Lo sfilacciamento della maggioranza è iniziato. Non da dove pensavano tutti, cioè da una Lega oramai approdata alla destra radicale in Europa, ma dalla moderata Forza Italia che con uno strattone si sposta verso il centro. Lo ha fatto puntando su uno dei temi più invisi ai leader della destra, cioè la cittadinanza agli immigrati.

Lo ius scholae disegnato dagli azzurri, cittadinanza italiana a immigrati residenti stabili che hanno concluso gli anni di scuola dell’obbligo, non rappresenta nulla di particolarmente radicale. Anzi sarebbe una soluzione equilibrata per favorire una integrazione maggiore, specie se accompagnata dal controllo dei flussi migratori e da politiche di sicurezza.

Tuttavia, la proposta di ius scholae rappresenta una spina nel fianco per Fratelli d’Italia e Lega i quali temono che qualsiasi apertura sull’immigrazione possa scontentare gli elettori di destra. D’altronde anche questo è un atteggiamento comprensibile considerando che i due partiti devono alla lotta all’immigrazione gran parte del proprio carburante elettorale per l’ascesa al potere di questi anni.

La scelta di FI

In questo scenario Tajani porterà una proposta in parlamento pronto a trattare con tutti, alleati e soprattutto opposizione. Ecco allora il segnale a Salvini e Meloni. Come i popolari vecchia maniera, Forza Italia vuole stare al centro e ciò significa la disponibilità a guardarsi intorno quando si tratta di programmi, vuol dire inclinazione al compromesso anche con la sinistra se necessario. Proprio come accade a livello europeo.

Oggi sullo ius scholae e domani chissà, soprattutto se le cose per il governo dovessero mettersi male. Forza Italia oggi è la gamba centrista della coalizione, di cui è l’unica forza europeista. In passato Forza Italia è sempre stata favorevole a governi tecnici, di solidarietà nazionale, a patti vari con l’altra parte e in futuro magari potrebbe esserlo di nuovo. Questo è il vero dato politico della questione ius scholae. Un elemento che è stato di certo registrato dalle cancellerie diplomatiche e dal Quirinale.

Dopo aver ottenuto un positivo e inaspettato 10 per cento alle europee per Forza Italia si è aperta una fase in cui il suo peso strategico è aumentato. Il partito è diventato ancora più determinante dopo la scelta di Meloni di votare contro il bis di Ursula von der Leyen poiché Forza Italia resta l’unica forza al governo in patria e in maggioranza nell’Unione europea.

È questo un patrimonio che si può far valere con gli alleati. Ciò spiega anche il recente investimento di Marina e Piersilvio Berlusconi sulle sorti del partito politico, i figli del Cavaliere hanno compreso di aver in mano una pedina importante sia per tutelare il proprio interesse sia per gli equilibri politici ed economici del paese.

Di qui la richiesta di ricercare nuovi volti per dare continuità e futuro al partito e la pressione su Tajani affinché al governo assuma una postura più assertiva e centrista. Europeismo, ius scholae, libertà economiche, diritti civili sono tutti temi della nuova Forza Italia che rientrano in queste strategie. D’altronde Berlusconi si è sempre detto popolare, liberale, moderato e ha sempre accompagno alla parola “destra” il rassicurante “centro”.

E l’evaporazione di Renzi e Calenda offre l’opportunità di occupare spazi scoperti e rende queste operazione dotata di un forte senso politico.

La tensione con i sovranisti è destinata ad aumentare anche se per ora non fino al punto di rottura, mentre Tajani potrà mostrarsi a Bruxelles come l’unico interlocutore moderato e affidabile della Commissione europea e pronto in futuro a partecipare a nuovi patti politici a tutela della stabilità politica e istituzionale del paese.

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