Un intreccio di interessi nazionali e territoriali che rischia di incagliare la candidatura del campo largo per la riconquista della regione Liguria.

Ma la matassa dovrà essere sbrogliata nei prossimi giorni. Andrea Orlando attende una risposta definitiva entro il fine settimana, al massimo a metà della prossima per mettersi eventualmente all’opera in vista di una campagna elettorale complicata.

Da tempo è considerato il candidato in pectore della coalizione da contrapporre al centrodestra, poi l’avvitamento del Movimento 5 stelle ha complicato lo scenario con la disponibilità del senatore Luca Pirondini. Una mossa che non è stata una grande sorpresa per chi conosce il territorio.

Il M5s ligure non è mai stato entusiasta sull’ex ministro della Giustizia. Per questo è intervenuto a scompaginare il quadro. Orlando, tuttavia, può contare su un fattore decisivo: il supporto di Giuseppe Conte. Prima della chiusura per ferie della Camera, infatti, il presidente del Movimento 5 stelle ha parlato con Orlando davanti agli occhi dei cronisti.

Una mossa simbolica prima che pratica. Proprio all’ex presidente del Consiglio spetta il compito di convincere i dirigenti del territorio ad ammorbidire le posizioni e convincere Pirondini a lasciare campo libero a Orlando, in cambio di un’eventuale casella da vicepresidente della giunta e di assessorati pesanti nell’ipotetica giunta. Anche se i nervosismi con Beppe Grillo e l’aria di scissione tra i 5 stelle non contribuiscono a compiere una scelta in serenità.

La costruzione dell’alleanza va comunque avanti, seppure a piccoli passi. Italia viva ha confermato la scelta di campo ed è pronta a sostenere Orlando, se dovesse essere il nome in campo. Matteo Renzi, prima ostile all’esponente dem, ha affidato il dossier a Raffaella Paita, ex capogruppo al Senato e soprattutto plenipotenziaria del partito in Liguria.

Ufficialmente non c’è stata una presa di posizione, ma la disponibilità è stata data agli altri partiti della coalizione. Probabile che Iv aderisca a una lista di riformisti senza correre con il proprio simbolo. E durante le conversazioni informali è stato assunto un impegno: se sarà aperto un reale tavolo di confronto, Italia viva è disposta a lasciare la giunta di Genova guidata dal sindaco di centrodestra Marco Bucci.

E quando si parla di Renzi, c’è l’ex alleato a fare da controcanto. Azione è infatti in una situazione ibrida. Proprio Calenda ha subito fatto dei distinguo: «Voglio prima discutere dei temi, non dei candidati», ha dichiarato. Ma sul territorio il partito calendiano vuole compiere una scelta ben definita. La segretaria regionale, Cristina Lodi, è stata infatti presente alle manifestazioni di protesta contro Toti, prima delle dimissioni dell’ex presidente della Regione Liguria.

Insomma, Orlando ha tessuto la propria tela con pazienza, puntando sugli elementi che uniscono il campo largo. «Sul piano regionale non ci sono le diversità di vedute che ci sono sulla politica estera», è il ragionamento che circola nel Pd ligure e non solo.

Orlando, del resto, ha confidato in privato di aver sollecitato la segreteria nazionale del Pd per far capire l’importanza della partita ligure. Il centrosinistra potrebbe rimettere piede al governo in una regione del Nord, assestando un colpo di immagine al centrodestra, che vedrebbe definitivamente archiviata la stagione di Giovanni Toti. Con un possibile effetto a cascata su Genova.

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