Dopo il voto della Giunta in attesa che il conflitto di attribuzione venga messo in calendario, l’ex presidente del consiglio interverrà al Senato in occasione delle comunicazioni di Mario Draghi. In un post di Facebook ha poi fatto riferimento a gennaio: prima dell’elezione del presidente della Repubblica
Il senatore Matteo Renzi vuole capitalizzare la vittoria politica in giunta per le immunità, così il giorno dopo che la giunta ha dato l’ok al conflitto di attribuzione per due messaggi whatsapp agli atti dell’inchiesta della procura di Firenze che lo ha indagato per finanziamento illecito, è andato spontaneamente dai pm e lo ha fatto sapere sui social.
La sua difesa “politica” va avanti: oggi interverrà in Aula in occasione delle comunicazioni di Mario Draghi e ha scritto in un post di Facebook che il suo caso potrebbe essere discusso a gennaio. La data è dirimente, visto che punta a incassare il voto del Senato prima dell’elezione del presidente della Repubblica: «Interverrò in aula – ha scritto su Facebook -, immagino a gennaio, per spiegare come questa vicenda sia importante non tanto per me (per il mio processo cambia poco) quanto per le Istituzioni».
Il post
Renzi continua a ribadire che il suo è un processo politico: «Questa mattina – ha scritto ancora – ho incontrato i Pm di Firenze che indagano sulla vicenda Open, Luca Turco e Antonino Nastasi». I due Pm sono spesso presi di mira dal Senatore, che ancora prima di chiedere un intervento del Senato aveva scritto direttamente a loro per avvertirli sulla documentazione che lo riguarda. Il leader di Italia viva continua a definirlo un «processo politico alla politica» e urla scandalo «nel quale gli indagati non hanno violato la legge mentre i Pubblici Ministeri hanno violato la Costituzione».
La Giunta del Senato, ha deciso a maggioranza in maniera molto più rapida rispetto al solito, con 14 voti a favore e solo due contrari di chiedere di sollevare la questione di attribuzione in Corte Costituzionale approvando la relazione della senatrice Fiammetta Modena, di Forza Italia. Si sono astenuti i Cinque stelle e il Pd. Nella stessa giornata è arrivato il no agli arresti domiciliari per il senatore Luigi Cesaro, forzista indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
«Questa battaglia la faccio non per me ma per la dignità della politica e per il rispetto della separazione dei poteri contro l’invasione di campo di una parte della magistratura» ha commentato ancora Renzi, che adesso parla di spesa per lo stato: «I Pm hanno speso centinaia di migliaia di euro pubblici per dimostrare che i nostri finanziamenti privati non sono formalmente corretti: noi con cinque pagine abbiamo replicato alle 94.000 pagine dell’accusa, ridondanti e piene di errori».
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