Si tratta di Marcello Neroni, sodale di Enrico De Pedis. Il suo nome era rimasto celato fino a oggi, è stato rivelato dal giornalista autore del blog Notte criminale Alessandro Ambrosini. Nelle scorse settimane era stato pubblicato l’audio in cui parla anche di Giovanni Paolo II
Quarant’anni non sono bastati per arrivare alla verità, ma continuano ad aggiungersi tasselli: il socio di Enrico “Renatino” De Pedis che ha raccontato al blog Notte Criminale delle circostanze scabrose del rapimento di Emanuela Orlandi è Marcello Neroni, sodale del boss della banda della Magliana, e a suo dire a conoscenza dei segreti che hanno portato alla scomparsa della ragazza. Accuse che ribadiscono le ipotesi di diretto coinvolgimento della banda criminale ma soprattutto del Vaticano.
Il suo nome era rimasto celato fino a oggi, ma adesso è stato rivelato dal giornalista direttore del blog Alessandro Ambrosini, che aveva raccolto la testimonianza quattordici anni fa.
Nelle scorse settimane era stato pubblicato l’audio dell’intervista, anzi, del colloquio che Ambrosini aveva avuto con lui: «Li frequento per capire», specifica a Domani il giornalista.
L’audio
Emanuela Orlandi, la quindicenne vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983 in circostanze mai chiarite, è diventata la protagonista di uno dei misteri che ancora oggi agitano il pubblico italiano e di tutto il mondo amplificato ancora una volta dalla recente serie Netflix “Vatican Girl”. Il racconto di Neroni prende le mosse dalla sepoltura di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare. Il motivo coinvolgerebbe direttamente il papa santo Giovanni Paolo II: «Wojtyla… (audio censurato)… pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano». Il segretario di Stato, Agostino Casaroli, avrebbe deciso di intervenire: «Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. I cappellani del carcere uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro, non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto “sta succedendo questo, ci puoi dare una mano?”».
La storia di Neroni
Nonostante sia stato arrestato, Neroni ne è uscito con un’archiviazione. Era a tutti gli effetti un uomo di De Pedis: «Erano due bande in effetti, quella dei testaccini, e quella della Magliana-Acilia. Questa è la più conosciuta, quella con i personaggi più naif, come “il Libanese”. Ma tra i testaccini c’erano quelli che tenevano i rapporti con il Vaticano», spiega ancora Ambrosini.
Molti, ricorda, hanno dichiarato di avere rapporti economici con i membri dello stato pontificio: «Lui è un personaggio che attraversava mondi diversi, da quelli criminali a quelli attigui ai servizi segreti e alle forze di polizia».
Le sue dichiarazioni sono arrivate lì dove le ricostruzioni sulla sparizione della ragazza non si erano mai spinte: «Parlando con me ha fatto emergere quello che riteneva si dovesse sapere». Oggi, prosegue, è vivo, «ma non è detto che sia a Roma. Quasi tutti quelli della Magliana del gruppo originario hanno fatto affari al Nord perché a Roma non c’è più lo stesso giro di soldi».
Fino agli anni ‘90 era “socio” di De Pedis nell’ambito delle slot machine: «Avevano capito che c’era un mondo che guadagnava forte».
La ricerca della verità
La registrazione di circa due minuti risale al 2009. Dell’esistenza di questo audio carpito durante una conversazione in un luogo pubblico, il fratello della ragazza scomparsa Pietro Orlandi era a conoscenza. «Emanuela - aveva detto Orlandi dopo la pubblicazione - potrebbe essere stata vittima di un abuso, un abuso non solo fisico, potrebbe essere stato psicologico, naturalmente non c’è nessuna prova riguardo a quanto viene detto nell'audio».
Ma per Orlandi le prove sono in Vaticano, dove pochi giorni fa, a quarant’anni di distanza, è partita un’indagine prima d’ora mai aperta. Ambrosini non ha avuto reazioni dal mondo cattolico: «Per fortuna sono immune a questo, ma io sono in Veneto. Se fossi stato a Roma sarebbe stato diverso», continua il giornalista.
Nel 2009 «sarei stato al centro delle polemiche. Non avrei fatto uscire niente se non con l’approvazione di Pietro Orlandi. In realtà lui mi aveva detto no a suo tempo perché voleva cercare questo personaggio. Adesso le vicissitudini sono cambiate, soprattutto è arrivata la rivelazione dell’amica di Emanuela su Vatican Girl, che ha riaperto la pista delle molestie». L’amica che ha raccontato nel recente documentario Netflix che Orlandi sarebbe stata molestata nei giardini vaticani prima di sparire.
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