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Salvini è stato l’unico a fare i complimenti a Marine Le Pen per essere arrivata al ballottaggio. Meloni vicina a Zemmour rinsalda l’asse antirusso coi polacchi e Forza Italia vede sfumare la normalizzazione della Lega.
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I posizionamenti sulla Francia, infatti, rivelano quindi i problemi del centrodestra italiano: Forza Italia ha confermato la simpatia per il centrismo liberista di Emmanuel Macron; Salvini scommette su Le Pen, Meloni preferisce l’ultraconservatore Zemmour.
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La distanza sempre più evidente, però, non basta a rompere un’alleanza che, almeno formalmente, rimane in piedi. Il centrodestra ha trovato un appiglio comune: il contrasto alla delega fiscale del presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Le elezioni presidenziali francesi e la guerra in Ucraina stanno dando il colpo di grazia al centrodestra italiano. Il testa a testa tra la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, infatti, si è traslato anche sul primo turno delle presidenziali francesi.
Salvini è stato l’unico a festeggiare il risultato di Marine Le Pen (con lui nello stesso gruppo europeo): «Molto bene Marine, siamo felici del tuo successo e orgogliosi del tuo lavoro, del tuo coraggio, delle tue idee e della tua amicizia». Per Salvini è «un altro segnale importante, dopo quello di Orban» in Ungheria. Un segnale che rinsalda i residui dell’alleanza sovranista e filorussa.
La scelta di Salvini, sommata ai ripetuti silenzi sulla guerra in Ucraina, smonta il lavoro di Forza Italia che voleva portare gli alleati leghisti nel Partito popolare europeo. I dirigenti di Fi, soprattutto quelli più scettici sulla necessità di una lista unica con la Lega (“Prima l’Italia” dovrebbe essere testata in Sicilia), hanno palesato il loro fastidio.
Il vicepresidente del gruppo alla Camera, Gianfranco Rotondi, ha definito il tweet di Salvini in favore di Le Pen «un problema per il centrodestra italiano». Salvini prima avrebbe ripetuto a Berlusconi che l’ingresso nel Ppe era questione di settimane, poi ci avrebbe ripensato almeno un altro paio di volte. Anche la scelta di campo nel conflitto in corso allontana Lega e Forza Italia, vista la presa di posizione di Berlusconi contro l’ex amico Vladimir Putin.
Dalla crisi di governo del Papeete nel 2019 al pasticcio all’elezione del presidente della Repubblica, fino alla figuraccia sul confine polacco all’inizio del conflitto ucraino e ora il ritorno sovranista: Salvini si presenta agli alleati di centrodestra come un leader imprevedibile, che non può essere l’arma vincente alle prossime elezioni politiche.
La posizione di Meloni
Giorgia Meloni, forte del favore dei sondaggi e dal ruolo all’opposizione che le permette maggiore mobilità, si muove in direzione opposta. Da presidente dei Conservatori e riformisti europei ha trovato la collocazione giusta per declinare la sua visione critica dell’Ue all’interno del perimetro europeista. Nel gruppo ha investito nel rapporto privilegiato con la Polonia di Mateusz Morawiecki, il cui governo è fortemente antirusso, e ha impedito che i sovranisti si costituissero in un gruppo autonomo ed euroscettico.
Proprio questa sua vicinanza con i conservatori polacchi l’ha spinta a schierarsi in modo netto contro l’invasione russa dell’Ucraina e a favore dell’invio di armi a Kiev, tanto da presentare l’ordine del giorno per l’aumento delle spese militari in funzione anti-Putin che ha quasi provocato una crisi di governo.
Di fronte al voto francese, Meloni ha atteso un giorno prima di commentare. «Le Pen durante il primo turno è stata coccolata dalla stampa mainstream in funzione anti Zemmour (il candidato della destra, ndr) perché era più funzionale al ballottaggio contro Macron, da ieri che sta al ballottaggio è tornata a essere il mostro», ha detto, aggiungendo anche che al secondo turno non ci sono candidati che la rappresentano.
I posizionamenti sulla Francia rivelano quindi i problemi del centrodestra italiano: Forza Italia ha confermato la simpatia per il centrismo liberista di Emmanuel Macron; Salvini scommette su Le Pen, Meloni preferisce l’ultraconservatore Zemmour.
Il fisco
La distanza sempre più evidente, però, non basta a rompere un’alleanza che, almeno formalmente, rimane in piedi. Il centrodestra ha trovato un appiglio comune: il contrasto alla delega fiscale del presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Sul fisco, infatti, Lega e Forza Italia da dentro la maggioranza e FdI dall’opposizione continuano ad attaccare il governo. Meloni ha bollato come «indegna» l’ipotesi della fiducia e ripete che il rischio è l’aumento delle tasse sulla casa, che però è stato smentito dal governo. Domani, invece, Draghi dovrebbe incontrare la delegazione della Lega e di Fi per provare a trovare la mediazione finale. Si tratterà però di due vertici separati: la tecnica del premier è quella di dividere le due forze.
Entrambe dicono che il loro obiettivo è quello di «evitare aumenti di tasse su casa, affitti e risparmi», ma Fi sarebbe più incline al compromesso rispetto alla Lega, che invece continua a premere sull’esecutivo e dà sempre maggiori segnali di insofferenza rispetto alla propria permanenza nella maggioranza. Un’altra divisione, dunque, potrebbe essere vicina.
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