Elly Schlein non si sente, ma c’è. Alla fine di un agosto in cui la segretaria dem è stata per lo più silente e ha lasciato che altri si accapigliassero nei giorni più roventi dell’anno, Schlein prepara il rientro dalla pausa con l’introduzione della Festa dell’Unità nazionale a Reggio-Emilia che concluderà lei stessa. Ma pur essendo rimasta nell’ombra, ha seguito da vicino il surriscaldamento della politica nel mese in cui tradizionalmente tutto si ferma, prestando particolare attenzione alle agitazioni di due partner d’opposizione.

Insieme all’apertura di Forza Italia sullo ius scholae, i movimenti di Matteo Renzi e Giuseppe Conte sono in cima alle priorità che la segretaria del Pd affronterà in autunno. Una gran parte del suo programma emerge in controluce dal messaggio introduttivo alla Festa dell’unità nazionale a Reggio-Emilia, cominciata giusto oggi.

La segretaria cita la campagna elettorale per le regionali di Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna, tre occasioni ghiotte che – se si risolvono gli ultimi problemi e si giocano bene – possono offrire a Schlein l’occasione di un tre a zero nei confronti della maggioranza.

Se tutto va come deve, per altro, le buone notizie potrebbero arrivare in scia alle elezioni d’oltreoceano, dove Kamala Harris ha rianimato la corsa alla Casa bianca con un atteggiamento positivo di cui il partito democratico aveva profondamente bisogno.

Venerdì 23 Schlein ha espresso il proprio appoggio alla candidata che a inizio novembre potrebbe evitare agli Stati Uniti una seconda presidenza Trump, tirando una retta immaginaria tra Roma e Washington. In parlamento, poi, novembre sarà un periodo di passione per il governo, che si prepara ad affrontare una finanziaria da portare a casa praticamente senza fondi a disposizione: un altro fianco scoperto per Giorgia Meloni.

«La destra sta cercando di manomettere la Costituzione attraverso il combinato disposto di due riforme tanto pasticciate quanto pericolose, frutto di un cinico baratto fra la “capocrazia” del premierato e il secessionismo leghista» continua il messaggio di Schlein, che inquadra gli altri due capisaldi della lotta d’opposizione, con la raccolta delle firme per il referendum contro l’autonomia di tutte le forze di minoranza che ha sfondato quota 500mila firme.

Rischio Grillo

Fin qui gli elementi positivi su cui può appoggiarsi Schlein al rientro. Ma la segretaria ha anche qualche grattacapo da affrontare. In cima alla lista ci sono i mal di pancia del fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo, che rischiano di destabilizzare un partito già in difficoltà negli ultimi mesi. I grillini però a Schlein servono forti: «Quei voti non potranno mai riposizionarsi sul Pd» è il messaggio che la segretaria ha fatto arrivare ai suoi. Tra le righe, l’auspicio è chiaro: i Cinque stelle dovranno restare in mano a Giuseppe Conte, che è un partner di coalizione difficile ma più prevedibile di Grillo.

Sedersi al tavolo con l’ex premier è una cosa, trattare con l’umorale comico un'altra: soprattutto in situazioni complicate come quella ligure, dove si sta cercando trovare un accordo con i Cinque stelle in vista delle comunali del 2027. La speranza che filtra dal Nazareno è dunque quella di un processo assembleare che aiuti i grillini a disinnescare le tensioni interne e stabilizzarsi: quel che serve per costruire la sfida del 2027 è un partner di coalizione affidabile. Schlein crede che Conte possa esserlo e confida che l’avvocato non si farà scalfire dalle suggestioni della stampa d’area che da sempre non vede l’alleanza giallorossa alla base del campo largo di buon occhio.

Incognita Renzi

L’altra questione che occupa i pensieri della segretaria è quella che riguarda l’autocandidatura di Renzi per un ritorno nel centrosinistra. Le valutazioni di Schlein girano intorno a quanto valga un eventuale travaso di voti. Le truppe renziane possono tornare utili sul territorio: l’ex premier è un gran portatore di preferenze, come ha dimostrato il suo consenso personale alle ultime elezioni europee, ma va tenuto conto dell’equilibrio di coalizione.

La presenza di Renzi può infatti anche provocare una defezione dell’elettorato Cinque stelle, come non perde occasioni di sottolineare Conte, per esempio per quanto riguarda le trattative sulle regionali. In attesa di decidere la segretaria guarda da una distanza di sicurezza le manovre estive dell’ex premier e la sua campagna in solitaria contro le sorelle Meloni.

Viene però letto come segnale di fiducia il ritorno di Renzi alla festa dell’Unità di Pesaro, per la prima volta dopo la scissione di Iv (e in ottima compagnia, condividendo il programma con Massimo D’Alema e Maurizio Landini).

Resta poi da capire come affrontare il nodo ius scholae. L’apertura di FI e qualche solitaria fuga in avanti di personaggi di area leghista, come Luca Zaia e Matteo Piantedosi, ha dato adito a un certo entusiasmo nella minoranza.

I Cinque stelle hanno rispolverato una vecchia proposta di legge sulla cittadinanza, Avs ha subito sposato il progetto. Più sospettosi i dem, che per ora si sono limitati a poche dichiarazioni. Nei fatti, invece, è arrivata la presentazione di un testo a firma del deputato Paolo Ciani, chiamato con una certa ironia nei confronti di una maggioranza così fissata con l’italianità “Made in Italy”: un mix tra ius soli “temperato” e ius culturae, che estende la possibilità di ottenere la cittadinanza anche ai bambini arrivati in Italia entro i 12 anni.

Al Nazareno guardano con un certo sospetto alle aperture di Antonio Tajani. Per il momento, infatti, oltre a indispettire i partner di governo, la segretaria vede nelle continue interviste del segretario azzurro solo la ricerca di consensi al centro e il desiderio di tornare in asse con le priorità della famiglia Berlusconi, illustrate con l’ormai storica intervista di Marina sui diritti civili. Resta però la consapevolezza che – senza eccedere con l’ottimismo – le crepe in maggioranza al rientro non mancheranno. E Schlein è pronta a sfruttarle.

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