Si tratta di Davide Bordoni, imputato per finanziamento illecito da parte del costruttore Luca Parnasi. Dopo la fase di costituzione e il consolidamento delle province, dice il segretario in pectore a Domani, «dobbiamo puntellare meglio l’attività nella capitale». Non sarà candidato alle Europee, ma resterà consulente di Salvini a 40 mila euro all’anno
Per prendere Roma, ragionano nella Lega, serve un romano. E così in vista delle Europee il sottosegretario di Latina Claudio Durigon cederà la corona di re leghista del Lazio all’ex forzista Davide Bordoni, consigliere capitolino, pronto a diventare il nuovo segretario regionale nella prima assemblea della Lega Lazio.
Nel suo curriculum una militanza nata con la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, svariati ruoli in consiglio comunale, e un processo per finanziamento illecito al partito, che all’epoca era Forza Italia. Avrebbe preso fondi nell’ambito del sistema che il costruttore Luca Parnasi avrebbe messo in piedi per evitare ostacoli burocratici alle sue operazioni immobiliari. Nello specifico, secondo gli inquirenti, in campagna elettorale Parnasi gli avrebbe consegnato denaro contante, mai contabilizzato, come «contributo» per essere rieletto.
La procura, scriveva nel 2018 Roma Today, ha sottolineato come Bordoni sia stato l'unico consigliere dell’opposizione ad esprimere parere favorevole alla delibera di conferma di “pubblico interesse” e di adeguamento del Prg per il nuovo stadio della Roma approvata a giugno del 2017. Un altro filone collegato a Parnasi riguarda un finanziamento all’associazione Più Voci che ha visto indagato Giulio Centemero, ex tesoriere della Lega. Ma lui di questo non è informato: «Ci sono un po’ tutti», dice Bordoni, e aggiunge: «Anche se venissi condannato la pena sarebbe una multa. Comunque io credo nella giustizia». La sentenza di primo grado è attesa entro l’anno.
L’ampliamento
Romano classe 1973, ha la stessa età di Salvini, come ama ricordare. In Forza Italia ha ricoperto ruoli di peso: coordinatore Grandi Città, e coordinatore del movimento politico di Roma Capitale. In passato è stato vicino ad Antonio Tajani: «Sempre avuto ottimi rapporti», dice lui. Dal 2008 al 2013, nella giunta di Gianni Alemanno, era stato nominato assessore alle Attività Produttive, Lavoro e Litorale. Nel 2020 è stato cofondatore e consigliere del gruppo “Lega – Salvini Premier”.
Con il sindaco Marino era stato vicepresidente delle commissioni Bilancio, Attività produttive e Smart City, con l’amministrazione Raggi era partito come capogruppo.
La strategia politica di Salvini per raccogliere voti alle Europee parte da lui. «È chiaro che l’intento del partito è allargare la platea dei consensi nella capitale. Nelle provincie ci siamo già attestati, ma lì dove forse era più facile, adesso bisogna cogliere la sfida», commenta Bordoni a Domani.
La nomina avverrà il 12 settembre, e non ci sono dubbi sulla sua vittoria anche perché sarà lui il solo candidato nell’ambito dell’evento che si terrà all’Ergife, l’hotel famoso per gli ampi spazi prestati ai concorsi pubblici.
All’incoronazione sarà presente anche il segretario Matteo Salvini, e forse anche i capigruppo di Camera e Senato, più i segretari provinciali freschi di nomina. In vista di un futuro congresso nazionale: «Questo però non sappiamo quando sarà», dice Bordoni. Domani intanto verranno eletti i 40 rappresentati per il congresso nazionale e i membri del direttivo, tre di Roma e uno per ogni provincia.
Le gaffes e i problemi
L’avvicendamento con Durigon è stato soft, e come sempre in questi casi sull’operazione ci sono luci e ombre. Bordoni rimarca di avere ottimi rapporti con l’ex commissario, pur venendo da un’altra parte politica, e presentandosi con un appeal di destra più moderato («Così dicono», dice ridendo lui).
Di fatto segna un nuovo passo per raccogliere voti nel bacino di Forza Italia. Salvini è ancora legato a doppio filo con Durigon, ma «prima non c’erano gli iscritti», racconta Bordoni, che si prende il merito insieme a lui di avere aiutato a far passare il partito da una scatola vuota a una struttura con i militanti: «Io ho voluto fortemente un’attività congressuale», aggiunge adesso.
Per i dem della capitale, le continue gaffes di Durigon e la recente indagine per l’acquisto di una casa fortemente scontata non lo rendono più attrattivo come prima. A maggio è emersa la notizia dell’interessamento dei pm, a giugno il commissario è stato sostituito da Bordoni in via transitoria prima della nomina ufficiale. Ma un ex leghista maligna: «Sembra difficile che il segretario Salvini si faccia intimorire dalle indagini visto che ha scelto come tesoriere un condannato». Il riferimento è ad Alberto Di Rubba. E Bordoni conferma il trend di noncuranza per i guai con la giustizia.
Se la genesi di questa nomina per gli oppositori si compone di diversi fattori, Bordoni racconta che l’obiettivo è unico: «Raggiungere la doppia cifra nel Lazio». E proprio per i voti, Durigon ultimamente non aveva brillato, segnando un calo alle regionali, alle comunali di Roma e infine pure a quelle di Latina, il suo feudo.
Per le Europee, commenta il nuovo segretario, «c’è da lavorare ancora di più. Sicuramente dobbiamo rafforzarci a Roma, dobbiamo puntellare meglio l’attività nella capitale». Lui non sarà candidato, così come nelle liste per Bruxelles non comparirà nemmeno il nome di Durigon. Entrambi però restano uomini di fiducia di Salvini: sottosegretario il secondo, e il primo consigliere in comune, segretario, e da novembre consulente per il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a 40mila euro l’anno.
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