Secondo il candidato presidente del centrosinistra «dopo l’alluvione il governo non ha aumentato le risorse». Su Meloni: «Serve un patto repubblicano per collaborare senza strumentalizzazioni»
Da sindaco di Ravenna ha affrontato prima la pandemia, poi le alluvioni. Occhio a Michele De Pascale: il candidato presidente del centrosinistra in Emilia-Romagna ha un curriculum da amministratore, ma nelle sue zone, di questi tempi, è un’esperienza che o asfalta o tempra. Gli chiediamo di Valencia: «Quel terribile numero di vittime poteva esserci anche da noi. Per fortuna in Italia c’è un sistema di allerta più efficace». Il lancio del fango al re Felipe e al presidente Sanchez: «In queste tragedie chi amministra rappresenta il Paese, bisogna sempre stare tra la gente. La prima reazione può essere la più difficile, ma dopo i cittadini capiscono se hanno di fronte una persona seria». Una consapevolezza: «Ho 39 anni, so bene che la sfida per la sicurezza del territorio è quella della nostra generazione».
Sindaco, la destra tiene sottotono il voto regionale dell’Emilia-Romagna del 17 e 18 novembre. Non è un rischio che la sua vittoria sembri “scontata”?
Dal primo minuto, nonostante i sondaggi favorevoli, ho lavorato tutti i giorni, con il massimo di rispetto per i cittadini. Anche perché quando si aprono le urne la mattina, le urne sono vuote, non c’è qualcuno che ha già vinto. Certo, rispetto al voto di cinque anni fa, con tutti i fari puntati, stavolta è evidente che la destra non investe molto.
Teme il non voto, come in Liguria?
Ci sono due forme di astensione: quella degli sfiduciati verso la politica, e con loro non c’è scampo: chi si candida deve riconquistarsi la fiducia. C’è poi quella di chi non sa che si vota. Serve più informazione.
Per la destra i danni dell’alluvione sono colpa vostra, che lì governate da sempre.
La destra ha sostenuto che gli eventi alluvionali erano «quattro gocce». E invece ci siamo trovati di fronte a eventi che per violenza e frequenza sono completamente diversi dal passato. Su questo, lo dico da sindaco ma vale per tutti, tutti devono fare un cambio radicale sulla prevenzione. Non mi sentirete mai dire che siamo stati perfetti. Ma faccio una domanda: dagli eventi che hanno colpito la nostra regione, il governo Meloni ha aumentato le risorse per la prevenzione? Non parlo solo di Emilia-Romagna, ma dell’Italia. Glielo dico io: no. È pensabile che davanti a emergenze così, il governo sia occupato solo a fare polemiche?
Avete speso solo il 10 per cento delle risorse stanziate?
Questa è una fake news. Dall’inizio dell’emergenza la destra dà numeri inventati. Il ministro Musumeci ha rivendicato 600milioni di euro investiti, ma erano quelli di 14 anni fa. Non c'è stata un’opera pubblica di cui lo Stato si sia fatto carico, dobbiamo gestire tutto da soli.
Il commissario Figliuolo ha stilato un piano straordinario.
È un piano di 600 pagine, 4 miliardi e mezzo di opere, peraltro non bene identificate, ma non si riesce ad approvare perché non ci sono le coperture. La Regione ha chiesto un anticipo di 800milioni di interventi. Ma serviva un approccio diverso. Serve subito intervenire sui corsi d’acqua, per esempio per gestire allagamenti programmati. Durante l'alluvione io l’ho dovuto fare nottetempo, con il prefetto, chiedendo ad alcune cooperative agricole di allagare i loro terreni. Ma non si può fare così.
Serve una struttura dedicata?
Serve che il prossimo commissario sia il presidente della Regione, chiunque sia. Serve che il presidente della Regione incontri la premier e faccia con lei un patto repubblicano, per lavorare fuori dalle strumentalizzazioni politiche. E serve che la Regione costituisca una struttura tecnica per la gestione del territorio molto più forte di quella che ha oggi perché siamo la zona con le più alte percentuali di rischio del Paese.
Il governo è diffidente sulla transizione ecologica. Anche l’Emilia-Romagna?
Ma no. La maggioranza ha all’interno una parte significativa di negazionisti, è chiaro che fa fatica ad avere una strategia. Non mette in campo una politica industriale per accompagnare i settori energivori alla transizione. Un conto è fare slogan, altro fare i conti con la realtà: la ceramica, la chimica, il vetro, l’acciaio, il packaging, tutti comparti industriali hanno bisogno di politiche pubbliche forti per essere supportati nella transizione. Invece sono difesi a parole e abbandonati nei fatti.
Il suo predecessore Bonaccini vanta la vostra sanità.
L'Emilia-Romagna è il miglior sistema sanitario italiano, lo dicono anche le statistiche di questo governo. Ma non ci rassegniamo a passare dai migliori ai meno peggio. Serve una battaglia nazionale per incrementare le risorse, ma anche una stagione di innovazione. Propongo un cantiere di autoriforma. Ma con principi fermi: il nostro è un sistema pubblico universalistico. La mia avversaria ha iniziato la sua campagna con Formigoni, noi abbiamo altri modelli. Resta il finanziamento nazionale bassissimo. E nessuna strategia per affrontare i problemi che abbiamo davanti: dall'Italia scappano 5mila infermieri all’anno. Invece di aumentare gli stipendi andiamo a cercare gli infermieri in India: non tratteniamo i nostri, come faremo a farli venire dall'estero, se li paghiamo meno di tutti?
Ancora a proposito di Liguria: la sua coalizione è unita?
Qui siamo partiti avvantaggiati. Il centrosinistra governa già con una coalizione larga, e io ancora di più nella mia città. Però abbiamo lavorato su due principi: coesione e rispetto reciproco fra chi si candida a governare, perché serve credibilità; e un programma dettagliato: 60 pagine di impegni concreti.
Sicuro di aver tenuto i litigi fra Pd e M5s fuori dai confini regionali?
La Regione è in Italia, le tensioni arrivano anche qui. Ma credo di aver fatto un buon lavoro nel far capire a tutti che ci occupiamo di Emilia-Romagna, non di altro. Ovviamente con spirito nazionale, siamo la terra del Risorgimento.
I leader nazionali le danno una mano o la mettono in difficoltà?
Con me ci sono anche 60 liste civiche, alcune delle quali non interessate a far parte di un campo di centrosinistra. Che i leader vengano qui e diano una mano per me è un grande valore. Ma il nostro spirito è: questo voto non è una prova di una coalizione nazionale, non abbiamo mai detto “vinciamo qui e poi vinceremo nel paese”. Il nostro impegno è per l’Emilia-Romagna.
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