- Federico Sboarina, sconfitto alle elezioni comunali del 2022 da Damiano Tommasi, è stato nominato consulente «esperto »del ministro dello Sport e dei giovani. Cura i rapporti con gli enti locali.
- Nello stesso staff c’è un altro ex amministratore locale, Daniele Frongia, che da braccio destro di Virginia Raggi è passato a supervisionare il dossier dell’Olimpiade 2026 per il governo Meloni.
- Anche il vicepremier Salvini ha rafforzato lo staff, inserendo in squadra il vicesindaco di un Comune bergamasco e il figlio dell’ex presidente Rai, Marcello Foa, che si aggiungono all’ex sottosegretario Siri.
Bocciato come sindaco di Verona, ma ripescato a Palazzo Chigi. Federico Sboarina, sconfitto alle elezioni comunali del 2022 da Damiano Tommasi, ha infatti trovato posto come consulente «esperto» del ministro dello Sport e dei giovani, Andrea Abodi, con una retribuzione di 50mila euro all’anno.
La delusione per la mancata riconferma alla guida dell’amministrazione della sua città è stata smorzata dalla nuova esperienza a Roma, iniziata dal 19 gennaio, che unisce comunque all'attività di consigliere comunale di opposizione.
«La sua funzione è quella di occuparsi del rapporto con gli enti locali e segue i bandi, su cui Sboarina ha sviluppato specifiche competenze», dice Abodi, motivando la decisione di volerlo nel suo staff che «per un ministero senza portafoglio è molto asciutto», rivendica. Il rapporto tra i due sono consolidati.
I primi contatti risalgono agli anni in cui Abodi, dal 2017, ricopriva l’incarico di presidente dell'istituto per il credito sportivo e Sboarina era appunto il numero uno dell’amministrazione di Verona. Da lì si è cementata la stima reciproca. E Sboarina ha altri dossier importanti, come i consigli su cosa portare nella cabina di regia per l’Olimpiade invernale Milano-Cortina 2026.
Giochi di ruolo
L’ex sindaco di Verona ha dimostrato di saper cambiare pelle in più occasioni, anche in politica. Dopo una formazione all'interno di Alleanza nazionale e il passaggio nel Popolo delle Libertà, ha lasciato i partiti tradizionali, forgiando un profilo civico, attraverso l’associazione Battiti per Verona.
E nel 2017, da civico di centrodestra, è stato sostenuto dalla coalizione comprendente Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Successivamente in vista delle comunali – nel 2021 – è passato con il partito di Giorgia Meloni. Ma non è bastato a evitare la debacle in una città roccaforte della destra radicale.
Sul suo conto non sono mancate polemiche. A pochi mesi dalla scadenza del mandato, e dopo l’invasione russa in Ucraina, Sboarina finì nella bufera perché nel suo ufficio era esposta una matrioska raffigurante Vladimir Putin.
Respinse sdegnato l’ipotesi di simpatie per il presidente russo, sottolineando di aver subito condannato l’attacco di Mosca e aver accolto rifugiati ucraini. Spiegò poi che il gadget era un regalo di un incontro con alcuni funzionari del governo russo durante i giorni del Forum euroasiatico, svoltosi a Verona.
Tempi lontani, ora c’è la funzione da consulente di Abodi, esperienza in cui incrocia il percorso con un altro ex amministratore locale, sebbene di diversa estrazione politica, come Daniele Frongia, ex assessore al comune di Roma nell’amministrazione Raggi, attuale vice capo gabinetto del ministro e delegato all’Olimpiade del 2026, che ha un compenso, sommando tutte le voci, di 122mila euro annui.
Ma Sboarina e Frongia non sono gli unici politici nella lunga lista di collaboratori di Palazzo Chigi dopo l'insediamento del governo Meloni. Con il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo collabora, infatti, l’ex senatore di Forza Italia, Marco Perosino, non rieletto alla Camera alle ultime Politiche.
Al momento è consigliere del ministro per una somma simbolica: 10mila euro annui. Zangrillo ha fortemente voluto con sé Paolo Vicchiariello, come consigliere giuridico, per la somma di 150mila euro all’anno.
Non si tratta di un politico, ma dell’ex capo della segreteria tecnica della ministra Fabiana Dadone, che percepisce una delle retribuzioni più alte tra i ministeri senza portafoglio.
Le spese di Salvini
Alla presidenza del Consiglio anche il vicepremier, Matteo Salvini, ha voluto potenziare il proprio staff, mettendo in conto spese per centinaia di migliaia di euro. Il nome più in vista è senza dubbio quello dell'ex sottosegretario, Armando Siri, a cui è stata garantita una remunerazione di 120mila euro all’anno nelle vesti di consigliere per «le politiche economiche, del credito e dello sviluppo sostenibile».
Nell’organico, con lo stesso compenso, il leader della Lega ha voluto dal 30 dicembre il vicesindaco e assessore al Bilancio del comune di Chiuduno (provincia di Bergamo), Stefano Locatelli, indicato come consigliere per i rapporti con le autonomie, nonostante le competenze governative siano nelle mani di un altro ministro, l’altro leghista Roberto Calderoli.
Sempre al fianco di Salvini c’è poi Leonardo Foa, che non ha trascorsi politici, ma è il figlio dell’ex presidente della Rai Marcello Foa, ormai storico collaboratore del segretario leghista, sempre per 120mila euro.
È «responsabile della pianificazione e della promozione delle attività del vicepresidente».
Dal 3 gennaio alla corte dell’altro vicepremier, Antonio Tajani, è invece approdata l’ex parlamentare di Forza Italia, Maria Spena, diventata consigliera, a Palazzo Chigi, del coordinatore del suo partito «per le tematiche afferenti alle filiere produttive, alle politiche della formazione e sociali».
Come già raccontato da Domani, Tajani aveva già ingaggiato l’ex deputato Sestino Giacomoni e il sindaco di Chiusano San Domenico (Avellino), rispettivamente per 50mila e 30mila euro all’anno.
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