza grigia

Come Salvini, anche il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha scelto di non correre alle europee. Il M5s ha scelto liste di nomi non noti alla politica, lasciando fuori anche i grandi ex in ossequio alla regola dei due mandati. Conte punta sul risultato del partito e su due volti riconoscibili che dovrebbero portare preferenze non d’area: l’ex calciatrice Carolina Morace e l’ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Loro due sono gli unici che potranno puntare su un bottino di preferenze personali. Quante, lo diranno le urne.

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