Nella città veneta in vista del ballottaggio i due candidati di destra continuano a litigare. Tosi chiede rispetto e allontana «accordicchi di palazzo» con il sindaco uscente. Intanto Salvini prova invano a dire la sua
Federico Sboarina e Flavio Tosi, Fratelli d’Italia contro Forza Italia, l’un contro l’altro armati. In vista del ballottaggio alle comunali di Verona, nel centrodestra si continua a litigare tra i due candidati.
Sboarina è al ballottaggio in cui sfiderà il candidato di centrosinistra ed ex calciatore Damiano Tommasi, ma sembra confermato che casomai arrivasse, l’appoggio di Tosi sarà solo a titolo personale e neanche così convinto. Il sindaco di Verona dal 2007 al 2017 ha ammesso: «Non andrò a votare Tommasi, non per la persona ma perché non ha la capacità amministrativa che serve».
Poi ha continuato: «Immagino andrò a votare Sboarina, ma prima mi confronterò con Forza Italia per decidere quale linea tenere e cosa dire al nostro elettorato». Una dichiarazione accolta dal candidato di Meloni con un lapidario: «Sarebbe stato difficile il contrario». Un clima non proprio cordiale.
La decisione di Sboarina
D’altronde Sboarina, sindaco uscente della città veneta, ha rifiutato l’apparentamento ufficiale con Tosi il candidato appoggiato da Fi, di cui ha anche preso la tessera dopo le elezioni. «Con Giorgia Meloni ci eravamo già sentiti. È chiaro che c’è stato un confronto rispetto al tema dell’apparentamento, dopodiché c’è stata la scelta che ho fatto» ha spiegato Sboarina, aggiungendo che si tratta di una decisione presa per evitare giochi di palazzo che i veronesi non potrebbero capire.
Una scelta personale criticata anche da ambienti interni a FdI. Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia, seppur adesso senza nessun ruolo operativo nel partito ha commentato così: «Sboarina ha affrontato la sua decisione basandosi sui rapporti personali, quindi è un errore drammatico per sé, per Verona e per la coalizione».
Anche se lo stesso sindaco uscente, per cautelarsi, ha provato a tenersi comunque aperta la porta rivolta ai voti del forzista, facendo un discorso articolato, al limite dell’ingarbugliato. «Io ho parlato dei tecnicismi e dell’apparentamento e in parallelo ho aperto a un accordo che sia un accordo programmatico perché i tecnicismi non verrebbero capiti».
L’accusa di Tosi
Intanto i veronesi provano a capirlo, così come Tosi che però è chiaro: «Accetteremo solo l’apparentamento ufficiale, l’unico previsto dalla normativa sui ballottaggi, alla luce del sole». Anche perché, alla base del ragionamento di Tosi c’è il pragmatismo dominante, quello delle poltrone: solo con l’apparentamento possono andare in Consiglio comunale gli uomini e le donne della sua lista.
Ma poi Tosi, con un post su Facebook piuttosto netto, attacca l’alleato/rivale: «Accordicchi di palazzo e careghe non ci interessano. Come non ci interessa essere trattati come alleati di serie B, come vorrebbe Sboarina, che cerca i voti dei nostri elettori ma non vuole che quegli stessi elettori siano rappresentati da chi hanno votato al primo turno».
È noto il solito discorso sulla relativa valenza delle elezioni amministrative come termometro per capire gli umori dentro le diverse coalizioni, ma se il “campo largo” a sinistra vive una fase particolare, anche per via del crollo e dei dissidi interni al Movimento cinque stelle, nel centrodestra che viene lodato per solidità la situazione non è così brillante. E il caso di Verona lo dimostra.
Non basta una nota arrivata nel pomeriggio da parte di Meloni che ha affermato: «Seppur in assenza di un apparentamento tecnico, FdI si fa garante da subito della piena condivisione del progetto con Flavio Tosi, per dare al capoluogo scaligero un programma e una squadra di centrodestra vincenti». Dichiarazioni che però sembrano non tenere in considerazione la linea del candidato di Fi.
Tra l’altro Tosi ha finito il suo post di accusa, parlando di logica «irrispettosa». «È come se ti invitassero a cena – continua Tosi – e mentre gli amici mangiano in salotto, tu sei seduto nel guardaroba».
Salvini messo ai margini
A proposito di stare seduti in disparte, nella stessa condizione sembra esserci anche Matteo Salvini. Il leader della Lega, che ha appoggiato Sboarina con tanto di passerella insieme a Meloni nelle ultime ore della campagna elettorale, da giorni si sgola per farsi sentire sul caso Verona, cercando di mettere d’accordo i due candidati di destra.
Per lui la decisione di Sboarina di correre da solo al ballottaggio «è un errore madornale». Ma nessuno sembra prestargli più di tanto attenzione. «Io ho detto e stradetto cosa farei: l'accordo, partendo da nessuna simpatia personale per Tosi. Ma gli elettori hanno sempre ragione e se uno prende il 20 per cento vuol dire che ha buone idee. Se pensi di fare a meno di qualcuno rischi di perdere. Spero che ci ripensino». É stato Salvini a cacciare Tosi dalla Lega nel 2014, quando l’allora sindaco di Verona rappresentava il suo principale rivale interno al partito.
D’altronde la Lega alle amministrative nei grandi comuni è scivolata sotto Fratelli d’Italia e ora le gerarchie nella coalizione sembrano essere cambiate. In tutto questo, piano piano, dopo l’ottimo risultato del primo turno, Tommasi ci spera.
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