Una lunga carriera nel settore della gestione della sanità è la carta che avrebbe convinto la premier in pectore a volere Rocca a guida del ministero della salute. Dopo le critiche all’ex ministro Roberto Speranza, la leader di Fratelli d’Italia vuole qualcuno capace di gestire la recrudescenza della pandemia
Tra le caselle del prossimo governo che hanno creato più grattacapi alla premier in pectore, Giorgia Meloni, c’è quella del ministero della Salute. Ci sarebbero ancora diversi nomi in lista, ma a spiccare è quello di Francesco Rocca, attuale presidente nazionale della Croce rossa Italia e della Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa
Il dopo Speranza
A preoccupare la leader di Fratelli d’Italia, oltre alla crisi economica, il caro energia e gli sviluppi della guerra in Ucraina è anche la recrudescenza del Covid. Nelle ultime settimane, infatti, stiamo assistendo a un aumento dei contagi, delle terapie intensive e dei decessi. Nulla di allarmante per ora, ma come ha spiegato ad Adnkronos il presidente della Federazione italiana medici pediatri, Antonio D'Avino, «il peggio deve ancora arrivare perché le temperature sono ancora miti e nelle aule si possono tenere le finestre aperte. Quando arriverà il freddo e ci sarà un ritorno drastico alla vita al chiuso, i contagi Covid aumenteranno molto, visto che non c’è più il distanziamento o l’uso delle mascherine».
Il prossimo governo, dunque, dovrà occuparsi della gestione della pandemia che, viste le critiche rivolte all’ex ministro della salute, Roberto Speranza, da Giorgia Meloni, sarà affrontata, si presume, con strategie diverse da quelle adottate finora. Inoltre, è stato proprio sulla scelta del prossimo ministro della giustizia che si è consumato lo scontro interno al centrodestra con Berlusconi che voleva la nomina di Licia Ronzulli e Meloni che su di lei ha posto il veto.
Francesco Rocca: l’uomo che ha salvato il Sant’Andrea
Per questo Meloni vorrebbe affidare l’incarico a un tecnico e avrebbe individuato Francesco Rocca. L’attuale presidente nazionale della Croce rossa, pur non avendo competenze mediche, vanta una lunga esperienza nell’amministrazione della sanità oltre che una pregressa carriera da avvocato. Già dagli anni si avvicina al volontariato prima con l’associazione Jesuit Refugee Service, poi con la Caritas.
Vicino ad ambienti di destra ma apprezzato anche dalla sinistra, nel 2002 viene nominato commissario straordinario dal presidente della regione Lazio, Francesco Storace, nell’ambito dell’operazione di salvataggio dell’ospedale romano Sant’Andrea. Svolge così bene le proprie mansioni che le amministrazioni successive, anche di diverso colore politico, lo confermano, convertendo l’incarico da commissario straordinario a direttore generale.
Nel 2008 ha una breve esperienza all’interno della giunta del sindaco Giovanni Alemanno come capo del dipartimento salute e attività sociali del comune di Roma. Negli anni passati all’interno della Croce rossa partecipa a diverse missioni umanitarie da quella durante il conflitto in Georgia nel 2008, a quelle per i terremoti in Italia (L’Aquila, Emilia, Italia Centrale), da quelle durante la guerra in Siria a quella per il terremoto di Haiti.
L’attività di avvocato
Prima di entrare a far parte della Croce rossa, come avvocato prende parte anche a processi di levatura mediatica nazionale. Nel 1994 difende Michele Iannello, ex ‘ndranghetista, accusato insieme a Francesco Mesiano dell’omicidio di Nicholas Green, un bambino americano ucciso mentre era in vacanza in Italia con la famiglia. L’auto diretta a Vibo Valentia su cui viaggiavano i Green era stata crivellata di colpi perché scambiata per quella di un gioielliere della zona.
Nicholas, colpito da un proiettile alla testa mentre dormiva sul sedile posteriore, era morto dopo qualche giorno di coma e i suo genitori avevano deciso per la donazione degli organi. Una decisione che ha contribuito a sensibilizzare su un tema, quello della donazione degli organi, a quell’epoca ancora poco conosciuto.
Iannello, individuato come uno dei due responsabili, dopo essere stato arrestato è diventato collaboratore di giustizia, nonostante ciò si è sempre dichiarato estraneo all’agguato all’auto dei Green. I giudici lo hanno comunque condannato all’ergastolo in via definitiva. Tuttavia Rocca, per il suo impegno contro la mafia, è stato cinque anni sotto scorta.
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